Cantiere sotto sequestro

"Verde Manara", le famiglie rimaste senza casa dovranno attendere l'estate per le sentenze

Ieri, lunedì, nuova udienza sul caso mazzette: parola agli avvocati di parte civile dei condomini beffati e ad alcuni legali delle difese. Intanto abbiamo raccolto le storie degli acquirenti

"Verde Manara", le famiglie rimaste senza casa dovranno attendere l'estate per le sentenze
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E’ prevista una decisione «estiva» per il processo sull’urbanistica di Usmate Velate.

"Verde Manara", le famiglie rimaste senza casa dovranno attendere l'estate per le sentenze

Al termine dell’udienza celebrata ieri, lunedì, a palazzo di giustizia di Monza, infatti, il gup Silvia Pansini ha aggiornato il procedimento al prossimo 20 giugno. In quella data il tribunale potrebbe pronunciarsi sulle richieste di condanna a carico degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, sui patteggiamenti e sui possibili rinvii a giudizio per coloro che hanno scelto di discutere l’udienza preliminare ed eventualmente affrontare il giudizio ordinario.

Ieri è stato il turno delle repliche del Pubblico ministero, di alcuni avvocati di parte civile che rappresentano i promissari acquirenti del cantiere «Verde Manara» e di alcuni legali delle difese. Ascoltate le ulteriori conclusioni, il giudice per l’udienza preliminare ha disposto un rinvio «lungo» al mese di giugno.

Nei confronti di Antonio Colombo, l’ex funzionario dell’Ufficio ambiente e territorio del Comune, al centro del processo, e che ha scelto il rito abbreviato con altri tre imputati, il Pubblico ministero Carlo Cinque, rappresentante dell’accusa, ha chiesto nel corso del procedimento la condanna a 8 anni di reclusione. Rispettivamente 4 anni e mezzo, 2 anni e 9 mesi e 1 anno e mezzo di reclusione sono stati chiesti invece per gli imprenditori Galdino Magni, Antonella Cantù e Donato Magni.
Diversa la scelta processuale fatta da altri imputati coinvolti, a partire dal costruttore di Imbersago Alberto Riva, che ha scelto di discutere l’udienza preliminare e per il quale potrebbe appunto essere pronunciato il rinvio a giudizio all’inizio dell’estate. Contro Colombo, invece, l’Amministrazione comunale si è costituita parte civile ed è pronta a chiedere un risarcimento danni.

Le storie degli acquirenti

«Siamo finiti in un limbo, senza case e senza soldi. E, peggio ancora, siamo stati abbandonati dalle istituzioni». E' questo il grido d'aiuto che si alza da «Verde Manara», il complesso residenziale di via Villaggio dei Pini a Usmate Velate, posto sotto sequestro dallo scorso 17 luglio, nel quale avrebbero dovuto trovare sistemazione 24 famiglie.

Condizionale d'obbligo, purtroppo, perché il loro sogno di trovare casa in un angolo verde della Brianza è diventato un incubo, schiacciato dal peso dell'inchiesta sul mattone che da oltre un anno sta tenendo il paese e il Comune con il fiato sospeso. Come detto il procedimento è stato aggiornato al 20 giugno prossimo. Intanto abbiamo raccolto le loro storie.

«Non possiamo permetterci nulla per il futuro»

Quando a soli 23 anni aveva deciso di comprare casa, tra rinunce e sacrifici, mai avrebbe pensato che il suo futuro sarebbe stato ipotecato in questa maniera.

«Ero orgogliosa di me, perché sentivo che quella decisione era un grande passo fatto di enormi responsabilità - racconta una delle inquiline beffate del “Verde Manara” - Per comprare casa ho lavorato sodo mentre studiavo e anche i miei genitori avevano messo da parte i loro sogni per poter contribuire al mio. Oggi però tutto si è sgretolato. Perché nonostante siano passati quattro anni e io abbia versato caparre importanti, sono ancora senza casa. E non posso permettermi di fare altri progetti».
Non è tutto. Perché insieme alla ragazza sarebbe dovuto andare a vivere anche il compagno, che dallo scorso anno soffre di una disabilità che lo ha costretto sulla sedia a rotelle.

«Avevamo progettato la casa perché ovviamente fosse a misura delle sue esigenze - prosegue - E tutto questo ha avuto un costo superiore. Tutto però sembrava procedere bene, a luglio mi ero anche licenziata dal vecchio posto di lavoro perché con la casa nuova mi stavo avvicinando anche a un nuovo impiego nelle vicinanze. Il 16 dello stesso mese firmiamo la compravendita definitiva dell’arredo; il 17 ecco la sorpresa dei sigilli alle porte del cantiere. E’ stata una notizia devastante, quando ce l’hanno detto ci è crollato il mondo addosso. Da un momento all’altro ci siamo trovati nella necessità di trovare una sistemazione che allo stesso tempo fosse anche adeguata al mio compagno. Ma soldi non ce n’erano, perché tutto era stato investito qui, nel progetto di una vita. E invece oggi ci troviamo senza niente: soldi, casa e risposte».

Ed è proprio questo l’aspetto che fa più male: «Trovarsi in questa situazione è stata una batosta, ma la cosa che fa più male è la totale assenza di tutele da parte delle istituzioni. Mi aspettavo che almeno si interessassero a quello che stavamo vivendo e invece nulla. Mi sono sentita completamente abbandonata dal Comune che non ha mostrato la minima empatia nei nostri confronti e nessuno vuole prendere le proprie responsabilità. In questo momento siamo impotenti: riavremo la casa? Riavremo i soldi? Non lo so. Non so nemmeno se riavremo indietro il nostro futuro...».

«Doveva essere il posto per costruire una famiglia...»

«Qui avevamo visto il posto giusto per poter crescere nostra figlia. E invece stiamo vedendo il nostro sogno andare in mille pezzi».
E’ un’altra giovane coppia quella che racconta il proprio dramma di fronte ai cancelli sigillati del «Verde Manara». Un progetto di vita ipotecato per non si sa quanto tempo.
«Ci siamo trasferiti in queste zone per motivi di lavoro - raccontano - Abbiamo cercato a lungo, ma alla fine avevamo deciso di investire qui i nostri risparmi e il nostro futuro. Si trattava di un’operazione importante, affrontata ovviamente con tutta la serietà del caso. Anche perché nel frattempo avevamo deciso di mettere su famiglia, con una bimba che sarebbe dovuta nascere nella nuova casa».

Purtroppo le cose andranno diversamente: «Tutti i tasselli si stavano allineando al posto giusto. Fino al 17 luglio scorso, quando la notizia del sequestro è arrivata come una doccia ghiacciata. Avevamo già chiuso l’affitto della casa precedente visto che per settembre ci avevano detto che saremmo entrati nel nuovo appartamento. Stavamo per diventare in tre e non potevamo permetterci di aspettare altro tempo. Senza contare che avevamo già pagato tutti i mobili».

E anche per loro si sono disgraziatamente aperte le porte di quel limbo: «Siamo sospesi, senza nessuna garanzia del futuro. Non è una questione breve, sappiamo che ci vorrà molto tempo. Ma non sappiamo cosa succederà alla nostra casa. A livello psicologico questa situazione si sta facendo sentire, perché in questo progetto abbiamo messo tutto a livello di soldi, tempo, energie, risorse. In tutto questo però il Comune e le istituzioni non ci sono mai venuti incontro: ci siamo sentiti abbandonati. L’impressione è che nulla sia stato fatto da chi ne avrebbe le possibilità. Anche a parole si poteva fare di più. Invece al di fuori di qualche freddo comunicato stampa non abbiamo mai percepito della reale empatia o solidarietà da parte dell’ente pubblico. Vedremo come si evolverà la situazione, possiamo solo aspettare purtroppo. Ma la sfiducia verso le istituzioni, vista com’è andata fino a oggi, cresce ogni giorno che passa».

«Viviamo in tre “accampati” in casa dei genitori»

Quello riposto nel «Verde Manara» non era solo il sogno di una giovane famiglia. Ma anche e soprattutto quello di una bambina, che da tempo aspettava con trepidazione di entrare nella sua prima cameretta.

«Sembra una piccolezza, ma non lo è affatto - racconta una delle inquiline beffate - Avevamo deciso di trasferirci qui a Usmate Velate perché arrivando da fuori avevamo trovato qui un bellissimo angolo di Brianza in cui proseguire la nostra vita. Anche nostra figlia non vedeva l’ora perché voleva finalmente avere una cameretta tutta sua. Ci ha fantasticato tante volte e sembrava davvero arrivato il momento tanto atteso. Invece tutto si è sgretolato sotto ai nostri occhi. Non potevamo credere a quello che stava accadendo».

Per la coppia, però, inizia un periodo a dir poco complicato alla ricerca di una nuova sistemazione: «In vista della consegna della nuova casa ormai imminente non ci siamo imbarcati in affitti o altre soluzioni, così ci siamo rivolti ai miei genitori. Solo che le poche settimane oggi sono diventate quasi un anno. E ovviamente la situazione non è semplice da gestire, perché da tre anni di fatto siamo “accampati” in tre in una stanza ricavata all’interno della loro abitazione: è una situazione che logicamente complica le cose anche a livello personale e relazionale. E il problema è che non solo non sapremo per quanto tempo andrà ancora avanti questa situazione, ma non possiamo nemmeno fare grandi programmi per il futuro. Siamo letteralmente appesi, ormai abbiamo perso ogni certezza».

Sacrifici che hanno coinvolto, come detto, anche la piccola di casa: «Avevamo già iscritto nostra figlia anche all’asilo qui a Usmate e la scorsa estate avevamo avuto anche modo di conoscere le insegnanti. Per lei era un nuovo inizio ed era ansiosa di conoscere nuovi amici e nuovi compagni. Invece tutto è stato rimandato a chissà quando. E non è nemmeno facile spiegarle cosa sta accadendo, perché è costretta a rinunciare ai propri piccoli sogni. L’unica nota per certi versi lieta di questa situazione è che c’è tanta solidarietà tra noi acquirenti che stiamo vivendo storie diverse, ma così tremendamente simili».

«Avevo convinto a trasferirsi in Brianza anche i miei genitori»

Quella casa nel verde l’avevano adocchiata quando ancora non era stato spostato un metro di terra. E da più di tre anni facevano avanti e indietro per vedere il loro progetto di vita prendere forma. Invece, quando tutto sembrava ormai pronto, ecco che il loro sogno si è sgretolato sotto gli occhi. Ma oltre al danno, anche la beffa. Perché in Brianza non si sarebbero dovuti spostare solo loro, ma anche i genitori.

«Noi arriviamo da Milano e avevo convinto anche i miei genitori, dopo 50 anni di vita a Sesto San Giovanni, a seguirmi qui - racconta Antonino insieme alla moglie Silvia - Per loro avevo trovato un bell’appartamento a Vimercate; dovendo noi andare ad abitare a Usmate Velate sarebbe stato comodo per tutti. Sembrava tutto perfetto, poi è arrivato quel 17 luglio cosi "assurdo". Proprio quella mattina i miei avevano firmato il preliminare della nuova casa, poi al pomeriggio dello stesso giorno ecco la sorpresa dei sigilli e del sequestro di quella che sarebbe dovuta essere la nostra casa al “Verde Manara”. Non potevamo crederci, pareva uno scherzo: siamo passati dalle risate alle lacrime nel giro di mezza giornata».

E invece, purtroppo, era tutto vero: «Dopo averli sradicati da Sesto, i miei stavano per essere abbandonati a se stessi in Brianza, perché noi non avevamo più una casa in cui andare - proseguono - E pensare che su quel cantiere a Usmate ci avevamo messo gli occhi quando c’era la vecchia villa che ancora doveva essere demolita. Abbiamo cullato questo sogno dal giorno uno, perché siamo stati tra i primi ad acquistare casa sulla carta».

«Per quattro anni sono andato a vedere il cantiere ogni santo giorno perché avevo riposto qui un progetto di vita con mia moglie. Ci credevamo veramente tanto, abbiamo messo tutto noi stessi qui dentro. E invece ci troviamo oggi con un pugno di mosche in mano. Anzi, paghiamo pure 1000 euro di penale al mese per rimanere all’interno della mia casa di Milano che avevamo già venduto. Senza contare il mobilio che avevamo ordinato e pagato. Ma al di là dell’aspetto economico è proprio quello sentimentale che ci fa stare più male».

Una ferita ancora aperta per Antonino e Silvia: «Stiamo reagendo, perché alla fine non puoi fare altro, ma chi ci ridarà tutto quello che abbiamo perso? E non parliamo dei soldi, ma dei sacrifici, del tempo, dei pianti che ci siamo fatti, di quel progetto di vita andato momentaneamente in fumo... Nessun risarcimento ci ridarà tutto questo. Però, nonostante tutto, ci crediamo ancora in questa casa. La cosa che ci fa più rabbia, comunque, è che a nessuno interessa nulla di noi, nessuno ha ancora capito quello che ci è successo: siamo completamente abbandonati a noi stessi. C’è indifferenza dappertutto e ancor di più nelle istituzioni. La posizione del Comune, emersa anche nelle udienze in Tribunale di questi mesi, poi è a dir poco assurda. Ci siamo trovati nella posizione di dover giustificare l'acquisto della nostra casa e poi anche la nostra posizione di parte civile. Siamo alla follia più totale. E non siamo più disposti a tollerare questa situazione!».

(Il servizio integrale sul Giornale di Vimercate in edicola da oggi, martedì 25 marzo)

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