Carate Brianza

L’angelo dei bimbi profughi

Il caratese Zaccheo Moscheni a Rota Imagna gestisce da mesi una meravigliosa accoglienza

L’angelo dei bimbi profughi
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Quando Sasha vede Barbara le va incontro, la abbraccia, la tiene stretta e poi l’abbraccio si moltiplica perché arrivano altri bambini... Valentina, Sergej, Yuri si stringono tutti insieme.
Barbara è la vicesindaco di Rota Imagna, è sposata, ha due figlie di dieci e tredici anni. Dice: «Non avrei mai immaginato quello che è successo dalla fine di marzo in avanti, nove mesi fa. Questi bambini ci considerano la loro famiglia, le mie figlie è come se fossero loro sorelle».

La storia di 95 bimbi profughi ospiti nella bergamasca

Rota Imagna, come la sua vicesindaco, non avrebbe mai pensato a un’eventualità del genere. Quando i novantacinque orfani che arrivano dall’Ucraina, esattamente dal Donbass, se ne andranno, come sarà il paese?
Risponde il sindaco, Giovanni Locatelli: «Resterà orfano. Anche se i problemi non mancano, sia chiaro. Ma novantacinque bambini e ragazzi hanno riempito di vivacità il nostro paese, ci hanno offerto una prospettiva nuova. Poi c’è chi ha colto il messaggio vitale e chi no. Certo, occorre tanta pazienza perché alcuni ragazzi sono nella fase adolescenziale e non è facile tenerli a freno, a volte combinano guai e la gente si arrabbia».

La loro casa è diventata l'ex colonia e casa per vacanze Stella Alpina

È una mattina grigia e fredda di dicembre, nell’ex colonia brillano le luci dell’albero di Natale. L’ex colonia e casa per vacanze Stella Alpina è diventata la casa di questi bambini e delle educatrici che con loro sono arrivate a fine marzo dalla Polonia dopo un lungo viaggio che li aveva condotti fuori dal Donbass bombardato dai russi, all’inizio dell’invasione. Tutti pensavano, speravano, che sarebbe stata questione di poche settimane o di pochi mesi. Nove mesi dopo invece la situazione rimane tragica e i bambini dell’orfanotrofio sono ancora a Rota Imagna, il primo paese bergamasco che, in quella famosa riunione in prefettura il 20 marzo scorso ebbe il coraggio di offrirsi. Il sindaco Locatelli disse: «Gli orfani li prendiamo noi». Non sapeva nemmeno se lo Stato e la Regione lo avrebbero aiutato. E forse non si rendeva nemmeno pienamente conto di quello che li aspettava, anche dal punto di vista economico.

L’angelo dei bimbi profughi è caratese

Giovanni Locatelli, il suo collaboratore Zaccheo Moscheni, caratese, e la vicesindaco Barbara Bosè con tutto il Consiglio comunale fecero squadra, e vennero appoggiati dalla presidente del tribunale dei minori di Brescia che disse: «Questi bambini hanno subìto un trauma dopo l’altro, non si può aggiungere anche quello dello spezzettamento in tanti piccoli gruppi. Devono stare insieme».

Nella ex colonia in questo sabato senza scuola i bambini giocano fuori a pallavolo, stanno dentro nel grande atrio davanti ai computer, saltellano al tavolo da ping pong. Diverse bambine guardano sul grande schermo un film di animazione in treD. Dice il sindaco: «Questa ospitalità è una bellissima esperienza, ma come tutte le cose belle costa fatica; adesso i ragazzini sono novantadue, otto stanno a Bedulita e tredici a Pontida. Uno è partito verso gli Stati Uniti, il Maryland, perché la pratica di adozione era arrivata a conclusione quando gli orfani sono arrivati a fine marzo, mancava solo un perfezionamento. Qui da noi sono seguiti dai loro educatori arrivati dall’orfanotrofio, in più ci sono dodici nostri operatori - assunti dalla fondazione Lemine con contratto a termine - che si impegnano anche come interpreti, anche a scuola perché i ragazzi frequentano le elementari, le medie e il centro di formazione professionale di Brembate Sopra».

Una impresa faticosa ma ricca di soddifazioni

Uno sforzo economico notevole. I soldi sono stati anticipati dal Bim (consorzio del Bacino imbrifero montano) e dalla Caritas: 340 mila euro ogni tre mesi che vengono spesi dagli enti, ma che ricadono ancora sul territorio perché vanno ad operatori, albergo, personale, destinazioni ludiche... Dice Zaccheo Moscheni che segue da vicino tutta l’organizzazione della vita quotidiana: «I pensieri sono tanti. Quest’estate abbiamo organizzato un sacco di cose, dal castello di Malpaga alle piscine, alle Cornelle, ai parchi avventura, come quello di Torre Boldone e della Roncola... Quando salgono sugli alberi i ragazzi non vogliono scendere più. Ci sono i pensieri quotidiani. Nei giorni scorsi abbiamo avuto quaranta bambini che hanno preso l’influenza con la febbre alta, allora corri a cercare i pediatri... ne abbiamo portati ventitré dal dentista, abbiamo dovuto comprare le scarpe... tante cose ci vengono regalate, ma è un continuo pensare... i livelli di scuola sono quattro, dalla materna, alle elementari, media, superiori... In tanti ci danno una mano, certo. Il dottor Leonello Venturelli è stato encomiabile, i club Rotary, Lions, Kiwanis ci hanno pure dato tanti aiuti. La Fondazione della Comunità Bergamasca è sempre presente».
Sarà un Natale particolare per il paese in cima alla Valle Imagna. Un Natale pieno di bambini. Dice Barbara Bosè: «Dobbiamo considerare che sono tutti orfani, che hanno sofferto molto. Tutti hanno deficit di affetto, ma anche di regole. Con i più piccoli problemi non ce ne sono, stanno imparando anche l’italiano in fretta. Con i ragazzi di quattordici-quindici anni si sono avute difficoltà».

Le difficoltà con i più grandi

Che tipo di difficoltà? Furtarelli nei negozi, piccoli vandalismi. Qualche rete divelta per andare a rubare la frutta. L’ingresso abusivo nella discarica per andare a recuperare cellulari rotti che qualcuno riesce a ri-assemblare.
Zaccheo spiega che non è facile far capire ad alcuni ragazzi che queste cose, per quanto veniali, creano disturbi al paese, che oscurano un po’ tutto quello che si fa. Si rischia di creare un pregiudizio per cui ogni cosa diventa colpa degli orfani.

Cosa succederà a questi bambini e ragazzi

Dice il sindaco: «Dal punto di vista umano se dovessimo rifare questa scelta, la rifaremmo, è un’esperienza grande. La nostra grande preoccupazione è: che cosa succederà a questi bambini domani? Torneranno in Ucraina? Saranno adottati? Rientreranno nel territorio russo? Vede, loro sono del Donbass e parlano russo, ma si sentono profondamente ucraini, partecipano a loro modo alla resistenza contro l’invasore. Abbiamo avuto alcuni collegamenti con il presidente Zelenski e alcuni ragazzini piangevano e cantavano l’inno ucraino. È una situazione complessa. Questi bambini parlano russo, si sentono ucraini e sognano di andare a vivere negli Stati Uniti».

In Ucraina esistono seicento orfanotrofi, migliaia e migliaia sono i bambini orfani. Spiega la vicesindaco: «È una storia che si ripete. Spesso ci sono padri alcolizzati che abbandonano le mogli, le quali non sanno come fare per tirare grandi i bambini e li mettono negli istituti. È una catena. Abbiamo qui un bambino messo in orfanotrofio dalla madre, poi adottato da una famiglia ucraina e quindi respinto. È stato adottato una seconda volta e di nuovo rispedito in orfanotrofio. Come potrà sentirsi questo bambino? Tutti hanno bisogno di abbracci, di carezze, è incredibile quanta tenerezza chiedono e quanta ne danno. Ci sono diverse famiglie della valle che vogliono aiutare. Adesso esiste la possibilità per le famiglie di avere ospiti i bambini ucraini nel fine settimana, è un servizio organizzato dall’Azienda speciale consortile Valle Imagna-Villa d’Almè».

L’Italia li ha accolti, Rota Imagna li ha «adottati». Loro lo sanno. Per questo accolgono ogni italiano, anche sconosciuto, con sorrisi e abbracci.
Per questo la garante ucraina degli orfani, Yulija e la direttrice dell’orfanotrofio, Galina, dicono: «L’accoglienza dell’Italia, della Valle Imagna è stata bellissima, noi siamo molto grati. Il nostro Natale ortodosso è il 6 di gennaio, ma quest’anno lo festeggeremo con voi, il 25 dicembre, perché non avrebbe senso fare due cose separate, perché è bello pensare che si possa stare insieme in un momento così importante».

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