No ai convegni su Mazzini: polemica in... cattedra
Il consiglio d'istituto dell'Europa Unita ha bocciato la proposta di avere come relatore Francesco Borgonovo (La Verità e il Primato nazionale)
A Lissone stop alle lezioni su Giuseppe Mazzini, patriota risorgimentale, tenute da un giornalista e non da uno storico o studioso del Risorgimento.
Caso Mazzini: scoppia la polemica
«Censura? Ma quale censura. Semplicemente il consiglio d’istituto democraticamente ha scelto di rigettare l’iniziativa che, se fosse stata proposta in maniera più neutra, sarebbe stata certamente accolta».
Così ha replicato Roberto Crippa, dirigente scolastico dell’istituto superiore Europa Unita-Enriques, travolto da una polemica arrivata fin sui banchi della Camera dei deputati a Roma.
Tutto è iniziato lo scorso gennaio quando uno studente del plesso che ospita l’istituto tecnico e il liceo scientifico di viale Martiri della libertà ha proposto di organizzare un incontro sulla figura di Giuseppe Mazzini. Fin qui, tra l’altro, non ci sarebbe stato nulla di strano.
"Perplessità sul relatore"
Il casus belli è da ricondurre al relatore scelto proprio dal rappresentante degli studenti.
Ci è stato detto che il relatore di questo incontro sarebbe stato Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità e anche giornalista del Primato Nazionale (testata giornalistica riconducibile ai movimenti di estrema Destra e di ispirazione sovranista, Ndr) - ha sottolineato il preside - Durante il dibattito in consiglio ho espresso alcune perplessità circa l’opportunità di ospitare un giornalista e non uno storico per affrontare un tema così importante e per parlare di una figura come quella di Giuseppe Mazzini. Ovviamente qualcuno ha sapientemente strumentalizzato le mie parole, parlando di censura. Cosa che invece non c’è stata. Semplicemente se si fosse proposto come relatore uno storico, uno studioso o un rappresentante dell’Associazione mazziniana italiana non ci sarebbe stato alcun problema, così si è voluto strumentalizzare un’iniziativa importante e legata al 150esimo della scomparsa di Mazzini.
La bocciatura da parte del consiglio di istituto ha poi passato la palla ai singoli consigli di classe che, anche in questo caso, hanno ritenuto di non procedere con l’accoglimento della proposta.
Insorge la politica
Praticamente scontata la levata di scudi da parte del mondo politico locale e anche nazionale.
Il preside ha deciso di censurare tre incontri che un gruppo di studenti avevano chiesto sulla figura di Giuseppe Mazzini - ha tuonato l’onorevole Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera dei deputati - Questa decisione è inspiegabile e se si arriva a censurare una figura così importante nella nostra storia significa che la scuola ha preso una pericolosa deriva. La “cancel culture” calata sul protagonista del nostro Risorgimento non è tollerabile.
La deputata ha anche confermato che farà un’interrogazione al ministro Patrizio Bianchi. Non dissimili anche le parole del coordinatore di Fratelli d’Italia Giovanni Camarda: «Quanto accaduto rende evidente la necessità di riportare patriottismo e tricolore anche nelle istituzioni a Lissone. Questo sarà l’obiettivo di Fratelli d’Italia nella nostra città».
Anche Cultura Identità sulle barricate
Sul piede di guerra anche l’associazione Cultura Identità che ha criticato la decisione del consiglio di istituto di bocciare l’iniziativa.
Siamo sbigottiti, non ci saremmo mai aspettati una decisione del genere tanto meno da un istituto che si chiama proprio Europa Unita - spiegano Francesca Giarmoleo e Alessandro Taddei - L’incontro avrebbe dovuto puntare sulla figura storica di Mazzini, sul concetto di patria e di unità nazionale. Non dimentichiamo che a livello storico-politico è stato proprio Giuseppe Mazzini a teorizzare il concetto di Europa. Che poi della sua figura e del suo pensiero se ne siano appropriate frange estremiste di ispirazione fascista è un altro paio di maniche. Non possiamo cancellare figure storiche o eventi solo perché sgraditi a certi partiti, perché l’identità culturale non ha colori.
Insomma, una scelta (presa dal consiglio e non singolarmente dal dirigente d’istituto) che ha fatto discutere.
Non possiamo accettare un simile comportamento, specie nelle scuole, centro educativo per eccellenza - continua Taddei - Questa “cancel culture” fa rabbrividire ed è sintomatico di un Paese che ancora oggi, vittima di un’ininterrotta egemonia culturale che fatica a digerire tutto ciò che non sia allineato a Sinistra nel suo passato.
LEGGI L'EDIZIONE DIGITALE DEL GIORNALE DI MONZA