Uccise la madre a calci e pugni, il figlio omicida giudicato incapace di intendere e volere
Chiesta la revoca della misura detentiva in carcere a fronte di un collocamento in una struttura psichiatrica per il 23enne Davide Garzia che uccise la madre Fabiola Colnaghi a calci e pugni
Completamente incapace di intendere e volere al momento del fatto, e con un "elevato rischio di ricaduta clinica e comportamentale".
Le conclusioni della perizia psichiatrica disposta dal tribunale di Monza su Davide Garzia, il 24enne reo confesso dell’omicidio della madre Fabiola Colnaghi, casalinga 58enne ammazzata a calci e pugni nell’appartamento di famiglia ad Aicurzio, nel vimercatese, indirizzano il destino della vicenda giudiziaria del giovane, che va incontro a una pronuncia di "non imputabilità per vizio totale di mente".
Disposta la revoca della misura in carcere
Nei suoi confronti la procura ha disposto la revoca della misura in carcere, quando verrà trovato posto in una Rems: struttura di sicurezza necessaria, secondo quanto stabilito dal professor Marco Lagazzi (lo specialista nominato dal gip monzese Marco Formentin) vista l'alta possibilità di una "ricaduta".
Una aggressione violentissima
A chiedere l’accertamento medico legale, con la formula dell’incidente probatorio, era stato il pm Marco Santini. Il 24enne, lo scorso aprile, aveva dato vita a una violentissima aggressione ai danni della madre, sopraffatta a calci e pugni, dopo la quale aveva infierito sul cadavere. "Ero nervoso e depresso, ci pensavo da tempo", avrebbe raccontato Garzia agli inquirenti nei primi interrogatori. Era stato lui stesso a chiamare da casa i carabinieri di Vimercate, dopo l’omicidio, raccontando ciò che aveva commesso e consegnandosi senza opporre resistenza ai militari.