Besana, il presidente del Consiglio comunale conclude il mandato: "Cinque anni intensi"
La leghista Roberta Carena ripercorre l’ultimo lustro alla guida dell'Aula
«Un saggio in Municipio mi ha detto: quando sia la maggioranza che l’opposizione hanno da ridire, significa che stai lavorando bene». Un consiglio che Roberta Carena, presidente del Consiglio comunale di Besana uscente, ha tenuto bene a mente perché gestire i lavori dell’Aula richiede una dose massiccia di imparzialità. Che spesso porta a scontentare qualcuno. «Non sempre comunque...», ha giustamente aggiunto.
Secondo presidente del Consiglio comunale nella storia di Besana
Secondo presidente del Consiglio comunale nella storia della città, prima donna dopo il dem Fabrizio Villa, Carena è agli sgoccioli del suo mandato. Come è andato?
«Sono stati cinque anni molto impegnativi ma insieme belli e stimolanti. Mi hanno permesso di imparare tantissimo. La figura del presidente del Consiglio comunale è poco conosciuta. Regolamento alla mano, convoca la conferenza dei capigruppo, il Consiglio comunale che poi gestisce. Ma il lavoro è più ampio: c’è il continuo contatto con gli uffici, l’organizzazione delle agende. Ci sono entrata dentro impegnandomi al cento per cento, grazie anche alla disponibilità dei dipendenti comunali e di un professionista del calibro del dottor Vincenzo Del Giacomo (l’ex segretario comunale portato via dal Covid, ndr) che mi ha fatto capire l’importanza del mio ruolo. Non ho invece trovato traccia scritta su quanto svolto nei cinque anni precedenti. Io ho lavorato diversamente, verbalizzando ogni conferenza dei capigruppo. Anche nelle sedute del Consiglio tengo un brogliaccio».
Una «precisetta» insomma...
«Si, ho messo le regole davanti a tutto. Molti consiglieri avrebbero voluto dare seguito alla possibilità di partecipare ai lavori dell’Aula da remoto. Mi sono opposta: durante il Covid vi si era ricorsi per obiettiva necessità ma in tempi “normali” la legge impone appositi regolamento e strumentazioni in grado di garantire la privacy dei consiglieri, così come il loro diritto di intervenire e di ascoltare l’intera seduta. Il progetto è partito, credo vedrà la luce entro un paio d’anni».
Pronta a una nuova candidatura
Leghista dal 1997: quante volte ha dovuto mordersi la lingua?
«Ho tenuto caro il diritto al voto ma non mi sono mai permessa di discutere una delibera. Questo in Aula, fuori, nel privato, ho continuato ad avere le mie opinioni personali. Poi ritengo che la mediazione sia nel mio dna. Ho cercato di lasciare sempre spazio alla discussione, perché il Consiglio comunale è il luogo della discussione. Non mi è piaciuto a volte vedere i consiglieri prendere parola senza che io gliela concedessi, come invece richiede il regolamento: una mancanza di rispetto delle norme e verso il presidente».
In più occasioni ha proposto momenti di riflessione. Uno particolarmente caro?
«Abbiamo dimostrato sensibilità verso diversi temi, dalle vittime del Covid alle guerre. Mi commuove ancora pensare al minuto di silenzio dedicato a Davide (Cereda, l’ex vicesindaco scomparso nel gennaio del 2023). Lo stesso per Vittorio (il compianto ex sindaco Gatti).
Le elezioni si avvicinano: sarà della partita?
«Si mi ricandido, sempre con la Lega. Tutti noi ci mettiamo a disposizione, senza puntare alla poltrona. Se però mi si chiede se mi piacerebbe, in caso di conferma alle urne, ricoprire la carica di presidente del Consiglio per un altro mandato, la mia risposta è si. Vorrei continuare a mettere a frutto quanto ho imparato con tanta fatica».