Frasi shock all'assessore, l'esponente Anpi costretto a risarcire
La vicenda risale al 2023, punite le frasi shock per aver dato il patrocinio alla presentazione nella sala comunale del libro di Pisanò

E’ giunta a conclusione la denuncia per diffamazione che aveva visto da una parte l’assessore alla Cultura, Samantha Baldo (Fratelli d’Italia), e dall’altra Francesco Costabile, dell’Anpi.
Frasi shock all'assessore, l'esponente Anpi costretto a risarcire
Ed è stata la stessa Baldo a farlo sapere. «A dicembre 2023 avevo concesso, in qualità di allora assessore alla Cultura, un patrocinio all’Associazione Nuova Urania per la presentazione del libro di Luca Bonanno su Giorgio Pisanò in Sala Pertini. Un esponente dell’Anpi desiana, Francesco Costabile, in dissenso con la mia scelta, si era rivolto a me con frasi diffamatorie. Così mi aveva apostrofato, tramite un post sui social:
“Cara assessora Samantha Baldo, lasci stare i bambini! Dopo aver patrocinato il libro fascista, lei non è degna di stare con i bambini… non li tocchi e non li infetti, dopo aver toccato e ospitato quel libro! Si vergogni! Li aspettavo al varco, ora vanno di querela, non sanno fare altro… arroganti e pretenziosi. Simone Gargiulo sindaco di Desio e Samantha Baldo, vergognatevi!”».
Frasi che avevano spinto Baldo a presentare querela. Il Tribunale di Monza nei mesi scorsi ha emesso un decreto penale di condanna nei confronti dell’esponente Anpi «per diffamazione ai sensi dell’articolo 595 comma 1 aggravato ai sensi del comma 3 poiché il fatto è stato commesso mediante un mezzo di pubblicità».
L’ex assessore rimarca:
«Tramite l’assistenza del mio avvocato, Luca Folegani, ho pattuito con la difesa dell’indagato un compenso economico a titolo di risarcimento del danno e una lettera di scuse autorizzata alla pubblicazione a fronte della rimessione della querela». E aggiunge: «Ritengo importantissime le decisioni del Gip di Monza in quanto vanno a rimarcare l’imprescindibile principio di rispetto personale reciproco che ci deve essere anche quando le idee sono molto distanti fra loro. L’anno scorso ho provato sulla mia pelle cosa significa essere letteralmente bombardati a mezzo social di insulti e assicuro che questa esperienza è stata dolorosa. Mi sono sentita lesa nella mia dignità di donna, di professionista, visto che alcuni insulti riguardavano la mia inadeguatezza nello stare con i bambini, con cui io ho lavorato e talvolta lavoro nella mia professione di psicologa, ma anche come moglie e figlia, perché anche la mia famiglia ha sofferto molto nel leggere quelle frasi».
Baldo si augura che «questa esperienza sia di esempio e funga da monito. Qualcuno lo scorso anno ha provato a sminuire quello che stava accadendo in città, arrivando persino a schernirmi per essermi rivolta all’autorità giudiziaria, presentando una querela - specifica - La decisione del giudice è la dimostrazione che tali fatti sono penalmente rilevanti e che l’ordinamento tutela il diritto alla dignità della persona sotto ogni accezione. E’ importante capire che il rispetto deve passare anche e soprattutto a mezzo social. La realtà virtuale è più che mai reale, dall’altra parte dello schermo c’è una persona con dei diritti e una dignità, e ognuno di noi è più che mai responsabile di quello che scrive sui social e delle relative conseguenze».
L’ex assessore ha poi accettato le scuse di Francesco Costabile, rimettendo la querela e auspicando che «quanto accaduto funga da monito per il futuro, affinché nessuno debba più subire condotte simili. Pur nelle differenti appartenenze ideologiche e valoriali, il sano confronto politico deve avvenire nel rispetto reciproco delle persone attraverso una sana e costruttiva dialettica, evitando di creare necessariamente un nemico da annientare».E ora è arrivata anche la lettera di scuse dell’esponente dell’Anpi.
«Un’azione - dice riferendosi alla frase diffamatoria - avvenuta in un momento di particolare fragilità emotiva, esacerbata da preesistenti problemi di salute, è stato un errore di cui mi assumo la piena responsabilità e me ne dispiaccio. La mia intenzione non era quella di causarle danno o offesa e riconosco di aver sbagliato». Scuse, avvenute già nei giorni successivi al fatto e rinnovate dopo la condanna, auspicando «che questo mio gesto possa contribuire a ristabilire un rapporto di reciproco rispetto e comprensione».