Civiltà

Ospedali aperti ai parenti, vittoria di Salvagente

La battaglia è partita da Monza: approvato un emendamento per le visite ai propri cari

Ospedali aperti ai parenti, vittoria di Salvagente
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Una vittoria di civiltà: gli ospedali saranno aperti alle visite. I parenti dei malati ricoverati in ospedale e nelle Rsa potranno entrare a visitare i loro cari con una permanenza in struttura di almeno 45 minuti.

Ospedali aperti

La battaglia partita da Monza grazie a Mirko Damasco e alla sua Onlus Salvagente che qualche settimana fa aveva protestato davanti all’ospedale San Gerardo, giovedì è stata vinta. «In Commissione Affari Costituzionali, si è conclusa una battaglia durata mesi per ripristinare un diritto. È stato infatti approvato un emendamento relativo all’accesso dei parenti nei reparti di degenza ospedaliera che, dopo i passaggi in Senato e alla Camera nei prossimi giorni, diventerà finalmente legge», ha annunciato commosso Damasco che in passato per questo obiettivo aveva anche intrapreso lo sciopero della fame. L’emendamento, presentato da Italia Viva su continua sollecitazione di Salvagente Italia, ha così l’obiettivo di regolamentare gli accessi ai parenti dei degenti in strutture ospedaliere, Rsa, Rsd e sale parto, togliendo la discrezionalità ai direttori sanitari di poter limitare le visite.

Cosa succederà adesso

Dal 10 marzo 2022 sarà quindi garantito in tutta Italia un accesso giornaliero in reparto (con visite di almeno 45 minuti), senza possibilità da parte dei direttori sanitari di impedirlo, a condizione che sia avvenuto il completamento del ciclo vaccinale primario con guarigione (previo tampone negativo) o il completamento del ciclo vaccinale primario + dose booster (senza la necessità del tampone). Tra coloro che si sono spesi per questo risultato anche il professor Alberto Giannini, primario della Terapia Intensiva Pediatrica degli Spedali Civili di Brescia, che ha dimostrato, numeri e dati alla mano, il non senso di vietare le visite ai parenti e allo stesso tempo i benefici di questa pratica. Anche perché in Italia la percentuale delle terapie intensive e dei reparti aperti è solo del 2 percento, in Norvegia e Svezia invece del 100 percento. «In Francia, in caso di bambino ricoverato è la normalità fare entrare da lui anche i fratelli, in Italia sembra utopistico - aggiunge il monzese Damasco nel ringraziare la presidente della Commissione Sanità del Senato Annamaria Parente e l’onorevole Lisa Noja - Senza di loro non avremmo vinto questa battaglia di civiltà. L’amore è cura e aiuta nel processo di guarigione. Questa vittoria la dedichiamo a tutti coloro i quali hanno visto soffrire un loro caro senza potergli stringere la mano. D’ora in poi non succederà più».

Battaglia appoggiata da Italia Viva

Soddisfatta anche la sezione monzese di Italia Viva con Francesca Pontani che commenta: «Ci hanno raccontato storie di dolore e solitudine inaccettabili, siamo contenti di aver contribuito a questo risultato, così è stato ristabilito un diritto». Ora da sistemare resta solo una piccola «stortura» e cioè il fatto che un guarito dal Covid con due dosi di vaccino (il cui Green pass è illimitato come per chi ha la dose booster) non sia equiparato a chi ha tre dosi e debba invece ogni volta sottoporsi al tampone pur avendo minori possibilità di riprendere il Covid rispetto a un solo vaccinato.

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