Addio

Mezzago si è fermata per l'ultimo saluto a Vicenzina

In tantissimi hanno preso parte ai funerali della donna travolta giovedì da un camion dell'immondizia.

Mezzago si è fermata per l'ultimo saluto a Vicenzina
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Pomeriggio di grande commozione a Mezzago, dove si sono svolti i funerali di Vicenzina Maggioni, la donna travolta e uccisa giovedì 10 novembre 2022 da un camion dell'immondizia in via Italia. In tantissimi hanno voluto partecipare alle esequie, tributando l'ultimo saluto alla 74enne. Tra loro, anche il sindaco Massimiliano Rivabeni.

Chiesa gremita

Tanta gente in piedi, persino qualcuno costretto a seguire la funzione dal sagrato della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Oggi pomeriggio, sabato 13 novembre 2022, l'intera Mezzago si è fermata per tributare l'ultimo saluto a Vicenzina Maggioni, vittima di un tragico incidente giovedì mattina. La donna, lo ricordiamo, è stata travolta e uccisa da un camion dell'immondizia a pochi metri da casa. Una scomparsa che ha colpito nel profondo la comunità mezzaghese: Vicenzina, infatti, era molto conosciuta in tutto il paese. Mezzaghese doc, "Cinzia" (così come tutti la chiamavano) ha ricevuto il toccante saluto del nipote Natalino, che l'ha ricordata al termine della funzione con un messaggio molto emozionante.

Vicenzina Maggioni

"Shakespeare nel Macbeth ha detto che bisogna dare voce al dolore perché il dolore muto attanaglia il cuore e lo fa schiantare. Credo che ci sia un tempo per il dolore e la disperazione, in cui nessuno ha il diritto di metterci il naso, il tempo perfetto per fare silenzio come cantava Fossati. Il tempo di chi comprende che dietro ogni dolore c'è sempre una storia e che la volontà non è una virtù che si può accendere o spegnere con un interruttore, perché le nostre emozioni vincono sempre a mani basse sulla razionalità. In questo tempo però mi permetto una parentesi per parlare di lei, usando ogni tanto il nostro dialetto indigeno. Vicenzina, al secolo Cinzia, per me zia Vice, trova i suoi natali in una famiglia in cima a un'impervia scala che molti di voi hanno percorso: doloranti e strambanti in salita, e doloranti e fasciati in discesa. In mezzo "Agnese la Rusa" (la mamma di Vicenzina), pioniera della fisioterapia moderna e risolutrice con alterne fortune di traumi occorsi. Quando nacque, il padre si recò all'anagrafe e davanti all'impiegato comunale aveva dichiarato "Vicensina", diventato poi Vicenzina. La "n" che mancava fu ritenuta "illegittima" e sancirono quel nome che qualcuno in questi giorni in paese ha pensato essere un errore di stampa. Ebbene, i fratelli Brambilla (le pompe funebre che si sono occupate dell'epigrafe) non c'entrano. Gli esordi della sua vita hanno determinato la futura comicità di zia Vice: un nome da far correggere sempre chi lo scriveva, una mamma anziana sempre vestita di nero, dei fratelli di un'altra generazione e un padre del 1902 che non avrebbe mai capito gli anni '60 e '70. Da grande Cinzia ha lavorato a Milano, dai cinesi in via Paolo Sarpi: nonostante tutte le difficoltà logistiche per lei lavorare a Milano è sempre stato un grande orgoglio. "Lavoro a Milano, mica ad Aicurzio" amava dire. Era stata totalmente catturata dalla moda del tempo, minigonna da paura, calzoni aderenti e l'immancabile sigaretta: tutti scandali per suo papà che l'aveva persino chiusa in casa quando aveva mollato il fidanzato storico. Qui era scattato il genio attoriale di Vicenzina, che come se fosse Gassman aveva spalancato la finestra della casa di via Unione e minacciato di lanciarsi di sotto... Ecco, questa era la zia Vice. Quante risate con lei. Era un mito. Le mie figlie tante volte mi hanno detto: noi nella terza età vogliamo essere come la zia Vice, eleganti, profumate e sfacciate. Grazie zia per la tua storia, per le nostre confidenze serie e grazie per tutto l'aiuto che mi hai dato".

Il ricordo delle amiche

Dopo il nipote, è toccato alle amiche ricordare Vicenzina.

"Ciao bella: iniziavamo così, con il tuo sorriso che non è mai mancato, perché hai sempre saputo quanto fosse importante riuscire a non soffermarsi mai sulle cose che fanno male, e ce l'hai insegnato. Siamo cresciute con te, con te abbiamo pianto, abbiamo discusso, ma abbiamo anche riso tanto. Sapevi come sdrammatizzare e non prenderti troppo sul serio. Bastava un'occhiata per capirci e poche parole per sentirci vicine. Se per molti tu eri l'eleganza in persona, sempre in ogni occasione, nello stile, nei vestiti, nei modi, noi e chi ti ha conosciuto nel profondo sa che la tua vera essenza era l'umanità, che ti ha resa unica e insostituibile. Siamo state legate da un grande bene, che ci ha tenuto sempre insieme, anche nel mezzo dei nostri guai e noi che l'abbiamo ricevuto ringrazieremo sempre la vita per avercelo donato. Sei volata via, ci hai lasciato con un "ci sentiamo in giornata", ma quando si dice che l'amore non ha confini è così, perchè tu sei e rimarrai per sempre la nostra Cinzia".

Prima di chiudere la funzione, don Marco Villa ha voluto portare ai famigliari la vicinanza dell'autista del camion dell'immondizia che giovedì ha travolto Vicenzina.

"L'ho incontrato ieri e mi ha espresso tutta la sua costernazione per quanto accaduto giovedì - ha spiegato il sacerdote - E' vicino a tutti voi con la preghiera".

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