Disagio giovanile: "Punire non basta, serve prevenzione"
Ne abbiamo parlato in occasione della nuova tavola rotonda organizzata dai cinque settimanali dell’asse Monza e Brianza del gruppo editoriale Netweek
In una «scuola sempre più nozionistica», si avverte forte «l’ansia da prestazione: non siamo studenti con un ruolo, ma oggetti su cui scaricare ogni colpa e da interrogare ogni secondo». Vorrebbero invece sentirsi ascoltati, parte di una comunità; vorrebbero alzarsi la mattina e dire «oggi vado in classe per un motivo: diventare qualcuno nella vita».
Con la schiettezza - a tratti spiazzante - tipica della sua giovane età, Edoardo Napoletano, allievo del liceo scientifico «Banfi» di Vimercate e presidente della Consulta provinciale degli studenti, ha riassunto in poche parole il sentimento della sua generazione. Un disagio che, se non «curato», sfocia facilmente in devianza e violenza, come dimostrato dai gravi episodi che hanno sconquassato anche il nostro territorio. Tutti figli delle limitazioni imposte dal Covid? Non proprio perché «l’emergenza sanitaria ha portato alla luce problemi che già c’erano».
Disagio giovanile: come curarlo?
Ne abbiamo parlato in occasione della nuova tavola rotonda organizzata dai cinque settimanali dell’asse Monza e Brianza del gruppo editoriale Netweek negli spazi della redazione del «Giornale di Monza», la seconda dopo quella dedicata all’emergenza siccità dello scorso luglio. Moderati dal direttore Sergio Nicastro, sono stati protagonisti dell’interessante confronto, oltre a Edoardo Napoletano, il prefetto Patrizia Palmisani, l’onorevole Fabrizio Sala (ancora per qualche giorno nelle vesti di assessore regionale all’Istruzione, prima della partenza per Roma), i sindaci di Monza e Desio, Paolo Pilotto e Simone Gargiulo, Daniele Zangheri, dirigente scolastico dell’Istituto di istruzione superiore «Floriani» di Vimercate, presente insieme a una rappresentanza di studenti, don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile «Beccaria» di Milano e Domenico Bulfaro di «Poesia Presente», scuola di scrittura poetica, poetry therapy, poesia performativa di Monza.
Il ruolo della scuola
La scuola ha conquistato subito un posto d’onore perché «rappresenta il primo punto di riferimento per i ragazzi», ha sottolineato l'onorevole Sala. Scuola che forma un binomio inscindibile con gli educatori che ne sono l’anima. Lo sa bene Zangheri: a «capo» di un istituto frequentato da circa 800 allievi, si è trovato ad affrontare situazioni capaci di far tremare i polsi, acuite dalla pandemia che ha messo a dura prova giovani e adulti. Per il preside fondamentale è «il ruolo dell’educatore». Che, in diversi casi, meriterebbe la lettera maiuscola perché - lo ha detto senza girarci intorno - la capacità di insegnare «non dipende unicamente dal titolo di studio», quanto dal saper «tirare fuori dai ragazzi le loro passioni. Lì dove ci sono docenti particolarmente sensibili, attenti, competenti, vediamo classi che funzionano; dove invece si fermano al limite burocratico di fornire conoscenze, non funzionano». Del resto è immaginabile: a un giovane difficile «non frega niente di prendere 3 o una nota»; ciò che può fare la differenza è la costruzione di «una relazione costruttiva con l’insegnante».
Il servizio completo sul Giornale di Monza, Giornale di Vimercate, Giornale di Carate, Giornale di Seregno e Giornale di Desio in edicola da martedì 11 ottobre.