Sulbiate

"Ciao Ernesto, siamo orgogliosi di essere stati la tua seconda famiglia"

Stamattina, sabato, il paese si è fermato per l'ultimo saluto al 74enne Ernesto Tresoldi, l'escursionista morto mercoledì in circostanze tragiche dopo l'ascesa alla Grignetta

"Ciao Ernesto, siamo orgogliosi di essere stati la tua seconda famiglia"
Pubblicato:
Aggiornato:

Una folla immensa stamattina, sabato 17 febbraio, ha partecipato alle esequie del 76enne Ernesto Tresoldi, celebrate nella chiesa di Sant'Antonino di Sulbiate. Il pensionato è morto mercoledì scorso in circostanze tragiche sulla Grignetta. Per il cofondatore del Cai e primo presidente del sodalizio e volontario della "Don Mario Ciceri" è stata fatale una caduta, un banale incidente mentre stava facendo rientro da un’escursione sulla Grigna meridionale, ribattezzata come Grignetta.

Tresoldi lascia la moglie Nadia, i figli Ilaria e Federico e i parenti tutti.

L'incidente

Un volto di parecchi metri, un urlo di qualche secondo e una morte atroce, sul colpo. L’ex presidente del Cai, fondatore del sodalizio, nel lontano 1989 insieme all’attuale numero uno del sodalizio Fausto Brambilla è inciampato probabilmente nei suoi stessi ramponi ed è precipitato in un canalone per un centinaio di metri. Con lui, qualche metro più avanti, c’era un amico.  Quest'ultimo dicevamo, stava scendendo dalla Grignetta. Si era chinato per togliersi i ramponi perché ormai i due stavano per affrontare l’ultimo tratto del sentiero e arrivare al parcheggio dei Pian dei Resinelli. Ma l'amico,  proprio mentre si stava chinando, ha sentito solo un urlo e quando si è voltato Ernesto non c’era più. Ha subito chiesto aiuto e ha trovato alcuni escursionisti i quali, poco più a monte avevano visto Ernesto precipitare nel vuoto.

I soccorsi

Dalla base di Villa Guardia sono immediatamente decollati i soccorritori dell’eliambulanza di Areu di Como, con a bordo un tecnico di elisoccorso istruttore del Soccorso alpino. I soccorritori, dopo aver individuato dall’alto Ernesto, si sono verricellati a terra. Ma al loro arrivo non hanno potuto che constatare il decesso del pensionato ucciso sul colpo dalla caduta sulle rocce. Ne hanno ricomposto il feretro, lo hanno trasferito a bordo dell’eliambulanza e poi lo hanno trasportato a valle e poi all’obitorio di Lecco.

 

Le esequie molto partecipate

La chiesa ha faticato a contenere parenti, amici del Cai e conoscenti che hanno voluto salutare per l'ultima volta il 76enne. Prima dell'inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal parroco don Stefano Strada,  il presidente del Cai Brambilla ha rivolto un saluto all'amico e cofondatore del Cai.

"Ci uniamo al dolore dei tuoi cari, caro Ernesto - ha sottolineato Brambilla - Noi, amici del Cai di Vimercate e Sulbiate, siamo orgogliosi di essere stati la tua seconda famiglia e di aver vissuto la tua esperienza di uomo amante della montagna. Ci hai accompagnato e guidato nella nostra passione per la montagna già prima di decidere insieme di fondare la nostra associazione del Cai di Sulbiate, di cui sei stato il presidente dal 1990. Per tanti anni abbiamo seguito le tue orme in montagna e nelle attività della sezione, nella quale sono cresciuti tanti giovani che hanno potuto imparare, grazie a te, i valori del rispetto della natura, del camminare insieme e di darsi obiettivi comuni e vette da conquistare. In tutto questo sei sempre stato un maestro straordinario. Infaticabile in tutte le stagioni della tua vita hai affrontato con tenacia le avversità che il passare degli anni ti ha fatto incontrare. Le montagne che hai amato fin da giovane studente a Lecco hanno contributo a formare il tuo carattere e la tua passione per l'alpinismo. Per  tutti noi è un distacco triste e doloroso".

"Piedi per terra e sguardo verso il cielo"

Toccante anche il ricordo del parroco durante l'omelia.

"Ernesto ha sempre tenuto i piedi ben piantati a terra e lo sguardo rivolto al cielo - ha sottolineato il parroco - Noi siamo nelle mani di Dio ci dice il libro di Qoelet. Già, ma come sono queste mani? Possiamo trovare la risposta guardando alla vita di Ernesto. Piedi per terra perchè da anni faceva parte della Don Mario Ciceri, dove il suo sguardo era sulle persone bisognose e le sue mani erano per offrirsi, per offrire tempo, sorrisi, una parola di consolazione verso chi in quel momento si trovava in difficoltà. Ma le mani di Ernesto erano anche quelle che servivano per toccare la roccia, la montagna. E quando si va in salita viene quasi più facile alzare lo sguardo in alto sia per vedere la meta, sia per gustare il panorama che ogni volta ci sbalordisce. E poi penso alle mani di Ernesto che abbraccia la moglie, tiene in braccio i suoi figli".

 

Seguici sui nostri canali
Necrologie