L'idea

Nuovo progetto per il "San Giuseppe" ad Arcore, si lavora per un polo socio sanitario

E’ l’ambizioso progetto al quale sta lavorando il Cda della civica fondazione insieme all’Amministrazione comunale.

Nuovo progetto per il "San Giuseppe" ad Arcore, si lavora per un polo socio sanitario
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Un progetto innovativo e, al tempo stesso, unico nel suo genere, che potrebbe presto diventare realtà proprio in città, all’interno dei locali della civica fondazione «San Giuseppe» al centro delle polemiche politiche per la repentina chiusura, lo scorso anno, della scuola dell’infanzia e dell’asilo nido. Un progetto che rivoluzionerebbe l’assistenza territoriale e che, dopo la riqualificazione di Villa Borromeo, potrebbe presto diventare l’ultimo importante lascito del sindaco Rosalba Colombo alla città.

Un polo socio sanitario nei locali della civica fondazione "San Giuseppe" ad Arcore

Secondo indiscrezioni raccolte nei corridoi del palazzo comunale, già da alcuni mesi i membri del Cda della Civica fondazione, insieme al sindaco Colombo e ai suoi assessori, stanno imbastendo il progetto, che verrebbe finanziato grazie ai fondi del Recovery Plan italiano. Il primo cittadino non ha smentito l’indiscrezione, anche se, per il momento, non ha voluto sbilanciarsi. «Non posso dire nulla, al momento giusto saprete», ha sottolineato Colombo. Un documento che presto verrà anche presentato ad Ats, Provincia di Monza e Regione Lombardia

La casa della comunità

Il progetto, dicevamo, riguarda la costituzione delle Case della Comunità. Si tratta di uno dei capisaldi del Recovery Plan italiano per la mission Salute.
Nel piano redatto dal Governo Draghi si prevede che ne vengano istituite in 5 anni ben 2.564, una ogni 24.500 abitanti per una spesa totale di 4 miliardi di euro (circa 1,6 milioni di euro l’una).
L’idea nasce per potenziare l'integrazione complessiva dei servizi assistenziali socio-sanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie (una o più patologie) e/o cronicità.
Per realizzare tale integrazione, il progetto prevede dunque «la realizzazione di strutture fisicamente identificabili (“Casa della Comunità”), che si qualificano quale punto di riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi sanitari e sociali».

Una struttura «polivalente»

Dunque nelle intenzioni del sindaco e del Cda della civica fondazione ci sarebbe la ferma volontà di candidare lo stabile di via Tomaselli per ospitare una struttura polivalente in grado di erogare in uno stesso spazio fisico l'insieme delle prestazioni socio-sanitarie, favorendo, attraverso la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, l'unitarietà e l'integrazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie.
Quasi inutile sottolineare che le difficoltà che ha dovuto affrontare tutto il settore riguardante la salute hanno dato una forte accelerata a questo processo rivoluzionario. Potenziamento e creazione di strutture e presidi territoriali e rafforzamento dell’assistenza domiciliare. Questi i due capisaldi sui quali si basa il progetto arcorese. Ne locali della civica fondazione, dunque, potrebbero trovare spazio gli ambulatori dei medici di base, lo spostamento in loco dei servizi attualmente erogati nell’ex Asl di via IV Novembre ma non solo. Anche le associazioni potrebbero rientrare in questo progetto.

Più attenzione ai cronici

La «Casa della comunità» diventerà anche lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi erogati, in particolare ai malati cronici. Sarà qui presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie, una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali. E’ finalizzata a diventare il punto di riferimento per la popolazione, anche attraverso una infrastruttura informatica, e tra i servizi inclusi sono previsti pure servizi consultoriali con particolare riferimento alla tutela del bambino, della donna e dei nuclei familiari. Si prevede l’attivazione di 1.288 case della comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove.

La risposta al centrodestra

Una sfida, quella messa in campo dall’Amministrazione comunale, che suona come una risposta che l’Esecutivo ha voluto lanciare nei confronti di Maurizio Bono, esponente di Fratelli d’Italia e probabile candidato sindaco del centrodestra. Domenica scorsa il partito di Giorgia Meloni, ricordiamo, aveva duramente contestato la chiusura dell’asilo con uno striscione che recitava: «Riapriamo gli asili, i bambini non devono pagare per gli errori di chi li governa»

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