Arcore

In pensione due storici dottori

Alberto Penati, 70 anni e Mario Acquati, 68 anni, hanno svolto la professione in città dagli inizi degli anni ‘80.

In pensione due storici dottori
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Ad Arcore due storici medici sono pronti ad andare in pensione. Si tratta di Alberto Penati, 70 anni e Mario Acquati, 68 anni, che hanno svolto la professione in città dagli inizi degli anni ‘80.

Camice bianco al chiodo per Alberto Penati

La città si appresta a salutare una vera e propria colonna della medicina di base arcorese. A partire dal 30 giugno il dermatologo e medico di base Alberto Penati, 70 anni, nato e cresciuto in città, appenderà definitivamente il camice bianco al chiodo per godersi la meritata pensione.

Penati, fondatore dell’associazione benefica «Medicuore», che nel giro di 25 anni ha raccolto e donato in beneficenza qualcosa come 1,2 milioni di euro, iniziò la sua carriera lavorativa in città nei primi anni ‘80.

«Ricordo ancora il mio primo stipendio: 90mila lire. Fare il medico vuol dire portare avanti una missione - ha esordito Penati - Oltre che medico devi essere anche psicologo e anche prete per certi versi. Scherzi a parte non è facile abbandonare i miei pazienti ma sento che è arrivato il momento di dire basta. Nel 1981 iniziai la mia attività in via Marconi, a Lesmo, poi mi trasferii dopo qualche mese ad Arcore. Oggi il problema non è la mancanza di medici, ma del sistema che ha creato questa situazione di emergenza che inevitabilmente sta creando panico tra i nostri pazienti - ha sottolineato Penati - Non giriamoci troppo intorno: due anni pesanti di Covid hanno spinto molti medici ad andare in pensione. Probabilmente senza il coronavirus qualcuno sarebbe andato avanti ancora qualche anno. Manca il ricambio, tanti giovani non vogliono fare questa professione che è diventata massacrante, con turni di lavoro di quasi 14 ore al giorno, senza contare la responsabilità. Da sei mesi ho comunicato ad Ats la volontà di andare in pensione. Oggi, siamo quasi al 30 giugno e non sappiamo ancora chi mi sostituirà. I miei pazienti mi chiamano preoccupati per quello che accadrà. In un paese normale questo non dovrebbe accadere, eppure. Personalmente sono anche contrario alle Case della salute: a lungo andare andremo a perdere la confidenza tra medico e paziente, diventeremo tutti numeri o cartelle cliniche viaggianti, che ogni volta incontreranno un medico diverso a cui raccontare le nostre malattie».
Penati proseguirà con la onlus «Medicuore». «In 26 anni abbiamo fatto davvero tanta beneficenza e questo mi riempie di orgoglio - ha concluso il medico - Ora abbiamo in programma un quadrangolare di calcio, il 24 settembre. Poi i Legnanesi e Fausto Leali a novembre».

Mario Acquati "I miei pazienti mi chiamano per fare scorta di farmaci"

«Da quando i miei pazienti hanno saputo che vado in pensione il prossimo 30 giugno mi stanno letteralmente subissando di telefonate, sms e mail per chiedermi una robusta scorta di medicinali per i prossimi mesi. La paura di rimanere senza più un dottore di base genera anche queste paure. Purtroppo non si possono fare scorte di farmaci, sono quasi stufo di ripeterlo».
Oltre ad Alberto Penati, anche il medico di base Mario Acquati, 68 anni, abbandonerà la professione dal primo luglio. Nativo di Peregallo di Lesmo, Acquati iniziò a svolgere la sua professione in città ben 40 anni fa, nel 1982.

«Di pazienti ne ho avuti tanti e talvolta mi ritrovo anche ad avere i figli di coloro che nei primi anni ‘80 erano fanciulli - ha sottolineato il medico - Sicuramente gli aneddoti più belli legati a questa professione sono quelli che si intrecciano con i pazienti. Tante volte sono entrati nel mio studio quasi piangendo per ringraziarmi di aver azzeccato la diagnosi o di avere risolto un loro grosso problema. Il grazie dei pazienti è sicuramente la gratificazione più grande per chi come me ha fatto di questa professione una ragione di vita. Purtroppo ad oggi il grazie non è più scontato. E poi ho visto famiglie crescere, aumentare, talvolta disfarsi e poi anche rimettersi insieme. Insomma il medico diventa un po’ come un prete, un confessore».

La decisione di abbandonare la professione non è stata indolore. «Me ne vado con il magone, nel vero senso della parola - ha continuato Acquati - Mi rendo conto che i miei pazienti avranno dei seri problemi. Questo passaggio era prevedibile ma c’è stata una notevole accelerazione con il Covid. Diciamoci la verità: per noi dottori sono stati tre anni massacranti. E non dal punto di vista medico perché non si visitava. Ma io passavo le mie giornate, durante la pandemia, tutto bardato e sempre al telefono o al cellulare o al pc per rispondere alla mail. Fisicamente non riuscivo più a reggere una situazione del genere».

Ed ora il dottore è pronto a partire per una lunga vacanza. «Fino a settembre sole, mare e buona cucina, poi vedremo...», ha concluso Acquati.

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