Quando a Macherio c'era la Wippermann
L'ultima ricerca dello storico di Triuggio, Angelo Cecchetti, ci riporta agli inizi del Novecento.
L'ultima ricerca dello storico di Triuggio, Angelo Cecchetti, ci riporta agli inizi del Novecento quando a Macherio c'era la Wippermann.
L'Officina Wippermann
In qualità di collezionista e appassionato di storia locale brianzola/ brianzuola/briantea/ brianzesca/brianzolasca … e con particolare attenzione affettiva a Macherio, mi ero imbattuto anni fa in una piantina dell’Igm (Istituto Geografico Militare) del 1914 dove fui subito catturato dalla zona con evidenziata “Officina Wippermann”.
Cartoline del periodo
La caserma militare
Riguardando alcune cartoline di quel periodo: “…volevo venirli a salutare stassera ma, … causa l’acqua non giravano i tram!! il mio indirizzo 3a Comp. 8° Fanteria Macherio - anno 1917; 8° Bufa (Bufa era un vecchio gergo militare che indicava la burba, la spina, il novellino); 2a Compagnia Macherio - anno 1918; 8° fanteria 6a compagnia - Macherio Brianza - anno 1916 …” La cartolina, infatti, riporta la dicitura Caserma Militare, che però non era una vera e propria “caserma”, bensì un distaccamento, non so se il termine sia corretto, avente sede primaria la caserma di Monza dove appunto l’8° reggimento fanteria era operativo e che quindi tale insediamento, si può pensare che fosse in essere a Macherio, per presidiare lo stabilimento di prodotti militari all’interno della ditta Wippermann - Fabbrica Nazionale Accessori per Cicli & Automobili, come riportato in alto a sinistra sulla cartolina. Ad aggiungere ulteriori informazioni ci viene in aiuto un bollettino parrocchiale di Sovico di quel periodo dove sappiamo che: “A Macherio, presso lo stabilimento Wippermann, sono alloggiate circa 600 nuove reclute di 3^ categoria che attendono all’istruzione”; che da una descrizione dell’epoca riporta “abile di III^ categoria: buona salute, figlio unico orfano di un genitore, oppure un riformato fatto abile per necessità e adibito a lavori sedentari” , quindi si trattava di personale non operativo, quindi probabilmente “idoneo” alla guardia allo stabilimento.
Il periodo bellico
Aggiungiamo che i tedeschi/austriachi presenti allora nella fabbrica, visto il periodo bellico, erano ritornati al loro paese d’origine, anche se non tutti ritornarono alla patria natia. Uno di questi fu mandato, per sua scelta, in esilio in Sardegna in quanto marito di una sovicese. Arrivato a questo punto qualche informazione in più l’ho avuta e l’accantonai, solo per il momento, in quanto il mio ricercare mi portava in altre caccie... Dopo diverso tempo il mio peregrinare di ricercatore mi conduce su un sito internet nella Repubblica Ceca, dove trovo in vendita un catalogo del 1913 della Wippermann e dopo vari tentennamenti e un po’ alla “cieca” decido di acquistarlo. Arriva il pacco eh... Sciambola, sunt in goga e magoga… “Katalog - WIPPERMANN JR – KRALUP A.D. MOLDAU (Kralupy nad Vltavou in tedesco Kralup an der Moldau è una città della Repubblica Ceca ) - STAMMWERKE (Impianto principale) HAGEN (Germania) - ZWELGWERK (Succursale MACHERIO". All’interno del catalogo foto e disegni dei prodotti, immagini d’interni della fabbrica, e il disegno della Wippermann-Werke, forse grazie al marketing o alla fantasia che ha preso il sopravvento, ha modificato la struttura e spostando addirittura le montagne sullo sfondo.
Diploma d'onore nel 1911
Non smettendo mai di ricercare … ritrovo: nel 1911 all’Esposizione Internazionale di Torino riceve il Diploma d’onore.
• Un altro aspetto sulle condizioni lavorative le estrapoliamo dal “Sindacato e corporazione: bollettino del lavoro e della previdenza - 1911” da cui si evince: “La ditta Wippermann di Macherio, fabbricante di accessori per biciclette ed automobili occupa 70 operai e cioè 42 adulti a lire 3.50, 12 fanciulli a lira 1, 14 adulte a 1.20 e 2 fanciulle a 0.80, tutti con 10 ore di lavoro; questi operai si erano uniti in lega di resistenza aderente alla lega del lavoro di Milano. A detta dei componenti la lega, la ditta non aveva veduto di buon occhio tale costituzione ed un operaio non iscritto sembra facesse opera denigratrice a carico dei compagni leghisti e godesse il favore della ditta. L’11 aprile tutti gli operai, reclamando il licenziamento del compagno, non iscritto alla lega, abbandonarono il lavoro dopo che la direzione non volle ricevere una loro commissione. Soltanto il 24 aprile il lavoro venne ripreso senza che l’operaio fosse stato licenziato. (Notizie dalla ditta, dai RR.CC. e dalla stampa).” Interessante la descrizione dell’organigramma. Notare la differenza della paga oraria uomo/donna lire 3.50 contro lire 1.20 delle donne. Anche la presenza dei fanciulli non scherza (a 12/13 anni già in fabbrica a lavorare, per poter contribuire al bilancio familiare), anche qui differenza di retribuzione tra fanciullo e fanciulla. Chiusa questa piccola parentesi, possiamo dire che si tratta di una delle prime forme di sciopero d’inizio secolo scorso, anche perché intorno agli anni 1910/11 e seguenti ci furono diversi “fermenti” in Brianza.
Luglio 1915
Il servizio completo è pubblicato anche sul Giornale di Carate in edicola da martedì 23 luglio 2024.