La lettera

Caso Farfalle, parla Emanuela Maccarani "Non ci sto ad essere demonizzata"

Emanuela Maccarani, Direttrice Tecnica della nazionale italiana di ginnastica ritmica, rompe finalmente il silenzio e scrive una lettera per chiarire la sua posizione

Caso Farfalle, parla Emanuela Maccarani "Non ci sto ad essere demonizzata"
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Si è finalmente interrotto uno dei silenzi più “rumorosi” della vicenda legata alle vessazioni e ai maltrattamenti nel mondo della ginnastica ritmica.

Emanuela Maccarani rompe il silenzio

Finalmente, perché Emanuela Maccarani, bersaglio di accuse spesso infamanti, ha deciso di “riprendere la sua dignità” come ha riferito qualche giorno fa l’avvocato Danila De Domenico.

Alla vigilia del Consiglio Federale che giovedì 12 determinerà la sua conferma alla guida dell’Accademia di ginnastica ritmica e della nazionale italiana, la Direttrice Tecnica ha scritto una sorta di lettera aperta, in modo da chiarire la sua posizione al di sopra di ogni illazione.

Il flash mob a supporto mercoledì 11

Mentre il mondo vicino all’Accademia si sta muovendo a suo totale supporto (un flash mob è stato organizzato dai genitori delle ragazze della nazionale a Desio mercoledì 11 alle 16) e mentre la capitana Alessia Maurelli, condividendo il pensiero delle sue compagne, in un post Instagram scrive: «L’era delle Farfalle nata giornalisticamente ad agosto 2004 muore dopo 18 anni sempre giornalisticamente a novembre 2022…. L’attuale e futura squadra nazionale italiana di ginnastica ritmica non si riconoscerà mai più col soprannome Farfalle», ecco integrale il testo della lettera scritta da Emanuela Maccarani.

«Silenzio come forma di rispetto»

«Finora ho ritenuto di non esternare la mia posizione. Il mio silenzio è una concreta forma di rispetto, valore per me essenziale, dei massimi rappresentanti della Federazione e degli altri Organismi sportivi a cui appartengo. Temo però che il mio silenzio abbia dato adito ad una lunga serie di illazioni e accuse, come se non avessi argomenti per replicare.
L’aspetto più doloroso di tutta la situazione è l’avermi già “condannata” prima ancora di accertare i fatti e le eventuali responsabilità nelle sedi competenti. Vorrei che si distinguesse tra i comportamenti personali di cui sono pronta a rispondere e ciò che avviene fuori dalla mia sfera di azione. Non ci sto ad essere ritenuta responsabile per azioni non mie e per comportamenti che non mi appartengono».

«La ginnastica ritmica non è una questione di peso»

«Sono DT della Nazionale dal 2018. L’attività della Nazionale e dell’Accademia è tema di analisi e confronto con il Presidente ed il Team Manager e coinvolge direttamente la competenza e la professionalità di tutti i componenti dello staff. Dal 2019 il dietista e lo psicologo sono stati inseriti nello staff medico dell’Accademia, ma le ragazze sono sempre state assistite dal Centro di Medicina dello Sport di Roma. Ridurre la ginnastica ritmica ad una questione legata al peso non è corretto e voglio dirlo. Per quanto riguarda il mio ambito, le Farfalle arrivano alla Nazionale con un percorso già compiuto e rispettando dei canoni. Indipendentemente dall’età - e comunque non hanno mai meno di 15 anni - sono già atlete consapevoli del livello che hanno raggiunto e di ciò che serve per mantenerlo. Non a caso accedono alla Nazionale. Sono professioniste, atlete pure, forti, determinate e inarrestabili in ogni competizione. Sono preparate fisicamente e psicologicamente ed è la loro forza di volontà che le ha portate ai traguardi raggiunti, così come avviene in ogni sport».

«Non ho mai chiuso le porte del mondo alle ragazze»

«Le valutazioni da fare sono altre e, se volete, corrispondono al compito, non certo semplice, della gestione di un gruppo-squadra. Ho spesso allenato ginnaste di diversa età, ognuna con le proprie esigenze. Situazioni che ho condiviso con loro. Portare in pedana una squadra che sta bene fisicamente e mentalmente è una delle chiavi dei risultati che abbiamo ottenuto in tutti questi anni. Certamente da parte mia in particolari situazioni ci sono richieste tecniche ben precise rispetto all’impegno, alla costanza, alla concentrazione. Alzi la mano quell’allenatore che non chiede il massimo ai propri atleti o giocatori. Ma essere rigorosi non significa non rispettare le persone. Sono stata atleta prima che allenatrice e come allenatrice ho comunque cercato di evitare qualsiasi situazione che potesse risultare problematica per le ragazze. Ma non si può trascurare il fatto che lo sport è per tutti, l’alto livello no. Non si tratta quindi di un chilo di troppo. Le ragazze infatti mangiano da sole, nessuno dello staff assiste ai loro pasti. Il peso è una metodica, come in tanti altri sport, per monitorare lo stato fisico delle atlete, per capire se si stanno alimentando adeguatamente. Io non intendo attaccare nessuno. Mi interessa solo delineare l’esatto percorso, a livello tecnico ed umano, che hanno seguito tutte le atlete che hanno varcato la soglia dell’Accademia. Professioniste che hanno una vita privata, anche social se volete, assolutamente in linea con le loro coetanee. A loro non ho mai voluto chiudere le porte del mondo. Vorrei che si ricordassero anche i momenti conviviali, gli eventi pubblici organizzati, gli allenamenti a porte aperte e tutti quei momenti che hanno reso così amate le ragazze della Nazionale. E’ vero che la situazione personale di ciascuna ragazza può variare da soggetto a soggetto, ma i risultati ottenuti in questi anni sono la prova del benessere della squadra. Quindi devono spiegarmi cosa ho fatto io personalmente e precisamente perché dopo aver dedicato una vita a questa disciplina sportiva non ci sto proprio ad essere demonizzata o a vedermi attribuite responsabilità altrui».

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