Varedo

Villa Bagatti, la Corte dei Conti assolve tutti

Secondo i giudici contabili  i 18 amministratori del mandato Marzorati non hanno causato un danno erariale all'Ente

Villa Bagatti, la Corte dei Conti assolve tutti
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Villa Bagatti, la Corte dei Conti assolve tutti. Secondo i giudici contabili  i 18 amministratori del mandato Marzorati non hanno causato un danno erariale all'Ente

Villa Bagatti, la Corte dei Conti assolve tutti

Nessun amministratore ha causato un danno erariale al Comune di Varedo per l’acquisto di Villa Bagatti (costata circa 6 milioni) da parte della Fondazione La Versiera, di cui l’Ente locale è socio unico. Con la sentenza depositata il 20 ottobre, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Lombardia ha assolto 18 amministratori citati in giudizio. Secondo i giudici contabili l’atto di acquisto della dimora storica è ascrivibile al precedente mandato - con contratto stipulato il 12 maggio e non l’ 1 agosto 2011 - e le scelte dell’Amministrazione di Centrodestra non sono state orientate né "da dolo ma neanche da colpa grave".

Archiviazioni e assoluzioni

Con un decreto del 14 settembre 2021 la Corte dei Conti aveva già disposto l’archiviazione nei confronti di 19 persone: oltre all’Esecutivo di Centrosinistra guidato da Sergio Daniel (mandato 2006-2011), anche dipendenti comunali e componenti del Cda La Versiera 1718. La Procura della Corte dei Conti aveva dunque lasciato aperta la posizione di 18 amministratori, ora tutti assolti: l’ex sindaco Diego Marzorati (in carica dal 2011 al 2016), gli allora assessori Pierino Beni, Fabrizio Figini, Matteo Figini, Andrea De Simone, Ivano Ponti, gli ex consiglieri Stefano Pavesi, Filippo Vergani, Jacopo Beni, Enrico Galli, Paolo Bonafé, Cristina Rita Tau, Francesco Maria Regondi, Armando Chioccini, Giovanni Zani, Angelo Di Caprio, l’ex responsabile del settore finanziario Ivan Roncen, l’ex revisore dei conti Enrico Paglione.

Il Comune come garante

Erano stati chiamati a dedurre e a presentare documenti alla Corte dei Conti in merito alla complessa operazione di acquisto da parte della Fondazione di Villa Bagatti e la sottoscrizione del contratto di apertura del credito tra la Fondazione e Banca Prossima con la partecipazione del Comune come garante. I convenuti hanno dovuto rispondere anche del voto favorevole a due delibere di Giunta e Consiglio comunale, rispettivamente del 2011 e del 2012.

L'elusione del patto di stabilità

L'operazione era finita sotto la lente della Corte dei Conti che nel 2013 aveva rilevato un’elusione del patto di stabilità. La Sezione di controllo aveva poi richiesto all’Amministrazione locale di valutare le conseguenze sul piano civilistico della nullità degli atti mediante i quali si era verificata l’elusione, quindi relativi alla compravendita di Villa Bagatti. Il procedimento, avviato nel 2020 su mandato del Consiglio comunale, è ancora in corso.

La posizione di consiglieri e assessori

Quanto alla specifica condotta dei consiglieri comunali che hanno approvato il rendiconto 2011, il responsabile del servizio finanziario ed il revisore contabile che hanno espresso il parere di regolarità tecnica, il Collegio ritiene che "non sussiste né il danno contestato, né il necessario nesso causale fra la condotta contestata" e il "danno derivante dal mancato rispetto dei limiti di spesa indicati nella normativa asseritamente violata". Con riferimento, invece, al danno contestato agli assessori, il Collegio ritiene che la loro condotta "non appare connotata da colpa grave".

La data dell'atto di compravendita

Di particolare rilievo la considerazione che "nel ripercorrere il dettagliato iter fattuale degli eventi, appare evidente che, contrariamente a quanto sostenuto dalla Procura regionale, il contratto di compravendita è stato stipulato in data 12 maggio 2011, quindi prima dell’insediamento degli odierni convenuti" (quattro giorni dopo, il 16 maggio, ci sono state elezioni e si è insediato il Centrodestra). La banca aveva aperto il credito alla Fondazione La Versiera "sulla scorta, tuttavia, dell’impegno dell’ente comunale di farsi garante dell’intera operazione". Inoltre, continuano i giudici "le delibere sono state adottate allorquando era già ben delineata la linea adottata dall’ente locale". Quindi l’Amministrazione uscente "era ben a conoscenza della proposta di finanziamento e dell’inserimento degli specifici vincoli in capo all’ente locale".

Né dolo né colpa grave

In conclusione, l’operato della nuova Amministrazione avrebbe evitato un danno peggiore: "In tale ampio contesto fattuale, la scelta degli odierni convenuti, sebbene, come è ovvio, abbia contribuito alla definitiva realizzazione dell’illegittimo quadro contestato, non può ritenersi essere stata orientata, soprattutto se valutata singolarmente e non unitariamente a quella degli altri soggetti ben più responsabili e neanche convenuti in giudizio, non solo da dolo, ma neanche da colpa grave atteso che, in quel particolare momento storico, eventuali decisioni differenti avrebbero comunque potuto esporre l’ente a responsabilità ben più gravi sotto il profilo patrimoniale".

Il commento dell'assessore Matteo Figini

Lo dico dal giorno in cui è arrivata la prima delibera della Corte dei Conti nel 2013, è evidente che l’atto di compravendita era già stato formalizzato il 12 maggio 2011, quindi prima del nostro insediamento,  è assurdo che in Italia ci vogliano tutti questi anni per accertarlo ma ho sempre fatto bene a fidarmi della giustizia. I giudici non sono stati teneri con “altri soggetti ritenuti ben più responsabili” di noi. Invito chiunque a leggere l'ultima parte della sentenza.

 

 

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