Verano Brianza

Tangenti e corruzione: nuove accuse per Tallarita

Tra i reati ipotizzati si sarebbe aggiunta anche l' istigazione alla corruzione

Tangenti e corruzione: nuove accuse per Tallarita
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Nuovi indagati e ulteriori accuse nell’atto di conclusioni delle indagini formulato dalla Procura di Monza, nei confronti di Francesco Tallarita.

L'avviso di fine indagini

L’imprenditore 50enne di Verano  è finito al centro di un’indagine per corruzione e turbativa d’asta sui lavori di manutenzione per enti pubblici in Brianza. Tallarita ha trascorso cinque mesi agli arresti domiciliari, per poi tornare a piede libero nel mese di ottobre: di recente è stato raggiunto dall’avviso di fine indagini che riguarda in tutto 14 persone e tre società. Alcuni degli indagati, secondo quanto emerso nei mesi scorsi, già pensano a patteggiare la pena, o a chiedere altri riti alternativi al processo.

Si aggiunge il reato di istigazione alla corruzione

avvenuta al comune di Monza dove, nel dicembre 2019, Tallarita avrebbe offerto a un pubblico ufficiale responsabile della gestione del verde pubblico, «la somma non dovuta di mille euro, occultata all’interno di una confezione regalo contenente bottiglie di vino», non accettata dal funzionario e «prontamente restituita».
Nel mese di maggio erano stati 5 in tutto gli indagati raggiunti da misura restrittiva con accuse di corruzione, turbativa d’asta, e falso (tutti agli arresti domiciliari).
Oltre al veranese Tallarita, anche Francesco Bonasera, residente a Bovisio Masciago, in servizio all'ufficio tecnico di Desio; Angela Galbiati, cittadina biassonese, funzionaria dell'ufficio Lavori pubblici del comune di Pessano con Bornago, il caratese Giovanni Mancini, capo del Settore gestione territorio presso l'Amministrazione di Biassono, e Stefano Buccino, architetto milanese, dipendente presso la Provincia di Monza e Brianza. Al termine delle indagini, si contano in tutto 14 persone coinvolte.

L'indagine per corruzione e turbativa d’asta

Uno «spaccato criminale allarmante e inquietante» secondo gli inquirenti, quello emerso dall’inchiesta su Tallarita, incensurato, il quale, secondo il pm Carlo Cinque e gli investigatori della Guardia Finanza, avrebbe creato una rete di contatti grazie alla quale riusciva ad accaparrarsi molti appalti di piccola o media rilevanza (totale stimato due milioni e mezzo di euro, per un profitto illecito di circa 260mila euro: l’equivalente della somma che gli era stata sequestrata in primavera) attraverso tre società a lui riferibili, utilizzate a turno per aggirare il principio di rotazione di affidamenti. Tecnici e funzionari «stabilmente asserviti» agli interessi del privato. Fatti contestati avvenuti nei comuni di Biassono, Desio, o presso gli uffici della Provincia di Monza, di Brianzacque.
L’indagine nasce alla fine del 2019, a seguito della denuncia di sindaca e vicesindaca di Macherio, dopo un presunto tentativo di corruzione da parte di Tallarita a un pubblico ufficiale di quel comune, che aveva restituito la busta con 2000 euro inserita in una confezione regalo con due bottiglie di vino. Un altro tentativo di corruzione sarebbe andato a vuoto nel comune di Lentate sul Seveso, e uno ulteriore a Monza.

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