Seveso

Assaltò la casa del vicino con la ruspa e venne ucciso a fucilate, a ottobre si attende la sentenza

Aveva vissuto per vent’anni in città Gezim Dodoli, il 58enne vittima dell’omicidio avvenuto ad Arezzo nel 2023

Assaltò la casa del vicino con la ruspa e venne ucciso a fucilate, a ottobre si attende la sentenza
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Attesa per il 17 settembre, è stata rinviata all’8 ottobre la sentenza nei confronti di Sandro Mugnai, il 54enne che alla vigilia dell’Epifania 2023, a San Polo di Arezzo, uccise a fucilate il vicino Gezim Dodoli, 58enne albanese che aveva vissuto per vent’anni a Seveso, mentre gli stava demolendo la casa con la ruspa.

Assaltò la casa del vicino con la ruspa e venne ucciso a fucilate, a ottobre si attende la sentenza

La Procura ha chiesto 2 anni e 8 mesi per il 54enne, che ha scelto il rito abbreviato e rischia di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa. Il legale Daniele Sussman Steinberg del Foro di Milano, che difende gli interessi dei due figli di Dodoli, ha invece chiesto la riqualificazione del reato in omicidio volontario. E proprio per questo il processo è stato rimandato all’8 ottobre.

Dodoli, operaio albanese sposato e con due figli, era arrivato in Italia nel 1991, andando dapprima a vivere in Puglia, in provincia di Bari, per poi spostarsi a Nord, a Seveso, nel 1993. Nel 1998 era andato a vivere nella vicina Barlassina, per poi tornare a Seveso nel 2001, dove aveva vissuto fino al 2019, quando si era trasferito a San Polo ad Arezzo. E proprio qui, con il tempo, i rapporti con il vicino hanno incominciato a inasprirsi, fino al tragico epilogo della notte tra il 5 e il 6 gennaio 2023. L’albanese, probabilmente al culmine dell’ennesimo diverbio, era salito sulla ruspa e si era diretto dapprima verso le auto e poi verso la casa di Mugnai, il quale imbracciò il fucile e sparò otto colpi. Cinque di essi finirono sulla ruspa, tre raggiunsero Dodoli, uccidendolo.
Mentre il vicino gli demoliva la casa, Mugnai prese il telefono per chiamare i Carabinieri, per poi passarlo alla moglie. Durante l’angosciante telefonata si sentono gli spari esplosi dal fucile di Mugnai in direzione di Dodoli. Il primo a parlare al telefono è proprio Mugnai, le cui parole - seppur non chiare - lasciano trasparire che stia comunicando l’indirizzo, utile a far arrivare le Forze dell’ordine perché «c’è qualcuno che ci sta buttando giù la casa».

Il telefono passa poi in mano ad una donna, presumibilmente la moglie, che prosegue: «C’è un vicino che mi ha buttato giù tutta la casa. Venite subito, mi raccomando». Il Carabiniere chiede di non riagganciare e nel silenzio delle voci si odono chiaramente degli spari.

Ma secondo l’avvocato Sussman Steinberg ci sarebbero delle incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate da Mugnai: «Ha mentito sul numero di colpi sparati, sulla dinamica balistica e sulla prima fase della sparatoria. Ha infatti detto di aver sentito un frastuono, dovuto alla casa che andava a pezzi, e di aver esploso un colpo di avvertimento. In realtà i primi rumori che si sentono sono quelli di auto danneggiate, contro cui Dodoli si era accanito. A scendere per primo era stato il fratello di Mugnai e dopo che era risalito per avvisarlo di quello che stava succedendo il 54enne aveva aperto l’armadio coi fucili e ne aveva preso uno da caccia grossa. Con il primo sparo aveva colpito la cabina della ruspa mentre era parallela alla casa, ferendo Dodoli al gomito sinistro, poi era risalito in casa e aveva esploso un altro colpo sul lunotto posteriore. Solo successivamente aveva chiamato il 112 e aveva sparato altri colpi, come si sente dal file audio. Poi la ruspa era finita contro la casa, ma solo in un secondo momento e forse perché Dodoli, spaventato, cercava in qualche modo di difendersi».

Tutte queste considerazioni sono state presentate al giudice, che evidentemente ha ritenuto opportuno valutarle e ha pertanto rimandato la data della sentenza.

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