Economia

I sindacati "Alla OEB difficoltà per 40 lavoratori in cassa integrazione"

Cgil, Cisl e Uil tornano a parlare della situazione vissuta dai lavoratori nell'azienda di Lissone.

I sindacati "Alla OEB difficoltà per 40 lavoratori in cassa integrazione"
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Dopo le preoccupazioni espresse in una prima nota diffusa alla stampa la scorsa settimana, i sindacati di FIOM CGIL Brianza, FIM CISL Monza Brianza Lecco e UILM e UIL Milano Monza e Brianza tornano a parlare della situazione vissuta dai lavoratori in cassa integrazione della OEB di Lissone.

I sindacati "Alla OEB difficoltà per 40 lavoratori in cassa integrazione"

"La situazione alla Brugola OEB di Lissone - spiegano i sindacati in un comunicato congiunto diffuso oggi, martedì 2 febbraio - ancora oggi registra purtroppo lo stato di difficolta in cui si trovano circa 40 lavoratori in CIGO a causa della pandemia di COVID e, come dichiara anche l’azienda sulla stampa rispondendo alla denuncia delle OO.SS, per la situazione di mercato del settore Automotive nel quale opera la Brugola".

"Quello che però fa specie e non dice la Direzione è che l’utilizzo della Cassa Integrazione, che non è un problema utilizzare la dove necessario, riguarda sempre e solo i soliti lavoratori che non sono mai stati fatti rientrare al proprio posto di lavoro e che quindi, nonostante c’è la possibilità, non viene effettuata con la rotazione” spiega Stefano Bucchioni della FIOM – CGIL Monza e Brianza.

“Continuiamo a denunciare tale situazione senza però che l’azienda riveda la propria posizione e ristabilisca un minimo di equità nell’utilizzo dello strumento" prosegue Stefano Muzio della UILM – UIl.

La questione licenziamenti

"Inoltre - proseguono i sindacati - a seguito di convocazione a colloqui individuali con il direttore aziendale a fine 2020 dei lavoratori sospesi dal lavoro, a inizio 2021 nonostante le normative nazionali emanate dal Governo per la gestione della fase emergenziale dovuta alla pandemia di COVID prevedono il divieto di licenziamento, la Brugola ha comunque proceduto a interrompere il rapporto di lavoro con qualche lavoratore che già era in cassa integrazione", continuano a denunciare FIOM, FIM e UILM.

“Tali cessazioni di rapporto sono state fatte non solo in pieno divieto di licenziamento ma anche senza rispettare le normative previste per i licenziamenti collettivi che deve essere effettuata, come previsto dalla L.223/91, se si effettuano più di cinque licenziamenti nell’arco di centoventi giorni” spiega Eliana Dell’Acqua della FIM – CISL.

“La procedura citata prevede il conseguente coinvolgimento delle OO.SS. in rappresentanza dei lavoratori per trovare soluzioni ed accordi, anche alternative al licenziamento, che però ripeto ad oggi e fino al 31 marzo, salvo nuove proroghe nazionali, sono bloccati” precisa Stefano Bucchioni e subito aggiunge Eliana Dell’Acqua: “nell’eventuale necessità, comunque di dover ridurre la struttura le norme ad oggi consentono sempre attraverso accordi collettivi con le organizzazioni dei lavoratori di consentire eventuali uscite che devono essere volontarie”.

“I lavoratori che hanno accettato di uscire, anche perché in difficoltà economica dopo un lungo periodo di Cassa Integrazione e a seguito di proposta economica per non impugnare il licenziamento messo sul piatto dall’azienda, non sono usciti come cercano di fare passare attraverso accordi collettivi con le OO.SS. territoriali presenti in azienda – chiarisce Stefano Bucchioni – ma attraverso il meccanismo in cui il lavoratore accetta, digerisce, di essere licenziato in cambio di un importo economico che garantisce l’azienda rispetto alla non impugnazione del licenziamento e quindi si firma tra le parti una conciliazione. Queste conciliazioni non sono accordi con le OO.SS, differentemente da ciò che sostiene l’azienda”

“Le conciliazioni sottoscritte, inoltre, non sono state fatte con FIOM, FIM e UILM di Monza e Brianza e che hanno iscritti tra i lavoratori e seguono gli stabilimenti brianzoli di BRUGOLA, non si può quindi sostenere che vi sia accordo sindacale su questa operazione” tengono a rimarcare con forza i tre rappresentanti delle OO.SS. FIOM – FIM – UILM.     

Da inizio pandemia nessuna assemblea

FIOM CGIL Brianza, FIM CISL Monza Brianza Lecco e UILM – UIL Milano Monza e Brianza precisano inoltre che "da inizio pandemia ad oggi in Brugola non è stato, forse strumentalmente per screditare le organizzazioni sindacali e i propri rappresentanti territoriali ed aziendali, possibile svolgere assemblee con i lavoratori".

"Anche le RSU vengono costantemente ignorate e scavalcate sulle scelte aziendali quotidiane riguardanti la gestione delle attività, gli orari e tutto ciò che è il rapporto di lavoro e che andrebbe discusso con i rappresentanti eletti dai lavoratori - prosegue la nota.

“Non è possibile giustificare che le assemblee non vengono svolte usando come giustificazione quello che avviene in altre aziende. Alla domanda che viene posta riguardo allo svolgimento di assemblee sindacali in altri luoghi di lavoro si potrebbe rispondere portando diversi esempi in cui avviene” viene detto da Eliana Dell’Acqua al quale segue Stefano Bucchioni “Quello che chiediamo e che avviene in altre aziende è che vengano individuati gli spazi, che ci venga comunicata la capienza di lavoratori che con il dovuto distanziamento e con tute le precauzioni previste dal protocollo aziendale possano entrare nei locali presti, con questo sarà poi nostro compito organizzare le assemblee necessarie per coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici” e Stefano Muzio aggiunge “come OO.SS siamo ovviamente interessati ed attenti a svolgere le assemblee in presenza quando necessario e in sicurezza per non passare da untori, ma non possiamo pensare che nel momento in cui dobbiamo relazionarci con i lavoratori ci venga impedito con la motivazione della mancanza di spazi”.

Infine i tre rappresentanti delle organizzazioni dei metalmeccanici di CGIL, CISL e UIL territoriali tengono nuovamente a ribadire “non è possibile che con arroganza, presunzione e possibilità economica a disposizione, ci sia chi pensa di poter aggirare le normative contrattuali e le leggi. In un paese che vuole essere considerato civile, evoluto e democratico bisogna fare sì che vi sia il controllo sul rispetto delle norme”.

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