Monza

Tra le lacrime hanno raccontato la violenza

L’indagato, oggi 27enne, avrebbe portato le ragazzine nella mansarda della nonna a San Fruttuoso per approfittarsi di loro. Davanti al gip le due giovani, ai tempi minorenni, hanno ripercorso l’aggressione sessuale subita.

Tra le lacrime hanno raccontato la violenza
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Protette dal paravento, per evitare lo sguardo di quel ragazzo che anni fa, secondo le accuse della Procura, avrebbe abusato di loro in una mansarda tra San Fruttuoso e la Taccona, quando erano minorenni.

Tra le lacrime hanno raccontato la violenza

Si è tenuto giovedì scorso davanti al gip Gianluca Tenchio l’incidente probatorio che ha messo davanti l’indagato, oggi 27enne, e le due giovani che lo hanno denunciato per due episodi risalenti al 2015 e al 2016, quando avevano 16 anni. Le due ragazze hanno dovuto ripercorrere i fatti. La prima, quella del caso del 2015, sarebbe stata precisa nel riportare i fatti contenuti nella querela.

Il suo caso era stato archiviato, per essere successivamente riaperto dopo che la seconda ragazza ha presentato denuncia nel 2021, a sei anni di distanza, convinta da alcune amiche con la quale si era confidata. Quest’ultima, secondo quanto appreso, avrebbe avuto molta più difficoltà a rispondere alle domande, in preda a una forte agitazione che l’ha portata a dare risposte più vaghe. La giovane sarebbe stabilmente in cura da uno psicologo.

L’indagato, che oggi vive fuori Monza, era stato raggiunto dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento alle parti offese, e di dimora nel comune di residenza. Secondo quanto appreso dagli inquirenti, però, avrebbe cercato di contattare indirettamente le parti offese, e per questo il gip ha aggravato la misura con la custodia in carcere almeno fino al giorno dell’incidente probatorio.

L'esito dell'udienza

All’esito dell’udienza di settimana scorsa, il pm Sara Mantovani ha reiterato la richiesta di custodia in carcere, ma il giudice ha ripristinato la misura più lieve iniziale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’indagato, che ha un precedente per maltrattamenti in famiglia, avrebbe attirato le due ragazze nella mansarda di casa della nonna, con la scusa di volersi confrontare con loro sulla crisi che stava attraversando con la sua fidanzata dell’epoca («Incontriamoci per parlare»). Una volta appartati, però, aveva provato un approccio sessuale che, secondo le accuse, si era poi spinto oltre i limiti. Nel primo caso (quello archiviato e riaperto), la ragazzina era riuscita a scrollarselo di dosso e a raggiungere la porta di ingresso in lacrime, chiedendo di uscire. Richiesta alla quale l’indagato aveva acconsentito, anche se si sarebbe raccomandato di «non riferire a nessuno quanto accaduto quel giorno». Nel secondo caso, invece – quello del 2016 - l’abuso sarebbe andato fino in fondo, come raccontato alle amiche («Ci ha detto di avergli detto di lasciarla stare e che non voleva, ma lui è andato avanti. Dopo l’ha riaccompagnata alla stazione, e da quel giorno ha detto di non averlo più visto o sentito»).

Dopo quel fatto, secondo quanto riferito dalle amiche della ragazza allora sedicenne, quest’ultima non è stata più la stessa. Crisi di panico, lacrime improvvise, come quelle che l’hanno colta durante la presentazione della denuncia («Ci ha raccontato che spesso scoppiava in un pianto a dirotto sentendosi immediatamente a disagio (…) soffre molto emotivamente la vicenda»).

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