L'incidente nel 2018

Aveva smesso di lottare dopo due anni di coma. Accusato di omicidio stradale chi provocò l’incidente

Coinvolto nello scontro Marco Stucchi, che si spense a maggio dello scorso anno.

Aveva smesso di lottare dopo due anni di coma. Accusato di omicidio stradale chi provocò l’incidente
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Omicidio stradale, con l’attenuante della corresponsabilità. E’ cambiato il capo d’imputazione nei confronti del 28enne residente a La Valletta Brianza, conducente della Ford Fiesta contro cui nel giorno di Ferragosto del 2018 si schiantò Marco Stucchi, 41 anni, agente di commercio residente a Viganò ma nato e cresciuto a Sulbiate e volto conosciuto per essere anche il nipote del vicesindaco Guglielmo Stucchi. Il 41enne si spense esattamente un anno fa, il 1° maggio del 2020, dopo aver lottato con tutte le sue forze dopo due anni di coma.

L'incidente nel 2018

Il sulbiatese, in sella alla sua moto Bmw, aveva urtato violentemente la parte posteriore della vettura e il centauro era stato sbalzato di sella, cadendo pesantemente sull’asfalto. Le condizioni di Stucchi era apparse gravi fin da subito. Era stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Varese con l’elisoccorso.
Era stato quindi sottoposto d’urgenza ad un intervento chirurgico per ridurre un ematoma causato dall’importante trauma cranico riportato nell’incidente. Da quel drammatico incidente non si era purtroppo più ripreso.

Nel maggio del 2020 morì a causa delle gravi lesioni riportate in quell’incidente, che lo hanno costretto a trascorrere quasi due anni in stato vegetativo. Ad aggravare le sue condizioni di salute era inoltre subentrata un’infezione che purtroppo gli è stata fatale e il 1° maggio dello scorso anno si spense nella casa di famiglia, a Sulbiate.
Il 41enne, ricordiamo, era stato uno dei fondatori della sezione sulbiatese di Forza Italia e in passato aveva anche ricoperto l’incarico di presidente del comitato di Frazione di Brentana. Nel 2009 si era candidato alla carica di consigliere comunale per la lista civica «Protetto Territorio» con Dionigi Canobbio candidato sindaco.

Lo schianto, dicevamo, era accaduto lungo la Provinciale La Santa a Bevera di Castello, a poche centinaia di metri dal santuario, e i primi a svolgere i rilievi erano stati i Carabinieri della stazione di Brivio: in un primo momento nei confronti del giovane automobilista si era prefigurata l’ipotesi di reato di lesioni stradali gravissime. L’ex sostituto procuratore Silvia Zannini non ravvisando responsabilità da parte del conducente della Ford Fiesta, aveva chiesto l’archiviazione del caso.

Accusato di omicidio stradale chi provocò l’incidente

Una ricostruzione del tragico incidente che non ha convinto i familiari dell’agente di commercio di Viganò, i quali, difesi dall’avvocato Stefania Brambilla, hanno prodotto una nuova perizia in grado di offrire elementi differenti da quelli emersi in un primo momento: atti che, finiti nelle mani del pm Andrea Figoni, hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del 28enne con l’accusa di omicidio stradale, seppur con l’attenuante della corresponsabilità.
Nel corso dell’udienza preliminare che si è tenuta martedì 25 maggio in tribunale a Lecco l’imputato ha chiesto di avvalersi del rito abbreviato, mentre gli avvocati Stefania Brambilla e Marco Rigamonti si sono costituiti parte civile per conto dei familiari della vittima.

"Vogliamo solo giustizia per Marco"

«Nel nostro fascicolo abbiamo prodotto tre perizie che hanno messo in discussione i primi rilievi effettuati - ha spiegato l’avvocato Brambilla - Di qui appunto la modifica del capo d’imputazione nei confronti dell’automobilista. Il processo è stato aggiornato al prossimo 20 luglio".
"Purtroppo niente e nessuno mi riporterà indietro Marco - ha commentato invece Ambrogio Stucchi, papà del 41enne che abitava a Viganò ma che era originario di Sulbiate - Nel giro di pochi anni ho dovuto far fronte non solo alla sua perdita, ma anche quella di mia moglie Eugenia (avvenuta nel 2012, ndr). Di tutta questa vicenda si stanno occupando i nostri legali e abbiamo fiducia in loro. Vogliamo solo giustizia per Marco, nulla di più...".

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