Nuovo capitolo della vicenda

Realdino, frana e strada chiusa. Il Consiglio di Stato sospende la diffida notificata dal Comune

Riformata la sentenza del Tar che a luglio aveva dato torto al privato.

Realdino, frana e strada chiusa. Il Consiglio di Stato sospende la diffida notificata dal Comune
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"Gli accertamenti tecnici svolti dal Comune" sullo smottamento verificatosi a Realdino nel novembre 2019 sono stati "effettuati senza garantire la presenza" dei proprietari del terreno. E, per di più, l’atto di diffida del responsabile di settore nel marzo scorso è stato notificato nello stesso giorno in cui il privato - che non era stato interpellato in occasione dei sopralluoghi - aveva presentato richiesta di accesso agli atti in Municipio per poter produrre la propria difesa.

Realdino, frana e strada chiusa. Il Consiglio di Stato sospende la diffida notificata dal Comune

E’ una vera e propria «bocciatura» dell’iter procedurale seguito dal Comune quella pronunciata nei giorni scorsi dalla quinta sezione del Consiglio di Stato che in appello ha dato ragione ai proprietari dell’area - assistiti dagli avvocati Giordano Freti, Paola Tarquinio e Maria Daniela Sacchi dello Studio Legale Associato Colombo Freti - riformando così la sentenza di luglio con la quale il Tar della Lombardia si era pronunciato dichiarando, di fatto, che il Comune avesse prodotto un’adeguata istruttoria per dimostrare che "lo smottamento aveva avuto origine nell’area dei ricorrenti" e che, dunque, il ripristino della viabilità e la sistemazione dello smottamento franoso toccasse al privato.
L’ordinanza del Consiglio di Stato rimanda invece ora al Tribunale amministrativo lombardo la fissazione dell’udienza di merito sospendendo l’efficacia degli atti e dei provvedimenti emessi dal Comune nei confronti dei privati per la messa in sicurezza dell’area.

Lo smottamento del costone roccioso, come si ricorderà, si era verificato il 15 novembre 2019 in seguito alle abbondanti precipitazioni che avevano interessato tutta l’alta Brianza.
Il giorno successivo - il 16 novembre - il sindaco aveva firmato l’ordinanza che, per ragioni di incolumità pubblica, disponeva il divieto di transito a mezzi e persone lungo la ciclopedonale, nel tratto che collega con via Sette Gocce, poi transennata con la posa di cartelli e di barriere new-jersey in cemento che ancora oggi, a distanza di quasi due anni, non consentono di percorrere la via comunale.
Il successivo sopralluogo tecnico congiunto del personale dell’ufficio Tecnico e del Parco regionale della Valle del Lambro effettuato a metà dicembre aveva poi confermato lo smottamento originato dal terreno privato a monte, sovrastante e prospiciente il tratto di strada comunale.
Di qui la successiva notifica del provvedimento di diffida per la messa in sicurezza dell’area privata al proprietario dell’appezzamento che, niente affatto convinto, aveva deciso di presentare ricorso al Tar, impugnando il provvedimento dell’Amministrazione comunale che gli intimava la realizzazione delle opere descritte a sue spese sollevando una serie di puntuali obiezioni dinanzi al Tribunale amministrativo fra le quali appunto la contestazione che fosse stato «leso l’interesse alla partecipazione al procedimento». Contestazioni che l’altra settimana il Consiglio di Stato ha ritenuto invece fondate riconoscendo che l’iter procedurale seguito dal Comune non è stato corretto.

Ora si attende l'udienza del Tar della Lombardia

Il «braccio di ferro» legale ora torna al Tar della Lombardia per l’udienza di merito rimandando di fatto ancora l’attesa riapertura della strada sovrastante il costone franato. La vicenda della strada interrotta da ormai quasi due anni era finita sui banchi del Consiglio comunale con un’interrogazione a firma del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Luca Riva

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