Il caso

Da cinque anni non possono vivere nella loro casa

L'incredibile situazione che stanno vivendo 12 famiglie di Bernareggio

Da cinque anni non possono vivere nella loro casa
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Da quel maledetto 13 giugno 2016 sono passati ormai cinque anni, eppure per dodici famiglie di Bernareggio il tempo pare essersi fermato. Se non altro perché, ormai da un lustro, sono costrette a vivere lontano da quella che fino al giorno prima potevano chiamare casa.

Un caso assurdo per quella che era la loro casa

Un anniversario veramente amaro e che avrebbero sicuramente voluto evitare di ricordare. Già, perché la loro vita è cambiata di colpo quella maledetta notte, quando una vasta porzione di terreno di fronte alle loro abitazioni cedette all’improvviso aprendosi in una spaventosa voragine. Il rumore della terra che frana, l’allarme, la paura di rimanere inghiottiti e la rapida evacuazione di interi palazzi: scene rimaste indelebile della mente di tutti i bernareggesi. Soprattutto di chi le ha vissute in prima persona. Come Marco Ferrari, uno dei residenti del condominio «Vela» del civico 52, il complesso che più di tutti ha patito le conseguenze del drammatico evento naturale.
«Purtroppo ricordo tutto di quella notte, ma ancor di più ricordo quanto accaduto nel corso di questi cinque anni e cioè nulla - racconta Ferrari - Personalmente ho cambiato sistemazione quattro volte. Anche ora sono in affitto a Verderio e ovviamente oltre a questa spesa continuo a sostenere quella del mutuo per pagare una casa che forse non riavrò mai più: tutto quello che ho investito per la mia vita sembra essersi sgretolato quella notte. Dal 2016 a oggi ho affrontato cinque anni di sacrifici e rinunce, ma oggi mi chiedo a cosa sia servito visto che tutto è rimasto completamente uguale. Nulla è cambiato e la nostra situazione è esattamente la stessa di allora: siamo fuori casa e senza alcuna certezza sul nostro futuro».

Un futuro incerto

Futuro che passerà dall’accordo stragiudiziale in fase di definizione con il Comune. I tecnici e gli avvocati dell’ente stanno infatti portando avanti una delicata fase di mediazione al termine della quale sarà possibile presentare un’offerta economica al condominio a titolo di risarcimento per quanto accaduto. La trattativa sembrava ben indirizzata fino a un mese fa, ma poi qualche intoppo ha rallentato tutto.
«La situazione è tragica e ridicola allo stesso tempo - prosegue il 46enne non senza una punta di risentimento nei confronti delle istituzioni - Ci sono state fatte una marea di promesse che non sono mai state rispettate; della trattativa non abbiamo più saputo nulla e a oggi siamo completamente abbandonati a noi stessi: ci sentiamo veramente presi in giro dalle stesse persone che invece avrebbero dovuto tutelarci. Sembra che la vita di dodici famiglie non conti nulla per nessuno».
La prossima udienza in Tribunale è fissata per il 14 luglio: una data che potrebbe rappresentare un nuovo crocevia per la vicenda.
«Restiamo sempre in attesa di ricevere l’offerta dal Comune, da BrianzAcque o da chiunque sia responsabile dell’accaduto - conclude Ferrari - Solo di danni materiali potremmo parlare di almeno 2 milioni di euro visto che lo stabile è destinato a essere demolito e ricostruito da capo. In più andrebbero sommati tutti i danni morali e le spese che abbiamo sostenuto fino a questo momento, che sicuramente non sono poche. Ma aldilà dell’aspetto economico mi guardo indietro e vedo cinque anni di vita che di fatto ho perso del tutto: ecco, questi chi me li ridarà?».

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