L'ospedale non dimentica

La Cardioriabilitazione di Seregno intitolata a Norman Jones

La cerimonia ufficiale di intitolazione è prevista per la seconda metà del prossimo settembre.

La Cardioriabilitazione di Seregno intitolata a Norman Jones
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La Cardioriabilitazione dell’Ospedale di Seregno sarà intitolata a Kenneth Norman Jones, scomparso nel marzo dello scorso anno a causa del Covid.

La Cardioriabilitazione di Seregno intitolata a Norman Jones

La cerimonia ufficiale di intitolazione è prevista per la seconda metà del prossimo settembre. “Una bella iniziativa – sottolinea Mariangela Perego, l’attuale responsabile dell’Unità Operativa di Seregno -. La memoria è importante proprio per evitare di essere o diventare un ospedale che dimentica il proprio passato”.

Una lunga carriera

Della struttura di riabilitazione del Trabattoni-Ronzoni Jones era stato, dal 2005 al 2017 (quando era andato in pensione), primario amatissimo da collaboratori e pazienti. Così come era stato un punto di riferimento fondamentale per l'Ospedale di Seregno.

Da quando aveva lasciato l'attività in ospedale continuava a svolgere la sua professione nello studio medico di Inverigo, paese in cui risiedeva assieme alla moglie

Prima di giungere in via Verdi era stato dirigente cardiologo all'Ospedale Borella di Giussano e, prima ancora, specialista presso la struttura ospedaliera di Carate: tutti presidi conferiti all'allora Azienda Ospedaliera di Vimercate, per la quale aveva lavorato per 42 anni.

Gli studi di Norman Jones

Kenneth Jones era nato nel ’47 a Swansea in Galles, da padre gallese e madre friulana. Si trasferisce con la famiglia in Italia nella prima metà degli anni ’50, ancora bambino. Dopo aver frequentato il Liceo Parini a Milano, s’era iscritto a Medicina, all’Università degli Studi del capoluogo lombardo, dove si era laureato nel ’73 e, successivamente, specializzato in cardiologia.

"Al suo lavoro ha dato tutto"

Jones è stato sportivissimo: amava il calcio e il basket ed era un grande tifoso dell’Inter e dell’Armani. Ma è stato anche un uomo, un professionista – ricorda la figlia – che al “suo lavoro ha dato tutto, studiando e aggiornandosi in continuazione, anteponendo in ogni situazione la persona alla patologia”.
In sua memoria sono stati raccolti in questi mesi contributi in denaro, devoluti poi in beneficenza a diverse associazioni.

 

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