L'intervista

Il boom di ricoveri in Pediatria per Virus Sinciziale non risparmia la Brianza

Il Primario di Pediatria dell’Ospedale di Vimercate, Marco Sala: "Quella di quest’anno è stata una vera e propria ondata che ha riempito i reparti, compreso il nostro"

Il boom di ricoveri in Pediatria per Virus Sinciziale non risparmia la Brianza
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Raffreddore, malessere, febbre, mancanza di appetito, tosse e in alcuni casi anche difficoltà respiratorie. Tutti sintomi che ben conosciamo, in particolare in questo periodo dell’anno in cui influenza e Covid hanno colpito tanti di noi, ma che in età pediatrica, specie tra i neonati e i lattanti possono essere un primo campanello d’allarme per una delle patologie che in queste ultime settimane sta preoccupando i reparti di Pediatria di tutta Italia.

L'allarme per il Virus Sinciziale

Parliamo del Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) che a volte nei bambini molto piccoli può portare a ricovero ospedaliero.

Per i pediatri non è certo una novità, si tratta infatti di un virus che si presenta ogni anno e che può richiedere particolare attenzione nei piccoli sotto l’anno di età, che vista la loro fragilità, possono sviluppare forme più aggressive.

Negli ultimi due anni la circolazione del virus è stata molto limitata, complici anche le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid, mentre a partire da novembre 2022 si è registrata una vorticosa impennata di casi che non ha risparmiato nemmeno la Brianza.

La situazione in ospedale a Vimercate

Il Primario di Pediatria dell'ospedale di Vimercate, Marco Sala

Ce lo ha confermato il Primario di Pediatria dell’Ospedale di Vimercate, Marco Sala.

“Quella di quest’anno è stata una vera e propria ondata che ha riempito i reparti di pediatria, compreso il nostro. Già lo scorso anno i casi erano in risalita, dopo un 2020 in cui il virus sinciziale “non si è visto”. Quest’anno invece possiamo tranquillamente affermare che i casi registrati sono quasi raddoppiati rispetto ad una annualità normale come quella del 2019”.

Perché si è verificato questo boom di casi?

“E’ semplice: il virus VRS colpisce a tutte le età. Negli adulti i sintomi sono generalmente lievi, al massimo un raffreddore, mentre nei bambini si sviluppano forme più impegnative, specie in quelli molto piccoli. Si tratta di un virus che non lascia memoria nell’organismo: le mamme che hanno partorito negli ultimi due anni non essendo entrate in contatto con il virus - vista la scarsa circolazione - non hanno potuto trasmettere gli anticorpi ai neonati che dunque si sono trovati sostanzialmente “scoperti”.

Com’è la situazione in reparto attualmente?

“E’ già qualche giorno che fortunatamente la situazione sembra migliorare. Il vero e proprio picco di casi si è verificato a partire da novembre e fino dicembre. Ci sono stati giorni in cui il reparto era completamente occupato da pazienti con virus respiratorio sinciziale, anche molto piccoli. Lei capisce lo sforzo organizzativo importante, anche considerando il fatto che i posti letto sono dimensionati per una situazione ordinaria, di normalità”.

“Indubbiamente il sistema ha tenuto – ha affermato il primario Sala - anche grazie ad una rete ospedaliera che funziona e a un sistema trasporto efficiente: tenga conto che statisticamente su 100 bambini che si ammalano, 10 finiscono in ospedale e uno in terapia intensiva. In una situazione di boom come quella di quest’anno dunque poter contare su una rete ospedaliera efficiente e una valida gestione e organizzazione del trasporto in sicurezza dei piccoli pazienti in strutture attrezzate con le Terapie intensive è fondamentale. Anche nella nostra struttura abbiamo avuto necessità di qualche trasferimento di piccoli pazienti nelle Terapie intensive pediatriche. Reparti che in Lombardia si trovano solo a Milano, Brescia, Bergamo e Varese mentre se si tratta di bambini molto piccoli possiamo contare anche sulla rete delle Terapie Intensive Neonatali, che sono più numerose”.

L'allarme della Società Italiana di Pediatria 

Intanto è proprio la Società Italiana di Pediatria (SIP) a ribadire la necessità di rafforzare “l’anello debole” dell’assistenza pediatrica, ossia le terapie intensive pediatriche, chiedendo su questo tema un intervento del Governo.

Facendo riferimento a dati empirici, spiega la SIP, nel nostro Paese ci sono circa 3 letti di Terapia intensiva con specificità pediatrica ogni milione di abitanti. Un valore di circa la metà di quello inglese e di circa un terzo rispetto a Austria, Svizzera, Germania o USA.

“Assistere i bambini in unità di terapia intensiva dedicate significa migliorare la prognosi rispetto a coloro che vengono ricoverati in terapie intensive per adulti. Questo è tanto più vero quanto il bambino è più piccolo e più grave. Le TIP sono infatti tarate sui bambini e hanno un’elevata specificità non solo dei device, ma anche delle competenze del personale”, ha affermato la Presidente della SIP Annamaria Staiano. “Chiediamo al Governo non solo un loro rafforzamento, con un aumento dei posti letto e del personale, ma anche un impegno a lavorare insieme alle Società Scientifiche per una riforma volta a mettere in rete tutti i punti di offerta, così da garantire un’assistenza omogenea a tutti i bambini in ogni area del Paese”.

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