Bar chiuso per 20 giorni dalla Questura. I titolari: "Faremo ricorso contro il provvedimento"
L’avvocato Carlo Fareri, difensore dei titolari dell’esercizio commerciale: "Faremo una richiesta di accesso agli atti"
L’avvocato Carlo Fareri di Milano, legale di fiducia dei titolari del «Neffa Cafè» di Biassono, annuncia di voler impugnare il provvedimento di chiusura disposto dalla Questura nella mattinata di venerdì 31 marzo.
Bar chiuso per 20 giorni dalla Questura. I titolari: "Faremo ricorso contro il provvedimento"
«Faremo una richiesta di accesso agli atti perché vorremmo capire alcune cose - spiega l’avvocato - Ad esempio come è stato rinvenuto lo stupefacente, che poi era soltanto un quantitativo di gran lunga inferiore anche all’uso personale. Per quanto riguarda la clientela, i titolari non hanno potere di controllare tutti gli avventori, è una cosa che spetta alla forza pubblica».
I titolari "Intendiamo fare chiarezza"
«Intendiamo fare chiarezza su quanto accaduto - spiegano Paolo Pirola e Gabriele Spinelli, titolari del Neffa Cafè - Il provvedimento disposto dalle autorità competenti nei confronti del nostro esercizio è dipeso esclusivamente da motivi di sicurezza pubblica riconducibili, nello specifico, alle denunce e agli esposti presentati dai residenti della zona per gli schiamazzi e per l’affollamento nelle ore serali dell’area antistante all’esercizio commerciale. Per andare incontro alle esigenze del vicinato abbiamo anticipato la chiusura del locale a mezzanotte e pagato un servizio di sicurezza. Si ricollegano, poi, del tutto ambiguamente, le motivazioni del provvedimento di sospensione dell’attività anche al rinvenimento di sostanze stupefacenti all’interno del locale, nonché alla presenza di pregiudicati tra la clientela - precisano i titolari in un comunicato pubblicato sui social dopo l’accaduto - A seguito dell’attività di controllo è stata rinvenuta solo una minima dose di marijuana pari a 0,5 grammi e quindi di gran lunga inferiore a quella di uso personale. Tale dose, peraltro, è stata ritrovata abbandonata all’interno di un contenitore porta rifiuti in bagno che, come da disposizioni normative vigenti, deve essere reso accessibile e disponibile a chiunque ne necessiti l’utilizzo e quindi non soltanto alla clientela. Non è stato infatti accertato che la suddetta sostanza sia stata lasciata lì da un cliente del nostro bar. Tanto più per il fatto che il locale viene quotidianamente frequentato da un numero considerevole di persone le quali non possono certamente essere sottoposte a controllo o perquisizione da parte del personale della sicurezza del locale. Per tanto dichiariamo la nostra più totale estraneità e diretto coinvolgimento».