Nuova tecnica

Pazienti Covid gravi, il San Gerardo fa scuola con la “Posizione del pensatore di Rodin”

Chiamata così dai medici della Rianimazione della ASST Monza è una tecnica che nei pazienti Covid più gravi permette un rapido e significativo miglioramento della saturazione di ossigeno.

Pazienti Covid gravi, il San Gerardo fa scuola con la “Posizione del pensatore di Rodin”
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È stata chiamata la “Posizione del pensatore di Rodin”, in analogia alla celeberrima statua esposta nell’omonimo museo parigino. Si tratta di una tecnica che nei pazienti Covid più gravi permette un rapido e significativo miglioramento della saturazione di ossigeno.

Pazienti Covid gravi, il San Gerardo fa scuola con la “Posizione del pensatore di Rodin”

A sperimentarla sono stati i medici del San Gerardo: i risultati dello studio pubblicati sull’American Journal of Respiratory and Critical Care medicine.

In sostanza si tratta di una posizione alternativa a quella della pronazione di cui spesso abbiamo sentito parlare e che viene praticata in ospedale nei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva e non. Il paziente in sostanza, a differenza della pronazione, resta seduto accanto al letto con braccia e torace appoggiate al materasso.

“All’inizio della pandemia - spiega il prof. Giuseppe Foti, Direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza della ASST Monza e professore associato di Anestesiologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca - quando eravamo sommersi dai pazienti Covid,
dovevamo trovare un modo per migliorare la saturazione di ossigeno di questi pazienti che fosse facilmente applicabile nei reparti di degenza. Sicuramente il casco Cpap, che mi piace ricordare è stato proposto e studiato già molti anni fa dal nostro gruppo e ora è utilizzato in maniera estensiva sia in Italia sia all’estero, ci ha dato una grande mano, ma si tratta di una tecnica che richiede un certo carico assistenziale, richiede competenze specialistiche e non è sempre facilmente tollerata per lungo tempo dai pazienti”.

La pronazione

I clinici hanno allora deciso di applicare una tecnica che da anni è consolidata in terapia intensiva nei pazienti sedati ed intubati: la posizione prona.
“L’abbiamo dunque applicata invece nel paziente sveglio ricoverato nel reparto di degenza ordinaria. L’effetto è stato immediatamente evidente: la saturazione di ossigeno dei pazienti migliorava in maniera molto vistosa e clinicamente significativa. Non c’è voluto molto a
convincere tutti i colleghi dell’ospedale, non specialisti e non abituati a queste tecniche, che era utile. Anzi devo dire che è stata proprio accolta con entusiasmo e rapidamente implementata nella routine clinica. Dopo aver pubblicato i risultati di questa strategia su
Lancet, sono usciti oltre 100 lavori scientifici provenienti da tutto il mondo sull’argomento”.

Di recente è stato pubblicato uno studio multicentrico internazionale che è riuscito a dimostrare che la posizione prona in respiro spontaneo nei pazienti con polmonite Covid è in grado di ridurre il ricorso all’intubazione endotracheale e al ricovero in terapia intensiva. È stato anche dimostrato che la posizione prona è tanto più efficace quanto più precocemente applicata e quanto più a lungo è mantenuta nell’arco delle 24 ore. Viene indicato un periodo ottimale di almeno 8 ore nell’arco della giornata.

La "Posizione del pensatore di Rodin"

“Malgrado questi ottimi risultati - continua Foti - i miei collaboratori hanno comunque notato che talvolta può non essere semplice mantenere la posizione prona per periodi prolungati. Hanno pertanto pensato ad una posizione alternativa che potesse mantenere gli stessi vantaggi della posizione prona e fosse più facilmente tollerata dal paziente. Il paziente si trova seduto a fianco del letto con le braccia e il tronco appoggiati sul materasso in maniera da assumere una posizione semiprona e l’hanno chiamata “Posizione del pensatore di Rodin”. Anche in questo caso si è osservato un rapido e significativo miglioramento della saturazione di ossigeno che ha immediatamente ottenuto il consenso dei pazienti e degli operatori sanitari”.

I risultati pubblicati su una rivista internazionale

I risultati di questo studio sono stati pubblicati a fine 2021 sulla prestigiosa rivista American Journal of Respiratory and Critical Care medicine. Al momento non è ancora possibile dire se questa strategia è in grado di ridurre il ricorso al ricovero in terapia intensiva e
all’intubazione tracheale. Per saperlo sarà necessario effettuare ulteriori studi multicentrici.
“Quello che però posso dire sin da ora è che la tecnica ha affiancato e sta soppiantando la tecnica di pronazione nella gestione dei pazienti con polmonite Covid nei reparti di degenza ordinari in quanto più tollerata dai pazienti”.
A questo punto una domanda sorge spontanea: ma queste tecniche di posizionamento devono essere applicate solo in ospedale o potrebbero essere applicate anche a domicilio nelle fasi più precoci della malattia?

“Certamente sì, potrebbero essere facilmente applicate anche a casa e non riesco proprio ad immaginare come potrebbero essere di alcun nocumento. Molti di noi assumono regolarmente la posizione prona durante il sonno. Ovviamente quello che non sappiamo è
se tali tecniche potrebbero avere un effetto positivo sul decorso della malattia. Certamente credo varrebbe davvero la pena studiarne l’effetto anche in questi settings”.

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