No all'aborto, l'infermiere della clinica Zucchi ospite a La Zanzara
Giorgio Celsi, intervistato da Giuseppe Cruciani su Radio 24, ha presentato la campagna contro la 194: "Un cuore che batte".
Con in mano il feto ribattezzato «Michelino», simbolo della campagna anti-aborto «Un cuore che batte», l’infermiere della Clinica Zucchi Giorgio Celsi è finito in settimana al centro di un’infuocata puntata de «La Zanzara», uno dei programmi radiofonici più ascoltati d’Italia.
L'infermiere anti abortista e la campagna Un cuore che batte
Ospite di Giuseppe Cruciani negli studi milanesi di Radio 24, il presidente dell’associazione «Ora et labora in difesa della vita» per l’abolizione della 194 è stato «punzecchiato» per un quarto d’ora abbondante e poi duramente contestato dalla giornalista e scrittrice, l’ultra femminista Annarita Briganti e da David Parenzo, che affianca Cruciani nella conduzione dell’irriverente programma radiofonico.
Celsi ha saputo però tenere «testa» ribadendo i valori cardine della sua battaglia che, da anni, lo vede protagonista fuori dalle cliniche e dagli ospedali d’Italia e della Lombardia per ribadire il suo «no» deciso alla pratica dell’aborto considerata «un genocidio».
L’infermiere, che lavora da anni alle dipendenze degli Istituti clinici «Zucchi» in città, è stato ospite per promuovere l’ultima campagna del movimento Pro Vita a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dai gruppi anti-scelta che ha raccolto più di centomila firme. Una donna con il proprio corpo può fare quello che vuole, ma per impedirle di abortire i medici saranno obbligati a far sentire alla paziente il battito del feto.
«Fate ascoltare il battito del feto prima dell’aborto...»
«Il medico che effettua la visita che precede l'interruzione volontaria di gravidanza - ha spiegato Celsi - è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».
Solo dopo questi due passaggi si potrebbe poi abortire. L'iniziativa era partita proprio da Celsi:
«Noi scegliamo la vita: l’aborto è un assassinio e deve essere sempre vietato. La Legge 194 è peggio di quello che ha fatto il nazismo con un genocidio quotidiano di bambini», ha ribadito imperterrito l’infermiere caratese mentre la voce fuori campo di Parenzo lo bollava come «il matto di giornata».
«Gli italiani dovrebbero sapere che se incontrassero in corsia un infermiere come questo sarebbe meglio per loro finire all’obitorio: la donna decide, questa è la straordinaria legge italiana» gli ha rinfacciato Parenzo.
«Sbandiera un pupazzetto di fronte a donne che devono prendere una decisione difficilissima», lo ha contestato l’ultrafemminista Briganti.
Senza riuscire però a far smuovere le convinzioni granitiche di Celsi che ha ribadito il «no fermo» all’aborto anche in caso di stupro:
«In Italia siamo tutti contrari alla pena di morte: non la si dà allo stupratore, ma la si può dare al bambino...».