Arcore

Anche «Agrate Carni» chiude i battenti, «Fatali Covid, guerra e concorrenza»

L’ammissione di Roberto Mauri, titolare dello store di viale Monte Rosa ha messo in vendita il supermercato

Anche «Agrate Carni» chiude i battenti, «Fatali Covid, guerra e concorrenza»
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Dopo oltre trent’anni di presenza in città anche «Agrate Carni», lo storico market di viale Monte Rosa ad Arcore conosciuto da tutti come «lo spaccio della buona carne», chiuderà i battenti nelle prossime settimane. A confermare l’indiscrezione che girava in città già da alcune settimane è stato lo stesso titolare Roberto Mauri, 64 anni, raggiunto nello store nei giorni scorsi.

Anche «Agrate Carni» chiude i battenti

Le prime avvisaglie di una possibile chiusura dell’attività commerciale erano girate sui Social qualche giorno fa con la testimonianza di molti clienti che raccontavano di aver varcato le porte del market, soprattutto per piccoli acquisti alimentari e per la carne, trovandosi una scelta limitata, scaffali completamente vuoti e vetrine frigorifere non rifornite. Per non parlare del reparto frutta e verdura completamente sguarnito.

Una storia imprenditoriale e famigliare nata agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso, come sottolineato dal titolare.

«I nostri primi negozi - spiega il titolare, Roberto Mauri - erano localizzati nell'hinterland milanese: a Sesto San Giovanni, Cinisello, Cusano Milanino e Bresso. Negli anni '80, ad Agrate, abbiamo attivato il macello, rivolgendo la nostra attenzione anche al mondo dell'ingrosso. La continua evoluzione delle normative, tuttavia, richiedeva impegni economici sempre più consistenti per chi - come noi - si occupava anche di macellazione, così abbiamo scelto di chiudere il macello e di procedere sulla strada della selezione del prodotto e della qualità, iniziando un percorso fatto in parte da scelte obbligate e in parte dal desiderio di migliorare sempre di più le nostre proposte alla clientela (composta prevalentemente da macellai e privati). In quegli anni abbiamo gettato le basi per un'attività che fosse in grado di evolvere nel tempo con l'obiettivo di rispondere in modo esauriente alle richieste della clientela. Nel 1989 da Agrate ci siamo trasferiti ad Arcore, attivando un polo per la vendita all'ingrosso ai macellai e alla grande distribuzione che è stato subito affiancato dai laboratori per la trasformazione e, nel 1993, dal punto vendita al dettaglio».

Una decisione presa ma non a cuor leggero

Una storia che, però, è destinata a chiudersi nel giro di qualche settimana.

«Lo scorso 7 novembre ho raggiunto finalmente la pensione dopo 43 anni di lavoro e ho vivamente consigliato ai miei figli di occuparsi di altro e di non proseguire in questa attività - ha continuato Mauri - La decisione di chiudere non è stata presa a cuor leggero, ma bisogna fare i conti con la realtà. Purtroppo la pandemia ci ha dato una mazzata. In aggiunta a questo anche la guerra tra Russia e Ucraina e il conseguente aumento delle del costo delle utenze hanno pesato non poco sui nostri bilanci, raddoppiando i costi per energia elettrica e gas. Ovviamente l’aumento di grano turco, frumento e mais, oltre al costo del petrolio per il trasporto, hanno influito molto anche sull’aumento dei costi della carne. La gente ha sempre meno soldi e quindi spende meno nei prodotti alimentari. Un circolo vizioso che alla fine si è abbattuto su di noi e questo è il risultato».

Anche la concorrenza ha avuto un peso non indifferente

«Accanto a noi c’era già il Gigante e poi, qualche anno fa, è stato realizzato un supermarket (Md, ndr) che ha influito molto sul calo dei clienti. Abbiamo visto molti utenti che acquistano la carne da noi e lo scatolame dal nostro “vicino”. Io non c’e l’ho con loro, ci mancherebbe, ma con la precedente amministrazione comunale che gli ha consentito di aprire proprio accanto a noi. Evidentemente è bastato mettere sul piatto la realizzazione della rotatoria per convincere i precedenti amministratori a dare il via libera a questa operazione commerciale».

Mauri ha ammesso di essere

già in trattativa per la cessione dell’immobile anche se non ha voluto svelare quale sarà la futura vocazione dello store.

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