Dal presidio

Fuori dai cancelli della Gianetti: "Hanno distrutto un'azienda storica"

Lavori in presidio, sciopero nello stabilimento di Carpendolo a Brescia e istituzioni in campo per cercare spazi di trattativa. A mezzogiorno atteso il segretario nazionale FIOM Francesca Re David.

Fuori dai cancelli della Gianetti: "Hanno distrutto un'azienda storica"
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Continua la protesta dei lavoratori della Gianetti Fad Wheel di Ceriano Laghetto, riuniti in presidio fuori dall'azienda la cui proprietà sabato ha comunicato via mail la chiusura dell'azienda.

Fuori dai cancelli della Gianetti: "C'è chi avrà problemi a dar da mangiare ai figli"

Come riportano i nostri colleghi di PrimaSaronno.it, l'incredulità delle prime ore, sorta leggendo la mail inviata dai vertici della proprietà, ha lasciato presto il passo alla rabbia. E a Ceriano la protesta dei dipendenti della Gianetti Fad Wheel non si placa. Sono 152 in totale i lavoratori che da un giorno all'altro hanno scoperto di non avere più un lavoro, messi prima in ferie forzate e poi con permessi pagati fino alla chiusura definitiva dello stabilimento. E c'è chi, qui, ci ha speso una vita come Giovanni Pignataro, responsabile caporeparto attrezzeria:

"Lavoro qui da 31 anni, ne ho 61. In queste circostanze ci sono persone che avranno problemi a dar da mangiare ai figli. Ci ho messo il sangue in questa azienda, ho una buona posizione ma adesso siamo tutti sulla stessa barca, in balìa di una proprietà che ha distrutto un'azienda storica. Le promesse sono state tutte disattese. Lavoriamo solo per tre-quattro clienti e nonostante tutta la gestione con 50-60 unità in meno abbiamo fatto numeri importanti. Qui fino a un anno e mezzo fa avevamo anche degli interinali, fino a settembre i numeri raccontavano una verità diversa. Poi da allora non abbiamo saputo più niente".

Si cerca una trattativa

In questi giorni sindacati e politica si sono subito mossi per cercare di aprire un tavolo di trattative con la proprietà. I tentativi del sindaco di Ceriano Laghetto Roberto Crippa e del consigliere regionale Andrea Monti sono però andati a vuoto, traducendosi in una porta chiusa da parte del fondo tedesco che ha in mano le chiavi dell'azienda. Domani, mercoledì, ci sarà un incontro in Prefettura e intanto è sceso in campo anche l'assessore regionale allo Sviluppo Economico Guido Guidesi che insieme alla collega delegata al Lavoro Melania Rizzoli ha fatto sapere di aver chiesto un incontro "in tempi brevissimi", ritenendo "incomprensibile la decisione della proprietà, anche considerata la modalità con cui l'azienda ha comunicato la decisione ai lavoratori, tramite una mail, una procedura che rischia di non essere rispettosa della dignità dei lavoratori e di creare allarme sociale".

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"Riacquisteremo il posto di lavoro che altri ci stanno togliendo"

A cercare di incanalare e guidare la protesta le sigle sindacali e i delegati come il sindacalista FIOM Pietro Occhiuto, anche lui stamattina fuori dai cancelli fra i dipendenti:

"E' una vicenda complessa, mai si era vista una cosa così, senza alcun preavviso. L’azienda è nelle condizioni di poter produrre". L'invito è alla calma, a non fare passi avventati che possano compromettere i già risicati spazi di trattativa. "Non dobbiamo rischiare di passare noi per carnefici - ha spiegato Occhiuto - Le uniche vittime sono i lavoratori che tra 75 giorni rischiano di essere senza lavoro. Serve sangue freddo perché l'obiettivo è che il sito produttivo continui a produrre e dobbiamo difendere il lavoro in maniera lecita, nel rispetto delle regole. Abbiamo ragione da vendere e pretendiamo che le nostre ragioni prevalgano". Servono "pazienza e intelligenza", ha rimarcato.

A fargli eco il segretario regionale UILM Vittorio Sarti:

"Dobbiamo mantenere la calma, dobbiamo far passare il messaggio che siamo in presidio e che vogliamo tornare a lavorare. I prossimi incontri saranno decisivi".

Intanto, ha fatto sapere Sarti, quanto sta succedendo alla Gianetti sta facendo preoccupare anche altri. "Questa vicenda ha alzato l'attenzione anche di altre aziende governate da questo fondo di investimenti che oggi hanno chiesto un incontro". Il timore è che l'azienda di Ceriano sia solo l'apripista di una serie di chiusure e ridimensionamenti.

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