Diritti

Il Comune di Monza ha detto No alla rete di coordinamento Lgbt+

Bocciata in Consiglio la mozione presentata da Paolo Piffer (lista civica).

Il Comune di Monza ha detto No alla rete di coordinamento Lgbt+
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Niente adesione alla rete Lgbt che si propone di tutelare i diritti di gay e lesbiche da possibili discriminazioni: il Consiglio comunale, nonostante le insistenze degli esponenti di opposizione, ha detto no.

Il Comune di Monza ha detto No alla rete di coordinamento Lgbt+

Il Comune di Monza non si iscriverà quindi alla rete «Ready» come invece aveva proposto di fare il consigliere Paolo Piffer (lista civica). La mozione, presentata nel corso dell’ultima assise svoltasi online, è stata respinta con 20 voti contrari, un astenuto e solo 10 a favore.

Il nocciolo della questione è semplice: si fa un gran parlare ultimamente (fin dai tempi della polemica sul ddl Zan) dei diritti violati delle categorie più deboli o discriminate. Gay, lesbiche, omosessuali, handicappati, soggetti svantaggiati: tutto quanto fa discutere qualora si verifichino aggressioni o anche solo provocazioni e ironie fuori luogo. Fatto sta che questa rete sovracomunale si propone di coordinare le Amministrazioni che ne fanno parte e di organizzare eventi pubblici (feste) piuttosto che dibattiti per educare al rispetto e alla tolleranza.

Così Piffer: «Si tratta di un passo avanti verso il progresso civile e sociale. In Lombardia, solo per fare un paio di esempi, hanno già aderito a questa rete importanti città come Cremona, Brescia, Bergamo e proprio qui vicino a noi Cinisello Balsamo. Lo scopo è impedire discriminazioni e promuovere la tolleranza sia di genere sia religiosa o per qualunque alto tipo di diversità».

D'accordo Pontani e Riva

Subito si sono detti d’accordo intervenendo in prima persona i consiglieri Francesca Pontani (Italia Viva) ed Egidio Riva (Pd). Così il seguace di Letta: «Su questo argomento si fa molta confusione, molta propaganda e a volte si nega l’evidenza. Nella nostra società vige ancora la logica patriarcale, è quasi ovvio che ci siano discriminazioni. Quando a un bambino si dice di non piangere come una femminuccia, lì sì che facciamo un’operazione scorretta e di genere. E’ del tutto evidente che chi ha un orientamento sessuale diverso viene discriminato. Se il Comune di Monza non aderisce a questa rete perde un’occasione».

Il commento di Monguzzi

Sulla barricata opposta Marco Monguzzi, esponente della lista civica Monza per Maffé: «Il valore dei diritti umani è fuori discussione. Tutti siamo contro l’intolleranza e tutti vogliamo promuovere l’integrazione. Il mondo cattolico su questo è molto chiaro: l’inclusione e il rispetto sono al primo posto. Io personalmente sono contro ogni forma di omofobia o discriminazione per qualsivoglia motivo sia sessuale che religioso. Detto questo mi permetto di far notare che si tratta di diritti già sanciti dalla nostra Costituzione. Non serve impegnare un’Amministrazione comunale ad aderire alla rete nazionale proposta dalla mozione. Non dobbiamo creare differenze fra orientamenti eterosessuali e di altro genere. Sono altre le cose su cui la politica deve concentrarsi. Ad esempio: il problema delle famiglie a basso reddito, la prima casa come diritto, la crisi demografica, l’immigrazione, la disoccupazione. Concentrarsi su questioni non prioritarie ci distoglie dalle emergenze quotidiane».

E di Marco Negrini e Franco Cirillo

Anche Marco Negrini (lista civica) ha votato contro, pur ammettendo che si tratta di un problema degno di nota: «Il tema è delicato e di assoluto interesse - ha esordito -. Quella di Piffer è una mozione innocua e che non comporta esborsi... Forse andrebbe riempita di contenuti. Ho sempre la brutta sensazione che tutte queste iniziative siano un po’ solo per apparenza. Cominciamo ad usare le parole giuste, insegniamo ai nostri figli il rispetto per le diversità, queste sono cose importanti».

Infine Franco Cirillo (Forza Italia) ha posto l’accento più sull’aspetto giuridico-processuale: «Se parliamo del processo penale e degli eventuali reati di discriminazione, faccio presente che la dizione “futili motivi” rappresenta già un’aggravante nel nostro Codice Penale. Nulla è più futile di aggredire qualcuno per la sua tendenza sessuale. Quindi, giuridicamente, secondo me non ha senso aggiungere altro».

Replica Brianza Oltre l'Arcobaleno

Al vetriolo il commento dell’associazione Brianza Oltre l’Arcobaleno: «Gli interventi della maggioranza sono colmi di idee reazionarie, omofobe e distanti anni luce dalla Carta costituzionale. L’adesione a Ready è stata cestinata, così come ogni istanza nei confronti dei diritti umani nella città di Monza».

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