Macherio

Il capo stazione "è in gonnella"

L'ultima ricerca dello storico di Triuggio, Angelo Cecchetti, ci riconduce all'anno 1949 e alla stazione ferroviaria di Macherio-Canonica.

Il capo stazione "è in gonnella"
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Il capostazione di Macherio "è in gonnella". L'ultima ricerca dello storico di Triuggio, Angelo Cecchetti, ci riconduce all’anno 1949 e alla stazione del treno Macherio-Canonica.

Il capo stazione "è in gonnella"

Dal settimanale Illustrazione del popolo troviamo questa notizia: “ … sul marciapiede, ai lati del suo nero berretto da ferroviere, due orecchie a ventola spiccano con pertinenza: – Macherio - Canonica– annunzia con voce lamentosa. Dallo scompartimento di prima classe un signore grasso scende a valanga e lo investe. – Voglio parlare al capo stazione – grida agitato – è un’indecenza … Di fronte all’irascibile signore, il ferroviere allarga le braccia con un gesto di rassegnazione e chiama ad alta voce: – Dina, o Dina, vieni qui un momento.
Il grassone sta per scoppiare. – Il capo stazione voglio, non questa Dina. Alle sue spalle una voce calma lo interrompe: – Cosa succede? Chi strilla in questo modo? Il grassone si volta furente, ma si placa subito sbalordito. Davanti a lui due occhi neri come il carbone lo penetrano; occhi canzonatori sopra una bocca sorridente, lucida di oleoso rossetto vermiglio: E il tutto contornato da una lunga cascata di lucidi capelli corvini. Sopra i capelli, elegantemente inclinato, sta un rosso berretto da capo stazione fregiato da ben tre righe di oro scintillante … nessuno infatti si è mai sognato di poter dire "capa stazione" poiché, è chiaro, certe cose le possono fare solamente gli uomini. Così almeno credevamo che stessero le cose ma, da oggi, dobbiamo necessariamente ricrederci e giustificare lo sbalordimento provato dal grasso viaggiatore in questione …” .

Prosegue l’articolo...

“A Macherio – Canonica, piccolo paese alle porte della Brianza, un giovane capo stazione in gonnella dirige il movimento di trenta treni giornalmente in transito. E’ vero che si tratta di una ferrovia privata che da Monza conduce faticosamente (… già allora NdA) a Besana ed oltre, alcune carrozze antidiluviane, ma è anche vero che, imprestate dallo Stato (bontà sua) alcune automotrici transitano sulla linea alla notevole velocità di cento all’ora. Dina Zocca è però un capo stazione coi fiocchi. Malgrado i suoi pochi ventisette anni, è abile e sicura nel maneggiare leve di scambi, far innalzare o abbassare semafori e sbarre di lontani passaggi a livello: tanto sicura che, in sei anni di servizio, non ha ancora fatto deragliare nessun treno. E tutto questo da sola poiché non ha alle proprie dipendenze nemmeno un manovale che l’aiuti. Si alza alle cinque del mattino, vende biglietti, annaffia le aiuole della sua stazione e , da brava figlia del secolo, divora ogni settimana tutti i giornali a fumetti reperibili in paese. Sa inoltre rendersi simpatica al Monopolio fumando la bazzecola di trenta sigarette al giorno. Ha anche lei il suo romanzo sentimentale: un macchinista della stesa linea che sposerà … I suoi progetti per l’avvenire sono semplici: possedere una casetta con l’orto, dedicarsi al marito ed ai figli che verranno: deporre nell’angolo più polveroso del solario il berretto rosso, non sentire più trillare campanelli ed avere finalmente le narici libere dal fumo delle locomotive ( mod. Breda 1908 NdA). Farci perdere l’unico capostazione in gonnella che abbiamo in Italia.”

Altre informazioni da Il tempo del 1950

Anche qui con qualche nota di stupore da parte del giornalista “ … Il papà era capo-treno sulla "secondaria" della S.A.E.R. Verona-Garda. Nel ‘26 lo mandarono via per questioni sindacali e rimase a spasso dall’oggi al domani con la moglie e tre figli. Tirarono avanti alla meglio con un campicello che avevano a Bardolino, sinché, qualche anno dopo, il Ministero delle Comunicazioni, anzi Ciano padre in persona, affidò alla moglie proprio la stazione di Bardolino alla moglie del ferroviere licenziato … con l’arrivo d’un quinto figlio … vendettero il campicello e passarono in Lombardia… Dina Zocca, poco più che una bambina, entrò come operaia in uno stabilimento di Cusano Milanino … Sinché un bel giorno chiamarono l’ormai anziano capo-treno e gli dissero che, se voleva, c’erano due stazioni per lui sulla Monza-Molteno, due stazioni contigue: Biassono-Lesmo e Macherio-Canonica. Il papà andò a Biassono, e il 1° luglio del ’39 Dina Zocca si stabilì con la mamma e i fratelli a Macherio come capo-stazione … Dina Zocca non ricorda incidenti o preoccupazioni particolari … Nemmeno i tedeschi né i partigiani; qualche milite ferroviario tranquillamente venuto e tranquillamente partito …” .

Non è necessario commentare quanto riportato, va da sé. E’ una fotografia di un periodo con le sue “immaginazioni” sul ruolo delle donne. Lascio ai lettori ogni qualsiasi considerazione in merito.

Angelo Cecchetti

Il servizio completo è pubblicato anche sul Giornale di Carate in edicola da martedì 12 marzo 2024.

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