La vicenda a Muggiò

Morì dopo essere inciampato nelle radici, funzionari nei guai

Il 65enne era caduto a causa di alcune radici sporgenti, poi il decesso in ospedale. A processo due dipendenti di Villa Casati

Morì dopo essere inciampato nelle radici, funzionari nei guai
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Inciampò a causa delle radici sporgenti sul marciapiede di un albero in via Casati, a Muggiò, e morì dopo qualche giorno di agonia all’ospedale, per le conseguenze di quella caduta. Vicenda per la quale sono finiti a processo due architetti, all’epoca dei fatti funzionari in servizio al comune muggiorese.

Inciampò nelle radici in via Casati

I due professionisti sono imputati di concorso in omicidio colposo, in una vicenda giudiziaria che si trascina ancora in primo grado, davanti al tribunale di Monza, a 7 anni di distanza dal fatto. Sul caso incombe la prescrizione del reato, ma si potrebbe arrivare comunque a una sentenza nell’arco di qualche mese.

L’incidente che ha visto il decesso del sessantacinquenne Umberto P., infatti, risale al 29 ottobre 2016. L’uomo stava camminando in via Casati, quando, appunto, inciampò in un dislivello del marciapiede causato dalla presenza di una radice di un albero di alto fusto emersa rispetto alla superficie, nel tratto compreso tra il civico 6 e il civico 8.

La caduta gli aveva fatto battere il capo con violenza a terra. Il cittadino muggiorese era stato ricoverato in prognosi riservata con diagnosi di «ematoma celebrale traumatico» nel reparto di neurochirurgia intensiva del San Gerardo di Monza, dove era stato sottoposto a due interventi chirurgici d’urgenza. Operazioni che, però, si erano rivelate inutili.

L'uomo morì poi in ospeadle

Il decesso risale all’11 novembre dello stesso anno, una decina di giorni dopo la caduta. Gli imputati sono coinvolti in qualità di «responsabile dell’Area opere pubbliche, patrimonio e qualità del verde», e del servizio «manutenzioni, servizi di rete e qualità ambientale».

Viene contestato di non aver organizzato «un’attività di constante controllo della condizione degli alberi», nonchè di «manutenzione straordinaria dei marciapiedi della via Casati, sulla quale risultano piantati numerosi alberi di alto fusto ultradecennali le cui radici emergono per naturale crescita», oltre che di non aver provveduto a riparare la «grave sconnessione» della pavimentazione del marciapiede.

Questa irregolarità, sempre secondo il capo di imputazione della pubblica accusa, era stata fatta oggetto di «segnalazioni da parte di privati cittadini».
Una zona che, dunque, non sarebbe stata messa adeguatamente «in sicurezza», e caratterizzata dalla presenza di tigli secolari le cui foglie «cadendo abbondanti, ricoprono e nascondono completamente le buche e i dislivelli presenti». I fatti sembrano avviarsi verso la prescrizione.

Parenti già risarciti

Il processo, negli anni, ha subito molte lungaggini nel suo iter giudiziario, rallentata anche dal periodo dell’emergenza Covid. Anche il giudice davanti al quale si sta celebrando il dibattimento, peraltro, è destinato ad essere trasferito, anche se non è da escludere che si riesca ad ottenere una sentenza, almeno di primo grado.

Al processo non risultano costituiti parte civile i parenti dell’uomo deceduto (moglie e figlio di 71 e 49 anni). Da quanto emerso, infatti, avrebbero già ricevuto un risarcimento per la perdita del loro familiare. Settimana scorsa era prevista un’altra udienza, durante la quale gli avvocati della difesa hanno chiesto di chiamare a testimoniare l'allora assessore alla partita in carica.

La tesi su cui puntano i legali, sostiene che quel tratto di marciapiede di via Casati, non era mai stato segnalato come pericoloso e non rientrava nei progetti di intervento della Giunta. Si torna in aula a Monza il prossimo 25 ottobre.

(bc8)

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