Era partito da Lissone

Quasi 900 chilometri in treno per fare del male alla ex e al figlio

Il 28enne è stato fermato, grazie all'intervento dei Carabinieri, alla stazione di Battipaglia in Provincia di Salerno

Quasi 900 chilometri in treno per fare del male alla ex e al figlio
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Si è fatto un viaggio di quasi 900 chilometri da Lissone fino a Battipaglia, in provincia di Salerno,  per raggiungere la ex di 46 anni e il figlio 14enne di lei, dopo aver inviato dei messaggi minacciosi.

Ben 900 chilometri per raggiungere la ex

Sono scattate le manette per un 28enne lissonese, ma di origini ucraine e adottato quando era ancora piccolo, che domenica scorsa è stato fermato dai Carabinieri di Battipaglia in Provincia di Salerno.

Il 28enne, infatti, avrebbe inviato un messaggio particolarmente minaccioso e violento - tanto nei confronti della ex quanto del figlio avuto dalla donna da un precedente matrimonio - e la foto di una pistola.

Il messaggio, però, era arrivato anche agli occhi dell’ex coniuge e della ex suocera che, immediatamente, avevano fatto scattare l’allarme segnalando l’accaduto anche ai militari di Lissone che prontamente avevano fatto partire tutte le indagini.

La ricerca dell’uomo

I Carabinieri di Lissone, tra l’altro, erano già al corrente della delicata situazione familiare (era già in atto un Codice Rosso) tanto che la donna aveva deciso poco tempo fa di trasferirsi da alcuni parenti proprio in un paesino in Provincia di Salerno. Una scelta che, pare, abbia acuito la rabbia del lissonese.

L’uomo, stando a una prima ricostruzione da parte della Forze dell’ordine, aveva alle spalle già alcuni precedenti proprio per maltrattamenti.

Ma è proprio grazie all’intuito dei militari dell’Arma che, fortunatamente, l’uomo non è riuscito nell’intento.

I Carabinieri di via 25 Aprile, infatti, sono riusciti a rintracciare il treno sul quale il lissonese viaggiava e ad allertare la competente Polizia ferroviaria.

L'arresto

Una volta sceso dal treno a Battipaglia - dopo quasi 850 chilometri in viaggio - per lui sono immediatamente scattate le manette.

I Carabinieri del posto, coordinati dal capitano Samuele Bileti (contattato anche dalla nostra redazione), si sono fatti trovare al binario e una volta fermato il 28enne hanno anche rinvenuto la pistola fotografata e allegata al messaggio. Arma che si è poi rivelata per fortuna solamente un giocattolo.

Il pubblico ministero di turno, considerata l’intera vicenda, ha chiesto al gip del Tribunale di Salerno la convalida dell’arresto in carcere.

Ancora una volta la celerità di intervento da parte delle Forze dell’ordine ha evitato che dalle minacce si passasse ai fatti e che l’uomo potesse raggiungere il suo intento, facendo del male alla 46enne o al giovane figlio.

Un fenomeno preoccupante

Solo la scorsa settimana, sempre dalle colonne del Giornale di Monza e nella settimana dedicata alla sensibilizzazione contro le violenze sulle donne, avevamo evidenziato i numeri legati al fenomeno in città.

Allo sportello antiviolenza di via Como, infatti, solo nel 2022 (anno dell’ultimo rilevamento) ben 41 donne si erano presentate per chiedere aiuto e supporto. Di queste 41 in 30 avevano poi effettivamente proseguito in un percorso, accompagnate da personale qualificato e psicologi. Ma il 2024 porterà in città anche una novità.

Il nostro sportello, a partire dal prossimo anno, sarà trasformato in un vero e proprio Centro antiviolenza. Un presidio a supporto di tante, troppe, donne.

Aveva confermato il sindaco Laura Borella.

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