Tre mesi senza scuola: un salasso per le famiglie
La pausa estiva per gli studenti di elementari, medie e superiori dura in media in Italia 98 giorni (95 quest’anno in Lombardia): la più lunga tra i Paesi europei
Hanno chiuso i battenti l’8 giugno per riaprirli martedì 12 settembre: in quest’estate targata 2023 la pausa estiva nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado della Lombardia è durata in tutto 95 giorni filati, tre mesi in sostanza. Meno per nidi e materne, da fine giugno a martedì 4 settembre.
Tre mesi senza scuola: un salasso per le famiglie
Tanti? Troppi? Secondo il rapporto annuale di «Eurydice», l’organizzazione dell’Unione Europea che si occupa di informazione sullo stato dell’istruzione, l’Italia è il Paese del continente con le vacanze estive consecutive più lunghe (mediamente 98 giorni), insieme a Lettonia, Lituania e Turchia, anche se complessivamente gli studenti dello Stivale trascorrono più giorni all’anno dietro ai banchi rispetto ai compagni europei. Chiudono invece solo dalle 6 alle 8 settimane gli istituti scolastici di Germania, Liechtenstein, Regno Unito e Norvegia dove, c’è da sottolinearlo, l’estate è più fresca. D’altra parte però in Spagna e Portogallo, con temperature paragonabili alle nostre, se non superiori, le vacanze durano comunque meno: due mesi e mezzo.
La gestione, un grande problema
Al di là del giusto riposo per bambini e ragazzi e la volontà di ogni famiglia di trascorrere con loro più tempo possibile, il problema sta nella gestione dei figli da parte di mamme e papà che, a differenza del passato, oggi sono per la gran parte lavoratori e godono quindi di due, al massimo tre settimane di ferie. Talvolta pure sfalsate. Solo una delle quali - lo dicono i dati sui budget della maggioranza dei nuclei che riportiamo nell’articolo in alto - da trascorrere al mare o in montagna.
Conseguenza? In mancanza dei nonni, un «bagno di sangue» per il portafogli tra babysitter e centri estivi. Basti pensare che questi ultimi, mediamente, costano 140 euro a settimana a orario pieno, 95,80 euro per mezza giornata (dati Agi). Più economici gli oratori feriali che però «abbassano la serranda» a metà luglio.
Le possibili soluzioni
Una soluzione è possibile? I dibattito è aperto. Rinfocolato nelle scorse settimane dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che da ultimo ha proposto un prolungamento dell’apertura delle aule per corsi di orientamento, di potenziamento delle materie scientifiche, di lingue straniere, di sport e altro ancora; un’offerta che già alcuni plessi, anche nel nostro territorio, propongono. Di rivoluzione del calendario scolastico, con l’abolizione dei tre mesi estivi di sosta a favore di vacanze più frequenti distribuite durante l’anno, aveva invece parlato Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, lo scorso 23 maggio in occasione di un incontro formativo per dirigenti scolastici a Trieste.
Triuggio il meno caro di tutti: «Il Comune stanzia risorse»
Guardando alla Brianza la proposta estiva più economica è stata quella del Comune di Triuggio. 60 euro a settimana per l’intera giornata per i residenti, 90 euro per i non residenti, con prezzi dimezzati per chi ha scelto di mandare il proprio figlio soltanto la mattina o il pomeriggio.
La miglior offerta della zona, come confermato anche dall’assessore ai Servizi socio assistenziali, Claudia Cattaneo:
«Ce lo hanno detto in tanti che siamo i più convenienti di tutta la zona - spiega - La decisione dell’Amministrazione comunale è stata quella di stabilire la stessa tariffa per tutte le proposte e di lasciare così libera scelta alle famiglie».
Le offerte estive erano quattro: in oratorio a Rancate «Tu per tutti 2023», proposto dalla Comunità pastorale «Sacro Cuore» dal 12 giugno al 28 luglio. «Summer Sport 2023» con la Polisportiva Triuggese presso il centro sportivo comunale dal 12 giugno al 28 luglio. «Una città per noi» della Cooperativa «Il Ponte», che si è svolto presso la scuola primaria «Falcone» di Tregasio dal 12 giugno al 21 luglio. Infine, «Ludolab Summer - Giochi inclusivi per tutti e per ciascun bambino» dell’associazione l’Abilità onlus, presso la Cooperativa Canonica dal 3 al 28 luglio.
«Ogni anno ci arriva un contributo statale, poi il Comune integra stanziando delle risorse - spiega l’assessore Cattaneo - Le quattro attività sono andate molto bene e hanno registrato un’affluenza di circa 300 bambini in media a settimana».
«Non un “parcheggio”, ma un valore educativo»
«Non si deve pensare agli oratori feriali e ai centri estivi solo come a un “parcheggio” per i propri figli, ma scegliergli per la valenza educativa che hanno».
Il parroco della comunità pastorale «Sacro Cuore» di Triuggio, don Damiano Selle, sottolinea la vera importanza delle proposte estive.
«Non nascondo la valenza sociale dell’oratorio e del centro estivo, ma non deve essere la prima e unica percezione delle famiglie - spiega - Questa immagine di “parcheggiare” i figli perché non si sa dove metterli una volta che finisce la scuola mi sta un po’ stretta. Certo, le necessità delle famiglie sono un dato oggettivo, ma dobbiamo pensare anche al fatto che si tratta di una proposta educativa che si traduce nel giocare e pranzare assieme, anche nel litigare. Perché i bambini devono stare con i bambini ed è così che imparano a stare con gli altri, a gestire i momenti liberi e di gioco, a valorizzare le differenze. Per questo la prima valenza delle proposte estive deve essere quella educativa».
L’oratorio estivo che si è svolto a Rancate ha registrato numeri da record:
«Non sempre i grandi numeri rappresentano un successo ma a volte sono anche un ostacolo - spiega don Damiano - Per la prima volta nella mia vita mi è capitato di non conoscere i nomi di tutti i bambini. Purtroppo i grandi numeri te lo impediscono. I bambini hanno comunque potuto trascorrere un periodo diverso al di fuori delle regole che, ad esempio, richiede l’ambiente scolastico» conclude il parroco.
«Modelli diversi, ma nessuno errato»
Nessuna differenza sostanziale tra i giorni di lezione e di vacanza, ma una questione puramente legata alle tradizioni e alla cultura di ciascun Paese.
E’ questa, in estrema sintesi, la posizione di Daniele Zangheri, dirigente scolastico della scuola superiore «Floriani» di Vimercate, a cui abbiamo chiesto un’opinione su una pausa estiva «all’italiana» che nel resto d’Europa non trova praticamente eguali.
«I giorni di scuola effettivi sono coerenti con il panorama internazionale, cambia solamente il modello di riferimento - spiega il preside - In alcuni Paesi, specialmente nel Nord, si preferisce alternare in maniera più omogenea durante l’anno periodi di lezione a periodi di vacanza. Oppure qualcuno sperimenta la “settimana corta”, con un giorno in meno sui banchi per garantire pause brevi, ma più frequenti durante l’anno. In Svizzera, per esempio, ci sono vacanze ogni sette settimane in media. Sono modelli e scelte differenti, non credo ce ne sia uno giusto o uno sbagliato. In più, solitamente dopo un periodo di pausa ci vuole sempre qualche giorno per riprendere il ritmo, ecco perché da noi si tende a “interrompere” il meno possibile il calendario scolastico. Sul tema credo che abbia una certa incidenza anche una componente climatica. In Italia, durante l’Estate torrida, non sarebbe facile portare avanti le lezioni in maniera prolungata come accade altrove; cosa che invece risulta più fattibile nei Paesi in cui la stagione è più clemente da un punto di vista delle temperature».
Per Zangheri l’aspetto che determina maggiormente il «modello Italia» resta comunque la cultura e la tradizione:
«Da noi l’estate è sinonimo di pausa per tutti ed è un aspetto che nel corso del tempo si è radicato nella vita di tutte le famiglie, anche se comunque mi rendo conto che un lasso di tempo così lungo possa rappresentare un costo non indifferente per diversi nuclei che decidono di iscrivere i figli ai Centri estivi o esperienze simili».
Secondo il punto di vista del dirigente vimercatese, una rimodulazione del calendario scolastico tradizionale non sarebbe dunque così semplice.
«Ribadisco che sono modelli differenti e non ce n’è uno corretto o uno sbagliato - conclude il preside - Semplicemente essi poggiano su criteri culturali altrettanto differenti tra un Paese e l’altro. Motivo per cui, all’interno del nostro contesto, vedo difficile dei radicali cambiamenti dello schema scolastico italiano».
«Cambiare l’orario non è la soluzione»
«La lunga pausa scolastica estiva? Non credo che sia rimodulando l’orario scolastico che possa risolversi il problema». A parlare è il dirigente scolastico del Collegio Ballerini di Seregno Roberto Pagani.
Il tema delle lunghe vacanze estive per gli alunni delle scuole (primarie in particolare) e i costi che si riversano sulle famiglie sono argomento d’attualità anche tra i dirigenti scolastici. L’ipotesi però di ridurre i tempi di vacanza e rimodulare il calendario scolastico non piace a Pagani. O meglio, non appare praticabile:
«Ci sono diversi aspetti da considerare. Molte scuole del territorio, come la nostra, non hanno i condizionatori e dunque venire a scuola e fare lezione a giugno o addirittura a luglio trovo che sia un’idea improponibile e non fattibile - sottolinea - Inoltre bisogna considerare anche tanti altri aspetti. Per esempio non va dimenticato come una delle risorse principali dell’Italia sia il turismo. Dopo la scuola tanti bambini partono per le vacanze, spesso con i nonni o proprio con i genitori. Ridurre quindi i tempi della scuola vorrebbe dire anche ridurre il turismo e diminuirlo».
La conferma però che i costi per le famiglie siano alti, c’è:
«So che per tante famiglie i costi, anche per quanto riguarda i centri estivi, possono essere alti. Capisco le difficoltà delle famiglie, ma non credo che rimodulando l’orario del calendario scolastico possa essere la soluzione – sottolinea Pagani – Inoltre, didatticamente parlando, non vedo grossi problemi dovuti a questa pausa estiva. I bambini e i ragazzi sono comunque preparati quando tornano a sedersi sui banchi della scuola. Non credo sia importante quanto tempo vadano a scuola i ragazzi, ma come si approccino agli studi e alla scuola».
E’ possibile quindi attuare altre soluzioni?
«Sono convinto che la scuola non debba esaurire gli spazi dei bambini e dei ragazzi. Sono possibilità e luoghi di socializzazione e di nuove esperienze, anche con persone diverse. Spostare oratori feriali o centri estivi dopo la metà di luglio e in pieno agosto diventa complicato – afferma il dirigente – Una possibilità per venire incontro alle famiglie potrebbe essere quella di creare altri spazi oppure cercare di abbassare i vari costi dei centri, anche se mi rendo conto non è semplice viste le varie spese che devono essere sostenute da chi li organizza».
Due figli? Un conto da 1500 euro che potrà solo aumentare in futuro...
Significativa anche la testimonianza di una mamma (giornalista) lavoratrice...
A pochi giorni dalla ripresa della scuola il conto per i centri estivi dei miei due figli ammonta già a 1500 euro!
Mentre metto mano al portafoglio, un po’ maledicendo, da mamma lavoratrice, quei tre mesi di sospensione che sono impensabili per chi ha un qualsiasi lavoro che non sia connesso con il mondo della scuola, mi viene da pensare che non appena anche il mio secondo figlio frequenterà la primaria il salasso non farà che aumentare.
In quel caso ci saranno da aggiungere altre quattro settimane di camp estivo che farà ammontare a 2mila euro il conto famigliare di queste calde estati senza scuola. Quest’anno ci siamo un po’ «salvati» perché la scuola materna finiva il 30 giugno e riprendeva il 5 settembre (di martedì, non si poteva fare di lunedì per non complicare ancora di più la vita ai genitori? Mah). Comunque, ritenendoci molto fortunati di aver potuto concederci una vacanza di tre settimane ad agosto al mare con i nostri figli, quest’estate il mio primogenito ha comunque trascorso nove settimane al centro estivo. Non abbiamo raggiunto le dieci solo perché a giugno è rientrato in un progetto con fondi europei che prevedeva una settimana di frequenza a scuola anche se solo fino alle 14.30 (sigh) con laboratori e attività di potenziamento. Un’esperienza bellissima, tra l’altro, che lo ha reso molto soddisfatto, peccato non sia stato previsto un periodo più lungo (e non solo per il risparmio sui conti famigliari, ma anche per l’opportunità!).
Chi, come noi, non ha per svariati motivi nonni disponibili ad accollarsi la gestione dei nipoti a tempo pieno per tutta l’estate (che comunque è una cosa esagerata da chiedere a seppure arzilli quasi settantenni), non può fare altro che ricorrere ai centri estivi.
Il metodo più semplice per ridurre i costi al minimo sarebbe scegliere l’oratorio feriale, che però finisce a metà luglio. I centri estivi pubblici sono pressoché assimilabili nei costi a quelli privati, forse si risparmia una ventina di euro a settimana, ma comunque compreso il pasto è difficile trovare qualcosa a meno di 100 euro a settimana a figlio (almeno a Monza città, non so se in questo caso va meglio a chi abita in provincia, ma dubito). Noi abbiamo optato per un validissimo centro estivo che per il quinto anno consecutivo ospita con competenza i miei bambini. Rapporto qualità-prezzo imbattibile. Abbiamo beneficiato di ogni scontistica: prenota prima del 20 maggio, supera otto settimane e manda più di un figlio: alla fine abbiamo pagato poco meno di 120 euro a settimana a figlio dalle 8 alle 17 (tre euro al giorno in più per l’estensione fino alle 18 al bisogno). I miei figli si sono divertiti e ne sono stati entusiasti, il che ha reso meno doloroso il bonifico mensile.
E in tutto questo va ricordato che chi ha un figlio con una disabilità anche di non grave entità fatica il doppio per riuscire a trovare un centro estivo pronto ad accoglierlo senza riserve e spesso non ce la fa. I camp pubblici infatti in caso di bambini certificati chiedono l’educatore di sostegno per la permanenza, ma le ore a disposizione di copertura fornite dal Comune sono sempre inferiori al bisogno reale e spesso il risultato è che viene chiesto a queste mamme di andare a prendere i figli in anticipo rispetto a tutti gli altri bimbi «altrimenti è impossibile gestirli». Per fortuna poi ci sono strutture private che dimostrano grande disponibilità, dando a tutti le stesse opportunità, anche ai bimbi più «difficili».