Vimercate

Bancarotta Bames, gli ex lavoratori chiamano a raccolta i politici davanti al tribunale

Nuovo presidio giovedì 14 dicembre davanti al Tribunale di Monza dove è in corso il processo.

Bancarotta Bames, gli ex lavoratori chiamano a raccolta i politici davanti al tribunale
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"Siamo stati offesi",  "Se non sono loro, allora i colpevoli siamo noi": incomincia così il volantino che gli ex lavoratori di Bames e Sem, le due aziende di Velasca di Vimercate fallite,  distribuiranno giovedì prossimo, 14 dicembre, a Monza, in occasione della nuova udienza del processo per bancarotta fraudolenta che vede imputati a vario titolo i vertici delle aziende.

La sentenza di "assoluzione" che ha fatto scattare la rabbia

Uno sfogo, quello dei ex dipendenti, figlio della sentenza di secondo grado di cui si è avuto notizia nei giorni scorsi, che riguarda due degli imputati, i fratelli Massimo e Selene Bartolini. I due, a differenza degli altri imputati (tra questi il padre e patron del gruppo "Bartolini Progetti", Vittorio Romano Bartolini), avevano scelto il rito abbreviato. In primo grado erano stati condannati entrambi a 4 anni e 8 mesi. In appello sono stati di fatto assolti in quanto il reato è stato derubricato da bancarotta fraudolenta a bancarotta semplice facendo scattare la prescrizione.

E proprio questa decisione ha fatto infuriare i lavoratori che per giovedì prossimo, dalle 9.30, chiamano a raccolta davanti al Tribunale di Monza anche i politici del territorio e i sindacati. In quell'occasione (la nuova udienza a carico degli altri imputati che hanno scelto il rito ordinario, la cui sentenza è prevista per il prossimo febbraio) distribuiranno un volantino che riassume i motivi della delusione e della rabbia per la sentenza a favore dei fratelli Bartolini.

"La Giustizia non è uguale per tutti"

"Siamo stati offesi, noi e la giustizia! - scrivono gli ex lavoratori nel volantino - Se non sono loro, allora i colpevoli siamo noi! …anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti!... Si fa passare il tempo, si patteggia e voilà: …il reato non c’è più, il reato non c’è più… In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza (saranno disponibili dopo Natale) esprimiamo la nostra rabbia, indignazione, sconcerto su quanto abbiamo appreso. Dopo un patteggiamento con il Giudice della Corte di Appello di Milano, il reato ascritto a Massimo Bartolini e a Selene Bartolini, da bancarotta fraudolenta diventa bancarotta semplice, accorciando i tempi di prescrizione e portandolo alla sua estinzione. Evasione fiscale, no grazie il reato non sussiste per cui: assolti! Noi siamo quelli che hanno subito sulla propria pelle le scelte di chi ha portato l’azienda al fallimento e che ci hanno portato nel baratro fatto di forti disagi economici, danni psicologici e drammi familiari. La giustizia non è uguale per tutti, perché chi ha i soldi per permettersi di pagare fior fiore di avvocati ha il modo di trovare cavilli che permette loro di uscirne senza grandi problemi".

"La lotta continua"

Gli ex lavoratori comunque, come detto, non si arrendono, e chiamano a raccolta anche i politici,  i sindacati e i media.

"La lotta continua - scrivono ancora - Siamo ancora qui per rimarcare la necessità di una giustizia con la consapevolezza che qualsiasi sentenza non potrà ridarci tutto quello che abbiamo perso ed in ogni caso: “chi ha causato questo disastro rimane moralmente responsabile! Ci rivolgiamo alla cittadinanza, ai media, al sindacato e a tutto il mondo della politica istituzionale e no (locale, provinciale, regionale e nazionale), chiedendo di essere presenti a questa iniziativa per dimostrare la vicinanza a questa lotta ultraventennale portata avanti con perseveranza e determinazione per la dignità e la giustizia".

 

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