Nelle parrocchie calano tutti i sacramenti e sono sempre meno i matrimoni religiosi
I dati della Comunità pastorale confermano una flessione, in particolare, dei battesimi. Stabili i funerali
Prosegue la diminuzione dei sacramenti amministrati nelle sei parrocchie cittadine, in particolare i matrimoni, pressoché stabile il numero dei funerali.
Nelle parrocchie calano tutti i sacramenti e sono sempre meno i matrimoni religiosi
Emerge dai dati della Comunità pastorale San Giovanni Paolo II del 2024, forniti dal parroco monsignor Bruno Molinari. Nel dettaglio 200 battesimi, 297 prime comunioni, 304 cresime (13 per gli adulti), 36 matrimoni e 418 funerali.
I dati a disposizione offrono la possibilità di un confronto con l’andamento degli ultimi sette anni, dal 2018.
I battesimi sono scesi da 246 a 200, con un «picco» negativo nel 2020 (erano 116) nell’anno della pandemia. La flessione è sicuramente conseguenza della diminuzione delle nascite, anche se potrebbero non rispecchiare la statistica civile perché fra i neonati dell’anno ci saranno sicuramente famiglie non praticanti o che abbracciano altre confessioni religiose.
Le prime comunioni erano 394 nel 2018, nel 2024 sono quasi un centinaio in meno: un dato destinato a calare, sempre più nel tempo, con la decrescita dei battesimi.
Discorso analogo per le cresime, che sette anni fa erano 359 (lo scorso anno 55 in meno). Diverso il tema delle cresime degli adulti, che seguono un andamento discontinuo di difficile spiegazione: 13 nel 2018, 7 l’anno successivo, una nel 2021 prima di risalire a 18 nel 2023 fino a 13 nello scorso anno.
Un dato che conduce a una profonda riflessione è quello dei matrimoni, la cui evidente diminuzione può essere collegata alla progressiva diffusione delle libere unioni, ma anche alla trasformazione del processo di transizione alla vita adulta con percorsi diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente per uscire dalla famiglia d’origine era legato alla creazione di una nuova attraverso le nozze. La convivenza «more uxorio» è preferita al matrimonio. Altre motivazioni possono essere legate a lavoro, studio e autonomia, ma anche a una «società instabile» che non genera figli né progetti di lungo periodo.
Scorrendo i dati emerge che i matrimoni nel 2003 erano 211, di cui 137 religiosi e 74 civili: questi ultimi hanno iniziato a prevalere sulle nozze in chiesa dieci anni dopo, 70 civili contro 53 religiosi. E’ stato l’avvio di una tendenza e di disaffezione all’unione di coppia legata dal vincolo matrimoniale.
Capitolo funerali: sono passati da 433 nel 2018 a 438 nel 2023 e 418 lo scorso anno, con un record negativo di 513 nel 2020 in piena pandemia).
Dalla consultazione dei dati è interessante quello della Basilica San Giuseppe, non riscontrato nelle cinque parrocchie, in ordine all’unzione degli infermi: da 75 (2018) a 48 (2024). E per la chiesa madre spicca il dato negativo di appena sette matrimoni, giustificato dal prevosto con «i continui lavori che hanno interessato per quasi un anno la chiesa. Così molte coppie hanno scelto Santa Valeria o altri Santuari della zona».
«Siamo in una società senza grandi prospettive: culle vuote, case di riposo piene e tante paure»
Il prevosto, monsignor Bruno Molinari, nel commentare i dati statistici delle sei parrocchie locali ha preso spunto dalle parole pronunciate nell’omelia di fine anno, in Basilica, durante la messa del Te Deum di ringraziamento.
«Possiamo pensare all’anno che finisce e a quello che sta per cominciare come a un grembo inaridito e improduttivo di speranze vere - il pensiero del sacerdote - Festeggiamo e ci facciamo gli auguri, ma forse con dentro la convinzione che niente potrà cambiare davvero. E’ quasi un ritornello ormai sentire e dire che il nostro Paese, l’Europa, l’Occidente sono invecchiati. Siamo in una società senza grandi prospettive: culle vuote e case di riposo piene; pochi matrimoni e grande instabilità affettiva; lavoro problematico per molti e giovani che emigrano; povertà vecchie e nuove in aumento; tempo di guerre distruttrici».
A giudizio del prevosto «tante paure e poca fiducia. Anche nelle nostre chiese - dove in questi ultimi anni tanti posti sono rimasti vuoti - è come un deserto che avanza inesorabilmente. Così, perfino noi cristiani restiamo increduli davanti alle benedizioni che Dio comunque ci regala. In questo panorama i nostri auguri rischiano di diventare muti e insignificanti, non crediamo che possano servire davvero, al di là delle convenienze sociali».