Beppe Signori a Verano
L'ex giocatore era ospite di una festa di pensionamento.

L'ex bomber è stato ospite, la scorsa settimana, ad un evento organizzato allo spazio convegni Theatro.
Doppia festa
Doppia occasione di festa per i partecipanti dell'esclusivo incontro, riuniti per salutare un collega di lavoro e incontrare il campione di calcio; Beppe Signori è infatti arrivato a Verano per festeggiare il pensionamento di Andrea Vecchi che dopo 40 anni di lavoro ha lasciato il suo ruolo di direttore commerciale dell’azienda Assa Abloy Entrance System di Carugate. Un momento speciale, reso ancora più speciale dalla presenza dell'ex calciatore che ha anche omaggiato il manager con una maglia del Bologna autografata.
Il messaggio dell'ex calciatore
Il momento di festa è stato anche l'occasione per un breve intervento sul palco del bomber di Lazio, Sampdoria e Bologna nonché vice campione del mondo ai mondiali del 1994. Una storia, la sua, che si articola tra successi e cadute, malattia e ripresa senza mai perdere di vista gli obiettivi della sua carriera: «Non so quale sia il segreto per diventare campioni, so solo che ad aiutarti ci devono sempre essere la passione, la voglia di non mollare mai e la capacità di credere nelle proprie abilità». E Beppe Signori tutto ciò l’ha imparato sulla propria pelle tra altissimi momenti di carriera e periodi sensibilmente più difficili: «Quando sono arrivato al Bologna mi ero appena ripreso da un difficile infortunio, nessuno credeva in me ma quello è stato solo un ulteriore stimolo per concentrami e trovare la forza di reagire». Alle spalle di un grande campione però ci deve essere sempre una società forte capace di trasmettere stabilità e sicurezza: «Senza una società capace di far sentire forti i giocatori non si va da nessuna parte» ha concluso il capocannoniere Signori rivolgendosi ai dipendenti di Assa Abloy. Ma non solo una società forte, importantissimi nella vita di un calciatore sono gli incontri, uno su tutti per Signori è stato quello con il suo mister Zdenek Zeman definito dal campione «un vero e proprio maestro». E poi tanta amicizia con i compagni di squadra che all’epoca «avevano tutti un attaccamento più forte alla maglia e alla città che rappresentavano».