Dall'1 febbraio

In pensione il dottor Carlo Pozzoli, dopo oltre quarant’anni di servizio

Dal 1 febbraio ha cessato l’attività come medico di base iniziata nel 1979

In pensione il dottor Carlo Pozzoli, dopo oltre quarant’anni di servizio
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Dal primo febbraio il dottor Carlo Pozzoli ha riposto il suo stetoscopio e il camice bianco dopo una vita spesa sempre accanto ai suoi pazienti di Besana in Brianza. Un altro medico del paese ha cessato l’attività come medico di base.

In pensione il dottor Carlo Pozzoli, dopo oltre quarant’anni di servizio

«Vorrei ringraziare l’ex sindaco di Besana, Riva Giovanni, che mi ha assunto come medico condotto nel 1979.
Quali attività svolgeva?
«Assistevo i poveri del paese, facevo l’ambulatorio di Igiene per la compilazione dei certificati sanitari e praticavo vaccinazioni ai bambini. Ero coadiuvato da due validissime infermiere, Eva Mariotti e Germana Frigo. Svolgevo attività di medico scolastico, facevo educazione sanitaria: nelle materne insegnavo igiene orale, nelle elementari educazione alimentare e alle medie lezioni di pronto soccorso, alle superiori lezioni sugli effetti delle droghe. Ancora oggi ho nel cuore un paio di bambine di Villa Raverio e Zoccorino, morte in età scolare».

C’è qualche paziente che le ha lasciato un ricordo particolare?
«Ricordo Carlo Ratti, era una persona squisita dall’animo cordiale. Nando Pirola, il più grande assistente sociale che ho conosciuto. Con lui c’era una perfetta integrazione per garantire servizi sanitari e sociali a molte famiglie in difficoltà».

Nel Servizio Sanitario Nazionale quali ruoli ha svolto?
«Negli anni ‘80 sono stato responsabile dei medici di base della USSL 61 di Carate Brianza; grazie ai suggerimenti dell’amico dottor Stringi, ho stabilito per primo l’obbligo ai medici di base di effettuare un’ora di ambulatorio settimanale ogni cento pazienti. Ho proposto un ulteriore riconoscimento economico ai medici che dedicavano ulteriore 20 per cento delle ore settimanali ad appuntamenti con i propri pazienti. Criterio che è stato poi adottato anche da regione Lombardia».

Ci può raccontare della sua attività, i suoi ricordi...
«Ero uno dei pochi medici che effettuava l’ambulatorio il sabato per favorire le persone che lavoravano in settimana. Accettavo sempre tutti i pazienti in ambulatorio anche senza appuntamento, per facilitarne l’accesso».

E negli anni del Covid?
«Ho sempre visitato e curato senza paura molti pazienti Covid positivi senza mai ricoverarli in ospedale, anche nel periodo più critico e, per questo motivo, più volte ho finito l’ambulatorio oltre la mezzanotte. Ho visitato gratuitamente anche molti non miei pazienti Covid positivi, specie i no vax. Ho ritenuto vergognoso che queste persone fossero ritenute i diffusori del virus. Mi rendevo conto che la migliore medicina dei pazienti positivi era visitarli, curarli e tranquillizzarli».

Quale messaggio vuole lasciare ai suoi pazienti?
«Devo riconoscenza al dottor Mapelli, medico anestesista e assessore ai Servizi sociali di Besana per avermi insegnato che «nella vita talvolta il meglio è nemico del bene». Ciò significa che a volte il volere a tutti i costi il meglio può comportare la perdita del bene pre-esistente. Questa massima mi è costantemente presente ogni giorno nelle grandi e piccole scelte di vita. Mi è capitato di raccomandare a pazienti cardiopatici di smettere di correre sulle strade per migliorare le proprie prestazioni fisiche e questi hanno perso la vita quando bastava camminare».

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