Seregno

Riduzione della pena per il chirurgo estetico

Un anno di reclusione, con la sospensione condizionale, per Maurizio Cananzi, colpevole di omicidio colposo per la morte di Maria Teresa Avallone

Riduzione della pena per il chirurgo estetico
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Condanna confermata, ma con una riduzione della pena che passa da un anno e quattro mesi a un anno di reclusione (con la sospensione condizionale) per Maurizio Cananzi, il chirurgo estetico colpevole di omicidio colposo per la morte di Maria Teresa Avallone.

La sentenza di secondo grado

La sentenza di secondo grado è stata pronunciata nei giorni scorsi dai giudici della quinta sezione penale della Corte d'appello di Milano, presieduta dal magistrato Flavia Nasi. Un anno di reclusione per Maurizio Cananzi, il chirurgo estetico seregnese imputato per omicidio colposo per il decesso di Maria Teresa Avallone. Nel 2019 la 39enne di origini salernitane, trasferitasi a Desio, si era rivolta allo studio medico di Seregno per un intervento di rialzo dei glutei, con inserimento di fili sottocutanei.

Il dramma nello studio del chirurgo estetico

La donna, il 5 marzo 2019, aveva accusato un grave malore per una "reazione avversa" al momento della somministrazione dell’anestesia nell’ambulatorio del medico. Era andata in arresto cardiaco e vi era rimasta per mezz’ora: tre giorni dopo, i medici dell’ospedale San Gerardo dove era stata trasportata in condizioni disperate dopo la chiamata del medico (in quel momento solo in studio) al 118  avevano dichiarato il decesso.

Le motivazioni della prima sentenza

Le motivazioni della sentenza di primo grado, emessa dai giudici monzesi, avevano criticato apertamente il comportamento del chirurgo nella gestione dell'emergenza immediatamente successiva al malore della donna. Nelle motivazioni del provvedimento del giudice Carlo De Marchi  erano stati posti in evidenza vari fattori: "Il mancato uso del defibrillatore, la chiamata dei soccorsi non immediata, l’interruzione del massaggio cardiaco per richiedere l’intervento dell’ambulanza, la mancata ossigenazione della paziente, e l’aver praticato un massaggio cardiaco non adeguato in assenza dell’assistenza di un altro operatore".

 

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