Hub per i profughi a Vimercate, il sindaco: "Siamo contrari".
Il primo cittadino boccia il modello dei centri di accoglienza imposto dall'alto; la preoccupazione dei residenti.
"L'hub per i profughi nell'ex Esselunga? Una scelta che non condividiamo".
Una presa di posizione netta quella assunta a nome della sua Amministrazione comunale dal sindaco di Vimercate Francesco Cereda.
Il sindaco ha convocato nella mattinata di oggi, mercoledì 6 settembre, una conferenza stampa per dare conto e fare chiarezza sulla notizia anticipata da primamonza.it e Giornale di Vimercate, in merito alla decisione della Prefettura di Monza e Brianza di collocare uno dei centri di accoglienza temporanea per i profughi nella struttura dell'ex supermercato di via Toti, a Vimercate, che fino a qualche mese fa aveva ospitato il centro vaccinale contro il Covid.
Sì all'accoglienza, ma no agli hub: questa la posizione ribadita dal primo cittadino Cereda durante la conferenza stampa trasformatasi in una sorta di assemblea pubblica. Almeno una trentina, infatti, i cittadini presenti in sala. In gran parte residenti della zona di via Toti che, una volta appresa la notizia, hanno voluto prendere parte all'incontro per ascoltare le parole del sindaco e sollevare paure e dubbi per l'arrivo dei profughi in una struttura a ridosso di una zona residenziale.
Il sindaco: "Una scelta che non condividiamo"
"L'eventuale apertura di un hub nell'ex Esselunga è una scelta esclusiva della Prefettura, che non riguarda il Comune di Vimercate, che non ha voce in capitolo - ha esordito il sindaco di Vimercate - Una scelta legittima di fronte ad una situazione di emergenza, ma che non condividiamo. Sappiamo che non dipende dalla Prefettura che ha dato corso a quanto previsto dal Governo".
"Molto meglio il modello di accoglienza diffusa, bocciato dalla Regione"
"Non condividiamo il modello - ha proseguito Francesco Cereda - Avremmo preferito di gran lunga proseguire con l'accoglienza diffusa, sviluppata fino ad ora in provincia di Monza e Brianza. Modello più virtuoso rispetto agli hub. Innanzitutto perché garantisce maggiore dignità a queste persone che devono entrare in queste strutture. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che stiamo parlando di persone, in evidente stato di difficoltà. Inoltre, il modello di accoglienza diffusa è più virtuoso anche dal punto di vista gestionale perché semplifica tutti i meccanismi di accoglienza dei profughi".
In sostanza il modello di accoglienza diffusa prevede che i Comuni mettano a disposizione alcuni appartamenti per l'accoglienza degli stranieri assegnati al territorio di Monza e Brianza. Numeri piccoli e distribuiti in modo omogeneo e meno impattante di un hub.
Ancora tanti aspetti da chiarire
"Al momento comunque non c'è alcuna decisione ufficiale - ha tenuto a precisare ulteriormente il sindaco - Probabilmente l'hub si farà, ma anche rispetto ai contenuti non c'è certezza. La Prefettura vuole fare un centro di primissima accoglienza. Le persone che arrivano sul nostro territorio possono essere indirizzate nei luoghi di accoglienza senza passare dagli hub. Però, siccome i flussi migratori sono variabili, c'è la necessità di individuare spazi che facciano da polmone per accogliere gli arrivi in esubero rispetto ai posti disponibili per l'accoglienza definitiva".
Luogo di passaggio temporaneo per un massimo di 50 persone
Il sindaco ha tenuto a precisare che l'hub di Vimercate sarà un luogo di passaggio temporaneo, non obbligatorio. Qui verranno destinati infatti i profughi in "esubero" che non troveranno immediata collocazione nei Cas, Centri di accoglienza straordinaria (strutture ad hoc o anche singoli appartamenti). Si tratterà di una struttura "leggera". Nello spazio coperto del supermercato verranno allestite delle tende che potranno ospitare fino ad un massimo di 50 persone.
Le tempistiche
Ancora tutte da definire le tempistiche. L'ipotesi è che servano almeno un paio di mesi per l'eventuale apertura del centro. Innanzitutto perché ad oggi l'accordo tra Prefettura ed Esselunga, proprietaria dell'area, non è ancora stato sottoscritto. In secondo luogo perché servono una serie di autorizzazioni da parte di Vigili del fuoco e Ats. Infine, perché la Prefettura non ha ancora dato corso al bando per la scelta dell'associazione o ente che materialmente dovrà occuparsi della gestione dell'hub. Anche se l'ipotesi più probabile, come già accaduto in altri casi, è che sarà Croce Rossa a gestire il centro.
"Colpa della Regione"
Per il sindaco la colpa sarebbe tutta di Regione Lombardia "che ha detto no alla prosecuzione del modello di accoglienza diffusa costringendo di fatto la Prefettura a scegliere la strada degli hub".
Il ruolo del Comune
Il sindaco, nel ribadire la contrarietà, ha confermato che il Comune, se l'operazione andrà in porto, si attiverà per la parte di propria competenza sia con risorse economiche proprie sia con il contributo delle associazioni, così come già avvenuto anche per l'accoglienza dei profughi ucraini nei mesi immediatamente successivi allo scoppio della guerra
Le preoccupazioni dei cittadini, raccolta firme?
I cittadini presenti all'incontro hanno sollevato una serie di perplessità sia dal punto di vista della sicurezza sia della qualità di vita nella zona dell'hub. Il sindaco ha ribadito che anche la questione sicurezza e coordinamento delle forze dell'ordine deputate al controllo della struttura è comunque in capo alla Prefettura.
Tra i timori dei residenti anche il fatto che la struttura possa ospitare più delle 50 persone massime previste e possa restare aperta a lungo.
"Il numero massimo di 50 persone è assolutamente tassativo e inserito negli accordi - ha sottolineato ancora il sindaco - Per ampliare l'accoglienza la Prefettura dovrebbe ottenere ulteriori autorizzazioni da Vigili del fuoco e Ats. Per quanto riguarda l'arco temporale di apertura del centro, tutto dipenderà da quando cesserà l'emergenza nazionale sui profughi decretata dal Governo. La normativa prevede che questo tipo di strutture possano restare aperte fino a tre mesi oltre la cessazione dell'emergenza".
Alcuni cittadini presenti non hanno escluso la possibilità di avviare una raccolta firme per chiedere che l'hub non si faccia o venga collocato in una zona più periferica, lontana dalle abitazioni.