Si intascò i soldi della scuola versandoli sul suo conto, l'avvocato: "Restituirà tutto"
L'ex assistente amministrativa è accusata di peculato, all'udienza preliminare scuola e Ministero non si costituiscono parti civili

Giovedì 23 aprile, al Tribunale di Monza si è svolta l'udienza che vede protagonista Francesca De Caria, 54 anni, accusata di essersi intascata quasi 156mila euro in tre anni, con una serie di bonifici - ben 113 - tramite i conti in uso all'istituto comprensivo Don Beretta di Paina di Giussano. Nell'udienza preliminare nè la scuola nè il Ministero si sono costituiti parti civili.
L'udienza preliminare
Nè l’istituto comprensivo don Rinaldo Beretta nè il Ministero si sono costituiti parti civili nell'udienza preliminare che coinvolge l’ex assistente amministrativa, Francesca De Caria, 54 anni, accusata di essersi intascata quasi 156mila euro in tre anni, con una serie di bonifici - 113 - tramite i conti in uso all'istituto comprensivo Don Beretta di Paina. L’udienza si è svolta giovedì 23 aprile al Tribunale di Monza e ora bisognerà aspettare fino al 13 novembre per la prossima, nel frattempo però il 27 maggio ci sarà l’udienza di conversione del sequestro al tribunale della sezione civile.
Per tre anni ha versato somme della scuola sui suoi conti
L’ex dipendente si sarebbe appropriata delle somme di denaro predisponendo ed eseguendo mandati di pagamento privi di «giustificazioni o adeguate causali», tra gli anni 2021, 2022 e 2023. De Caria, nell’espletare la sua funzione di assistente amministrativa di ruolo, facente funzioni di Direttore dei servizi generali e amministrativi, aveva prodotto numerosi mandati di pagamento, successivamente inviati per la firma alla dirigente scolastica relativi a prestazioni di servizi o acquisti di beni mai effettuati o a rimborsi e restituzioni di risorse pubbliche mai avvenute. Nessuna documentazione giustificativa di questi pagamenti è stata reperita, così come non risulterebbero tracce delle fatture nel registro fatture della scuola.
Già condannata dalla Corte dei Conti, ora deve rispondere in sede penale e civile
La donna di Seregno è già stata condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia al risarcimento, ma ora deve rispondere in sede penale per l’accusa di peculato; avrebbe voluto patteggiare, ma la pena da concordare con la Procura per peculato prevede la restituzione delle somme che si intendono sottratte, cosa impossibile da verificarsi perché i suoi conti correnti sono stati sequestrati.
L'avvocato che la difende
«Abbiamo dovuto scegliere come alternativa il processo con il rito abbreviato - ha precisato il suo avvocato, Elisa Grosso - Non si è potuto patteggiare poichè mancava il requisito del risarcimento; tutti i beni sono stati sequestrati per evitare che si disperdessero, ma la mia assista si è dichiarata sin da subito disponibile a risarcire fino all’ultimo centesimo. Ha spiegato di avere avuto delle difficoltà economiche importanti, ma non si vuole sottrarre alle sue responsabilità. Il 27 maggio in sede civile ci sarà l’udienza per la conversione del sequestro che servirà per ristorare il danno».
L’avvocato difende anche i familiari di De Caria, coinvolti a quanto pare inconsapevolmente a causa dei conti coentestati: «I familiari erano del tutto ignari delle operazioni sui conti e l'accusa di peculato è da escludere nei loro confronti».
Ma a decidere sarà comunque il giudice nella prossima udienza a novembre.