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Arcore sempre più vecchia, over 65 in costante crescita

Sabato scorso Villa Borromeo di Arcore ha ospitato un seminario per discutere sul futuro delle politiche sociali da mettere in atto a favore delle persone fragili

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Quali politiche mettere in campo di fronte ad una città che invecchia sempre più velocemente rispetto alla media provinciale, regionale e nazionale? E’ stato questo il filo conduttore del seminario organizzato sabato in Villa Borromeo, ad Arcore, dall’Amministrazione comunale di centrodestra.


A fare gli onori di casa c’erano il sindaco Maurizio Bono e la funzionaria comunale Ilaria Mandelli, responsabile dell’ufficio Servizi alla persona. Alla mattinata di lavori hanno preso parte anche le esperte Marzia Caglio, Chiara Respi ed Emanuela Sala dell’Università Bicocca che nei mesi scorsi hanno svolto una ricerca sulla popolazione arcorese.

Tra gli ospiti anche la professoressa Chiara Pettinato della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso che ha parlato del progetto: «Abbiategrasso comunità Amica delle Persone con Demenza».

Lo studio commissionato dall'Amministrazione comunale

"Io e la funzionaria Mandelli abbiamo commissionato questa ricerca sugli anziani arcoresi innanzitutto per conoscere i bisogni di una società che cambia e che invecchia e per decidere quali interventi implementare per soddisfarli - ha sottolineato il primo cittadino - C’è un trend di invecchiamento demografico in città che continuerà a crescere almeno fino al 2050 e due dati che fanno riflettere: l’aumento vertiginoso della popolazione arcorese con più di 65 anni e una criticità sull’invecchiamento attivo, cioè sul benessere psicofisico relazionale dei nostri anziani nella fase di invecchiamento".

La ricerca

Prendendo come modello la ricerca che venne effettuata agli inizi del 2000, Caglio, Respi e Sala hanno condotto un nuovo studio con l’intento di confrontare i dati per meglio capire cosa è accaduto negli ultimi vent’anni.

"I dati che abbiamo analizzato ci dicono che siamo di fronte ad un processo di invecchiamento, in termini statistici, molto più marcato ad Arcore rispetto alla media provinciale, regionale e nazionale - ha sottolineato la docente Sala - Nell’ultimo ventennio l’indice di vecchiaia ha subito un significativo incremento: ad Arcore, nel 2002, c’erano circa 120 persone di età superiore o uguale a 65 anni per ogni 100 giovani. Nel 2021 ce n’erano circa 190. C’è un altro dato che fa riflettere: dal 2002 al 2021, l’indice di dipendenza anziani arcorese è aumentato da 24,2 a 39,1. Quindi, se all’inizio degli anni 2000 per ogni 100 residenti arcoresi in età attiva (15-64 anni) c’erano circa 24 persone con almeno 65 anni, alla fine del ventennio ci sono circa 39 persone anziane (per ogni 100 persone in età attiva). Più saliamo con l’età e più diventano marcati anche le differenze di genere: le donne sono molte di più rispetto agli uomini. Ma ci tengo a sottolineare che una popolazione che invecchia pone una serie di sfide da un lato ma anche di opportunità dall’altro. I processi di invecchiamento offrono tante possibilità".

Cosa decidere?

Dopo aver analizzato le proiezioni su come invecchierà la popolazione nei prossimi anni, Marzia Caglio ha illustrato alcuni suggerimenti riguardanti le politiche che il Comune potrebbe attuare per cercare di venire incontro alle esigenze degli anziani.

"Tra le buone pratiche da seguire consigliamo quella operare in rete con altri comuni al fine di ottenere più facilmente fondi attraverso i bandi, co-progettare interventi insieme alle associazioni ed enti del territorio che sono quelli che si interfacciano quotidianamente con gli anziani - ha aggiunto Caglio - L’anziano deve essere considerato come un individuo inserito in un contesto e non un essere isolato. Noi proponiamo servizi sanitari a domicilio, una attenzione maggiore per le persone sole e che non hanno figli, inserire la figura del tutor, creare maggiori relazioni tra anziani con le altre generazioni, organizzare un registro delle badanti comunali con figure professionali formate e consideriamo prioritarie l’attivazione di proposte riguardanti percorsi finalizzati a contrastare il declino fisico e cognitivo come percorsi di fitness o stimolazione mentale. A livello comunale proponiamo all’Amministrazione comunale di eliminare barriere e riqualificare marciapiedi così da facilitare la mobilità dolce, organizzare ambulatori medici facilmente raggiungibili, pensare alla realizzazione di case di riposo, rafforzare il trasporto per motivi sanitari".

Sempre meno volontari

Durante l’incontro hanno voluto fare sentire la propria voce anche Brunella Bruni, presidente di Auser e Stefano Viganò, numero uno dell’Associazione del Volontariato.

"Senza il prezioso servizio dei volontari, e parlo di tutti coloro che operano nei vari sodalizi arcoresi, il Comune sarebbe costretto ad affrontare un costo sociale enorme - ha sottolineato Bruni - Un dato la dice lunga: nel 2022, come Auser, abbiamo effettuato quasi 9mila ore di volontariato. Se moltiplichiamo questo dato con la media del costo orario di un operatore che è di circa 20 euro l’ora, capiamo facilmente quanti soldi ha risparmiato l’Amministrazione comunale. Noi potremmo fare il doppio di quello che facciamo ma a volte non abbiamo la disponibilità economia anche perché la sensibilizzazione della comunità arcorese non è alta. Non solo: mancano i volontari ma anche i piccoli esercenti, talvolta, si chiudono in se stessi e difficilmente contribuiscono ad aiutare le associazioni. Noi ci siamo ma dobbiamo anche essere aiutati dal Comune perché non è facile dire di no alle persone per mancanza di fondi".

Sempre meno risorse umane ed economiche

"Purtroppo tutto si riduce ad una questione di risorse umane ed economiche - ha aggiunto Viganò - Per esempio anche noi facciamo fatica a trovare educatori per il servizio “Abitare la comunità”, la scuola di autonomia con persone con disabilità. Non bastano le idee se non si trovano le persone per portare avanti i progetti".  A rispondere a Viganò e Bruni ci ha pensato il sindaco.

"L’associazionismo sa benissimo che da parte nostra ci sarà sempre massima attenzione, tant’è che prima di Natale ci siamo ritrovati per fare il punto della situazione e ci siamo resi conto che mancano i volontari - ha concluso Bono - Sarà forse cambiata la cultura o la società ma il dato storico è che non ci sono più giovani disposti ad donare tempo per il prossimo. Anzi molti di essi talvolta agiscono per conto di diverse associazioni. Le forze in campo sono davvero poche. Non è possibile pensare ad una società del futuro con un volontariato così snobbato. Auspico anche un maggior coordinamento tra le varie associazioni al fine di non moltiplicare eventi che poi vengono portati avanti con fatica".

 

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