la lettera

Libera Como-Monza: “Sul territorio c’è la presenza del 50% delle locali di ‘ndrangheta in Lombardia”

"Un quadro estremamente preoccupante".

Libera Como-Monza: “Sul territorio c’è la presenza del 50% delle locali di ‘ndrangheta in Lombardia”
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Dopo gli arresti per ‘ndrangheta dello scorso giovedì, i coordinamenti provinciali di Como e Monza-Brianza di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, hanno scritto una lettera per parlare della situazione.

Libera Como-Monza: “Sul territorio c’è la presenza del 50% delle locali di ‘ndrangheta in Lombardia”

“Dopo l’ennesima ondata di arresti operata dalla magistratura nei giorni scorsi, che ha investito in pieno il territorio delle nostre due province di Como e di Monza-Brianza, dove si sono registrati i 3/4 del totale degli arresti, crediamo sia arrivato il momento di rendersi definitivamente conto che una efficace azione di contrasto alla presenza delle mafie nei nostri territori non può limitarsi al solo impegno, pur preziosissimo e meritorio, di magistratura e forze dell’ordine. La lettura degli atti fatta fin’ora ha confermato un quadro estremamente preoccupante di cui eravamo già ben consapevoli.

Nel territorio tra Monza e Como si segnala la presenza di quasi il 50% del totale delle cosi dette “locali di ‘ndrangheta” (le unità criminali territoriali “autorizzate” ad agire, ognuna con una consistenza media che va dalle 40 alle 50 persone) censite in Lombardia: 8 locali su un totale lombardo di 18! Non solo: le locali sono quasi esclusivamente insediate in provincia più che nelle città capoluogo. Sono solo 2, infatti, le città capoluogo che vedono la presenza di una locale strutturata in Lombardia (Milano e Pavia) su 12 città capoluogo (il che ovviamente non vuol dire che nelle nostre due città di Monza e Como la mafia non sia presente e non svolga i suoi affari, basta ricordare che è di qualche anno fa l’inchiesta della procura di Monza che mise sotto processo un ex assessore per voto di scambio con la camorra). Come è emerso già da precedenti provvedimenti della magistratura oltre che dagli studi fatti dal Prof. Dalla chiesa la ‘ndrangheta da sempre privilegia le piccole e medie città di provincia alle grandi città, luoghi dove più facilmente è possibile entrare silenziosamente a contatto con il tessuto produttivo e politico locale, guadagnando credibilità sociale, spesso potendo contare su di una attenzione mediatica e pubblica meno vigili.

Ma due sono gli aspetti che più ci preoccupano dalla lettura dell’ordinanza. Da un lato la conferma che gli esponenti della ‘ndrangheta trovano ampia disponibilità nei settori dell’economia: dalla soluzione delle controversie tra imprenditori, al recupero crediti, dai servizi di sicurezza nelle discoteche e nei locali notturni alla ristorazione. ai bar, alle attività legate all’usura. Per non parlare delle tradizionali attività legate alla droga. Ancora una volta le stesse dinamiche, le stesse situazioni, e in alcuni casi gli stessi luoghi che già sono stati al centro di inchieste e processi nel recente passato: quante volte ancora dovremo assistere a tutto questo? Dall’altro lato la consapevolezza che tutto quello che è emerso da questa indagine si è svolto nei mesi ed anni scorsi, precedenti al contesto del COVID-19 e all’attuale situazione economico-lavorativa che oggi abbiamo davanti. E tanti sono stati i segnali di allarme, provenienti da fonti autorevoli, istituzionali e non, circa i concreti rischi che le difficoltà nella ripresa post-pandemia possano favorire le attività dei gruppi criminali (e già ci sono segnali di questo, nell’aumento certificato dei reati legati, ad esempio, all’usura). Proviamo ad immaginare cosa starà succedendo nei mesi e nelle settimane in corso e succederà nelle prossime, rispetto alla nuova realtà creata dalla pandemia.

Sappiamo bene che negli anni molto è stato fatto nei nostri territori sul tema del contrasto alle mafie: pensiamo all’incessante lavoro di magistratura e forze dell’ordine, alle scuole che hanno inserito percorsi e momenti di formazione sulla legalità in modo stabile, ai comuni che hanno adottato strumenti di trasparenza, di supporto alla denuncia, di consultazione e monitoraggio del territorio, al ricco e variegato mondo dell’associazionismo, dei movimenti e dei comitati dei cittadini a cui appartiene l’esperienza più che venticinquennale di Libera. Ma la sensazione è che ancora tutto questo non basti, che ci si ritrovi sempre al punto di partenza, che ancora sia tanto il lavoro da fare.

Per tutte queste ragioni come Libera Monza-Brianza e Libera Como pensiamo che non ci sia più tempo da perdere, e che sia venuto il momento di un salto di qualità che veda coinvolti tutti: società e istituzioni. Per le istituzioni innanzitutto. È necessario che, una volta per tutte, si metta a punto una strategia complessiva e trasversale di contrasto, a supporto dell’attività della magistratura e delle forze dell’ordine, di strumenti di ascolto e osservazione della nostra società, costruendo sedi stabili di concertazione e coordinamento tra le istituzioni e amministrazioni che a vario titolo e con diverse funzioni operano nel territorio, a cominciare dalla condivisione dei dati e delle informazioni che ognuna di loro possiede nei propri archivi o che raccoglie nella propria attività. Un lavoro che deve vedere la partecipazione attiva anche degli enti rappresentanti del mondo produttivo, professionale e imprenditoriale, chiamati inequivocabilmente a prendere atto di una situazione che li vede coinvolti in prima persona: è venuto il momento di una presa di coscienza “senza se e senza ma” a cui facciano seguito scelte, decisioni e azioni anche forti e determinate, molto più che in passato. Un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata sui nostri territori passa obbligatoriamente da una nuova coscienza del mondo economico, imprenditoriale, professionale, anche a costo di scelte e prese di posizione difficili e impegnative. Un’azione di coscienza corresponsabile, per la messa a punto di una efficace azione di contrasto, nelle rispettive prerogative e competenze delle diverse amministrazioni, enti e realtà, ognuna delle quali, poi, deve essere in grado di trasformare in atti e comportamenti concreti. Ma è importante una riflessione anche per le realtà associative come la nostra, e le tante altre che sono attive e presenti nel nostro territorio, impegnate su questo fronte: è arrivato il momento, forse, di saper fare più sinergia ed essere meno dispersivi ed individuali nella nostre azioni quotidiane di contrasto alla presenza della cultura delle mafie: un’attività che Libera porta avanti da oltre 25 anni credendo che solo una rete, trasversale e partecipata, aperta e disponibile ad ogni azione comune con le realtà presenti nel territorio sarà in grado di incidere su dinamiche e situazioni che, diversamente, saranno sfide troppo grandi per tutti”.

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