Villasanta

Il futuro della «Lombarda» e del Pgt è nelle mani della Corte Costituzionale

Il Comune aveva posto delle limitazioni alle possibilità edificatorie sull’area, ma il curatore fallimentare vuole renderla più appetibile

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La «guerra» sulle aree standard (per intenderci quelle dedicate ad un uso collettivo come verde, parcheggi o ciclabili) che il privato deve cedere al Comune approda alla Corte Costituzionale. E dalla decisione dell’organo presieduto dal giudice Silvana Sciarra dipenderà non solo il futuro della rinascita dell’ex raffineria della «Lombarda Petroli» di via Sanzio a Villasanta ma, anche, della gran parte dei Piani regolatori adottati dai comuni italiani.

Il futuro della «Lombarda» e del Pgt è nelle mani della Corte Costituzionale

Mercoledì scorso, a Roma, si è tenuta l’udienza della Corte Costituzionale che aveva in calendario la controversia sollevata dal Consiglio di Stato e riguardante la presunta illegittimità degli standard urbanistici adottati dal Piano di Governo del Territorio della Giunta Ornago nel 2019. A difendere gli interessi del fallimento Lombarda Petroli c’era l’avvocato Umberto Grella. Erano presenti davanti alla Consulta anche il Comune di Villasanta, Regione Lombardia e avvocatura dello Stato, oltre a «Anci» (Associazione nazionale dei comuni italiani), che si è schierata contro la modifica della normativa, e «Confedilizia» che invece auspica un deciso intervento della Corte Costituzionale nel dichiarare l’illegittimità delle norme in questione.

La controversia

La lunga controversia, ricordiamo, vede contrapporsi il curatore fallimentare Elisabetta Brugnoni e l’Amministrazione comunale. In gioco c’è il futuro di oltre 150mila metri quadrati. Stiamo parlando dell’area interessata dallo sversamento di oli combustibili avvenuta nel febbraio del 2010.
L’Esecutivo Ornago, nel 2019, aveva dato il via libera, attraverso il Pgt, alla realizzazione di aree produttive chiedendo però, in cambio, ben 90mila metri quadrati di standard. Decisamente troppi per Grella e Brugnoni che hanno chiesto più volte all’Amministrazione comunale una revisione della metratura per rendere più appetibile la rinascita di quello che, per dimensioni, si può considerare un quartiere di Villasanta.

La vicenda era approdata anche davanti al Tar Lombardia che aveva dato, come si suol dire, un colpo al cerchio e uno alla botte, dando ragione al Comune per quanto riguarda la destinazione delle attività produttive e accogliendo, al tempo stesso, la richiesta di revisione degli standard. Sia il Comune che il fallimento «Lombarda Petroli» ricorsero, in appello, al Consiglio di Stato. Quest’ultimo, a sua volta, aveva sospeso il giudizio rinviando la questione di legittimità alla Consulta.

La questione di legittimità costituzionale

Il pomo della discordia che ha permesso all’Esecutivo Ornago di elevare la quantità di aree vincolate a standard è da ricondurre a una legge regionale che può derogare la normativa statale e che permette ai Comuni di avere massima libertà nella richiesta di standard agli operatori privati, in caso di interventi edilizi produttivi e commerciali, senza dover sottostare ai piani di governo del territorio.

Ora il giudice dovrà stabilire la legittimità costituzionale delle leggi regionali. Se la Corte dovesse annullare queste norme, visti gli effetti retroattivi della decisione della Consulta, l’effetto domino sarebbe inevitabile, con parecchi piani regolatori che verrebbero stravolti. Oltre a fallimento «Lombarda».

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