Dalle slot machine... a una galleria d’arte
Installazioni fisiche, virtuali e digitali hanno preso vita grazie all’evento di un giovane collettivo
Da capannone per il noleggio di slot machine a galleria d’arte con opere di vecchia e soprattutto nuova generazione.
Merito di questa particolare operazione di recupero va all’«Holy Club», un collettivo di giovani artisti che nel fine settimana scorso ha riportato in vita uno stabilimento di via Galilei a Carnate con un grande evento unico nel suo genere.
Dalle slot machine... a una galleria d’arte
In mostra, per la prima e storica volta, un insieme di installazioni fisiche, digitali e virtuali di varia natura e concezione. Dalle sculture in argilla alle olografie, dalle tradizionali tele alle più moderne tecnologie «Nft»: l’iniziativa ha riscosso un enorme successo di pubblico, colpito da un perfetto mix di tradizione e innovazione.
«Si tratta di un progetto su cui abbiamo investito molto, nato principalmente da una grande passione comune per l’arte - spiega Domenico Fragata, 37enne di Monticello, membro del collettivo e “titolare” del capannone - Con il passare del tempo la squadra si è allargata sempre di più e alla fine ne è nato un collettivo che può vantare al proprio interno anche artisti che hanno già presentato i propri lavori nei musei più importanti del mondo, come ad esempio il “MoMa” di New York. Quello che stiamo costruendo è per noi motivo di vero orgoglio».
Il progetto di punta
Buona parte dell’esposizione è stata dedicata al progetto di punta del sodalizio, ribattezzato «CryptoMadonne», ovvero un percorso che punta alla rielaborazione artistica della figura della Madonna, la donna archetipica nell’ambito della cultura occidentale, resa più umana e calata all’interno di ogni aspetto del mondo contemporaneo, compreso quello digitale. Qui il sacro e il profano si fondono per lanciare un messaggio di uguaglianza e tolleranza, abbattendo così ogni tipo di barriera.
Un progetto irriverente, ma che non scade mai nel volgare, e dalla grande portata sociale poiché parte dei ricavi verrà devoluta a un’ente che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza. La mostra, dicevamo, è stata portata per la prima volta a Carnate, all’interno di un capannone che una volta veniva utilizzato come deposito per slot machine da noleggio.
Gli allestimenti fatti con materiale di recupero
«Gli spazi sono della mia famiglia, ma abbiamo deciso di dismetterne una buona parte e allestire questa porzione dello stabilimento per l’esposizione e per i futuri lavori - prosegue Domenico - Anche questo vuole essere un messaggio forte, poiché tutti i componenti utilizzati per allestire il capannone provengono da scarti di slot machine o altri macchinari, risultando quindi tutto materiale di recupero messo a disposizione di una nuova forma d’arte innovativa e all’avanguardia».