Parla il marito di Cristina Conforti, travolta e uccisa dall'autista del bus: "Ha distrutto una famiglia ed è libero di uscire di casa"
Le parole di Franco Carpentieri dopo la sentenza di ieri "Non è una pena che le rende giustizia".
“La sentenza mi ha lasciato amareggiato e senza parole. È chiaro che Cristina non ce la riporterà indietro nessuno ma non è una pena che le rende giustizia. Come può valere così poco una vita umana?”.
Parla il marito della donna travolta e uccisa dall'autista del bus
Sono le prime parole pronunciate ieri da Franco Carpentieri, il marito di Cristina Conforti, la 53enne di Cinisello Balsamo investita e uccisa sulle strisce pedonali da un autista del bus Atm intento a messaggiare in una chat a luci rosse.
Il patteggiamento
L’uomo, ieri mattina, ha patteggiato un anno e sei mesi di reclusione e non potrà guidare per due anni. All'udienza era presente anche il marito di Cristina, che si è affidato a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali anche mortali.
"Ha distrutto uan famiglia ed è libero di uscire di casa"
“L’imputato se la cava con poco e niente – ha detto Carpentieri - Anzi, è libero di uscire di casa come se non avesse fatto nulla. Invece ha causato la morte di una persona e ha distrutto una famiglia, la mia. Non siamo per niente soddisfatti di come funziona la giustizia. Ammazzi una persona e hai quasi la certezza di cavartela con poco. Togliere la vita a qualcuno, per me, è una delle cose più gravi che si possa commettere”.
La dinamica dell'incidente
L’incidente, lo ricordiamo, risale all’11 dicembre 2020. Mancavano pochi minuti alle 15.30. Cristina Conforti stava rientrando a casa quando, nell’attraversare la strada in prossimità delle strisce pedonali, è stata travolta e uccisa dal bus del trasporto pubblico Atm in transito sulla linea 727 Cormano-Cusano.
E la perizia
Secondo quanto ricostruito nella minuziosa perizia disposta dal PM della Procura di Monza, dott.ssa Michela Versini, l’autista, prima dell’incidente, ha chattato a lungo – per più di mezz’ora – con una prima persona alla quale ha chiesto delle prestazioni sessuali, scambiandosi anche foto e video girati nel corso di un precedente incontro, per poi passare, nei minuti appena antecedenti l’incidente, a un’altra chat con ulteriore richiesta di prestazioni sessuali a un’altra persona.
Questa seconda chat, come evidenziano le conclusioni del consulente tecnico della Procura, si interrompe alle 15.25, mentre la prima chiamata di soccorso al 118 è stata registrata alle 15.27. Proprio in quei momenti, Cristina Conforti si vede piombare improvvisamente addosso il mezzo pubblico: l’incidente è stato ripreso dalla telecamera frontale dalla metrotranvia della linea 31, che stava sopraggiungendo proprio in quei momenti a poca distanza. Nelle immagini si intravede Cristina Conforti attraversare la strada da sinistra verso destra rispetto alla direzione di marcia del bus Atm, raggiungendo quasi il marciapiede quando improvvisamente è stata travolta, finendo straziata sotto le ruote del mezzo pubblico. All’arrivo dei soccorsi per la 53enne non c’era più nulla da fare.
"L'amarezza per il modo in cui è avvenuto l'incidente"
“L’amarezza che rimane – conclude il marito di Cristina - è dovuta soprattutto al modo in cui è avvenuto l’incidente. Parliamo di un professionista, non di un privato cittadino che si muove da un posto all'altro e che, in un certo senso, ha meno responsabilità. Lui era pagato per spostarsi con il bus ed era quindi soggetto a regole e a un comportamento etico diverso rispetto agli altri automobilisti. Questo non è accaduto. Anzi. Stando a quanto emerso dalla perizia, pare che fosse abitualmente collegato a queste chat durante le ore di lavoro. È come se giocasse alla roulette russa. Questo ci ha lasciato l’amaro in bocca. Fosse stato un incidente causato da un colpo di sonno o da un abbagliamento potevamo forse farcene una ragione. Ma in questo caso: no”.
(nella foto di copertina Cristina Conforti)