Che emozione quando Ermanno Olmi girò "Il posto" a Meda
La compagnia "Teatro Vivo - Gli Antistress" ha letto uno scritto del compianto Pierluigi Frigerio.
Al termine della cerimonia di intitolazione del parco inclusivo di Meda al grande regista Ermanno Olmi, alcuni attori della compagnia «Teatro Vivo-Gli Antistress» hanno letto uno scritto del compianto Pierluigi Frigerio, un «pilastro» della biblioteca venuto a mancare qualche anno fa. Dalle sue parole emergono le emozioni provate dai medesi nel vedere la loro città sul grande schermo e anche un episodio divertente di quando «Il posto» venne proiettato al cinema Radio.
Le emozioni di quando Ermanno Olmi girò "Il posto" a Meda
In quel lontano 1961, la televisione era in poche case: un televisore in bianco e nero e con un solo canale e soprattutto non era così invadente ed invasiva come ai nostri giorni.
La televisione era il nuovo, il futuro che si avvicinava, ma era il cinema, per noi ragazzi di allora, la grande ‘magia ‘ che ci coinvolgeva e ci faceva sognare.
Si attendeva con ansia il venerdì, quando sui muri di Meda i manifesti annunciavano la programmazione per il sabato e la domenica delle due sale cinematografiche: il Cinema dell’Oratorio, che stava appunto all’interno dei locali dell’Oratorio Maschile in via Santa Maria, e il cinema Radio, che stava invece di fianco al palazzo del Comune.
Non erano certo sale di ‘prima visione’ e per la verità nemmeno di ‘seconda visione’, erano sale di provincia, non di grande prestigio, e le pellicole, di solito, arrivavano già logorate dall’uso.
La differenza tra le due sale stava principalmente nel fatto che nelle proiezioni della sala dell’Oratorio si faceva spesso uso dei famigerati ‘tagli alla pellicola’, che consistevano nel ‘saltare’ le sequenze che allora si ritenevano ardite, tipo baci intensi e prolungati (acqua fresca al confronto dì quanto si vede oggi in TV), mentre nell’altra sala, diciamo così per semplificare più ‘laica’, si poteva vedere tutto e quel tutto veniva spesso sottolineato da applausi, come apprezzamento per la mancanza di interventi censori.
Si capisce quindi che in un mondo simile, un mondo dove il cinema era il divertimento più importante, quando si sparse la voce che in una cascina di via Manzoni angolo via Molino stavano girando un film, noi ragazzi che abitavamo nel quartiere andammo subito in fibrillazione: finalmente avremmo visto con i nostri occhi girare un film!
Avremmo visto il nostro paese, le nostre strade, le nostre case proiettate su uno schermo. Su quel grande schermo su cui eravamo abituati a vedere praterie, accampamenti indiani, panorami di tutto il mondo ma non avevamo mai pensato possibile vedere anche la nostra realtà.
Così, il pomeriggio dopo la scuola, eravamo tutti là per vedere e cercare di capire come funzionava il tutto. Per vedere gli attori, il regista, i trucchi, i movimenti della macchina da presa. Finalmente avremmo potuto vedere dal vero, un po’ di quel mondo misterioso e leggendario che per noi era il cinema.
Il regista di quel film era uno sconosciuto ai più, di nome Ermanno Olmi: oggi uno dei più famosi e premiati registi italiani, ma in quegli anni ai suoi esordi.
Se la memoria non mi inganna, me lo ricordo con un impermeabile chiaro, con un megafono in mano a dare ordini alla troupe e, cosa per noi incomprensibile, far ripetere più volte la stessa scena, perché noi ragazzi non vedevamo nessuna differenza tra una scena e l’altra; almeno, a noi ingenui ragazzini così sembrava.
Il film uscì con il titolo “Il posto”, un posto di lavoro cercato a Milano da un ragazzo di provincia: un ragazzo di Meda, appunto. Film accolto molto bene e premiato dalla critica cinematografica di allora.
Dopo alcuni mesi di attesa, finalmente arrivò anche a Meda. Tutti quindi al cinema Radio: sala piena con noi, ragazzi che avevamo assistito alla lavorazione del film, orgogliosi e un poco emozionati per aver partecipato a tanto avvenimento.
All’inizio del film, il ragazzo protagonista partiva dalla sua cascina in via Manzoni per recarsi alla stazione delle Ferrovie Nord a prendere il treno e recarsi a Milano. Faceva però uno strano tragitto passando davanti alla ‘chiesa nuova’ e percorrendo strade non coerenti con il giusto tragitto tra appunto la via Manzoni e la stazione ferroviaria. La cosa suscitò ilarità e proteste da parte di alcuni ragazzi e ricordo che qualcuno gridò “Hai sbagliato strada, così l’allunghi!”
Beata ingenuità di chi ignorava che lo spettacolo, come la poesia, ha le sue esigenze e le sue licenze.
L’entusiasmo di tutti però ritornava ogni volta che il protagonista pronunciava la parola ‘Meda’ per sottolineare dove era nato e da dove veniva, e allora partivano persino applausi, e ci si dava di gomito per sottolineare il fatto.
Nel settembre dello scorso anno, Rai 3, in occasione dell’assegnazione del Leone d’Oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia, ha riproposto questo film. E così, quarantasette anni dopo, abbiamo rivisto il nostro paese. Molte cose sono cambiate, a cominciare da noi che non siamo più ragazzi.
Quella vecchia cascina non esiste più, non c’è più quel modo di vestire, quella gente, quei problemi, quei carretti coi cavalli: un intero mondo se ne è andato per sempre, nel bene e nel male.
Il nostro paese adesso viene chiamato “città di Meda ” (chissà poi dov’è il confine che fa di un paese una città!)
Oggi la televisione ha invaso le nostre case, il cinema non è più così importante e le due sale cinematografiche non esistono più.
I ragazzi di Meda oggi non sono più come il ragazzo protagonista del film, così tanto provinciale e timido. La differenza tra Milano e la sua provincia non esiste più e se esiste, è ridotta ai minimi termini.
Oggi i problemi del lavoro per i ragazzi sono ben altri e più complessi. Il tempo passa e tutto cambia, ma qualche volta rivederci come siamo stati può essere utile, per capire come eravamo ieri e dove stiamo andando oggi. Temi sui quali Ermanno Olmi ha molto riflettuto con il suo cinema.
E noi siamo felici che agli inizi del suo viaggio abbia avuto nel nostro paese uno dei suoi punti di partenza. Visto poi che, come tutti riconoscono, il suo viaggio ha dato molto al nostro cinema italiano.