I disagi a Lissone

Treno quasi inaccessibile ai disabili: il marciapiede è troppo basso

Ancora una volta le barriere architettoniche in stazione creano un problema alle persone con ridotta mobilità

Treno quasi inaccessibile ai disabili: il marciapiede è troppo basso
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Salire sul treno in arrivo a Lissone? Un’impresa, soprattutto se si è disabili, mamme con un passeggino o persone con ridotta mobilità.

Treno inaccessibile ai disabili

Barriere architettoniche ovunque. E se già entrare nella piccolissima sala d’attesa diventa problematico a causa delle porte troppo piccole per garantire un accesso agile a persone in sedia a rotelle, la situazione si fa molto più complicata per salire su uno dei tanti convogli della linea S11 (che collega Rho a Como e Chiasso passando per Monza e Lissone) che hanno un dislivello di quasi un metro tra la carrozza e la banchina.

Infatti i treni di «vecchia generazione», purtroppo, hanno l’accesso molto più alto rispetto al marciapiede e trovarsi di fronte tre gradini, per una persona con difficoltà motorie o anche solo per un genitore col passeggino, risulta complicato.

Pendolari in difficoltà

E sono proprio le persone con scarsa mobilità, il più delle volte, ad avere difficoltà a scendere e salire dai convogli.

Perchè le Ferrovie dello Stato non intervengono per alzare il marciapiede come è stato fatto anni fa a Monza o a Seregno? - si è chiesto un pendolare, in attesa del treno - Una persona che fa fatica, per salire a bordo, deve necessariamente fare affidamento sulla gentilezza degli altri passeggeri che gli danno una mano.

Infatti se molti treni «nuovi», come ad esempio i recenti modelli «Caravaggio» acquistati da Regione Lombardia, hanno addirittura una passerella per avvicinare la porta al marciapiede (in uscita comunque più basso rispetto al piano del treno) proprio per agevolare la discesa di chi è più in difficoltà, stessa cosa non si può dire degli affollatissimi convogli che spesso viaggiano sulla linea.

Molti i disagi in stazione

Ma sono molte le difficoltà che i pendolari (e non solo disabili) si trovano di fronte una volta arrivati alla stazione di Lissone.

All’appello, da anni, manca l’allungamento delle pensiline (soprattutto al binario 1, che di prima mattina è preso d’assalto da centinaia di persone) a protezione dei passeggeri nelle giornate di pioggia. Così come era stata ipotizzata anche la posa di un ascensore al binario 2 da utilizzare in alternativa alla difficoltosa rampa pedonale.

Non se la passano meglio nemmeno gli utenti non vedenti. Per loro, infatti, non è presente alcun percorso sensoriale tattile «a pavimento» per permettere di orientarsi agilmente nello scalo.

Ora che la Pro Loco ha lasciato libera la vecchia sala d’attesa dove aveva la sede (per trasferirsi in via Ferrucci), la speranza è che il Comune si faccia portavoce delle richieste dei pendolari e decida di ampliare l’attuale piccolissima sala d’aspetto e collegarla ai vecchi spazi occupati fino a qualche settimana fa proprio dai volontari della Pro Loco.

Il commento del sindaco

La situazione dei disagi - ormai noti ai pendolari - alla stazione ferroviaria è finita anche sulla scrivania del sindaco Laura Borella che, tra l’altro, ha tenuto per sé la delega alle politiche per la disabilità.

E’ indubbio che serve avviare un’interlocuzione con le Ferrovie dello Stato che gestiscono la nostra stazione ferroviaria - ha sottolineato il primo cittadino - Purtroppo la competenza non è del Comune, ma da parte nostra c’è la volontà di aprire una discussione per migliorare la situazione.

Gli ostacoli che ogni giorno devono essere superati da disabili (ma anche da mamme e papà con passeggini e carrozzine) si spera che possano essere sistemati nel più breve tempo possibile.

E’ vero, salire su alcuni treni è complicatissimo a causa del marciapiede troppo basso rispetto al treno - ha continuato Borella - Intavoleremo una discussione e vedremo se c’è disponibilità da parte delle Ferrovie a intervenire anche per la realizzazione di percorsi tattili per le persone non vedenti.

Nel frattempo il sindaco ha confermato il successo del Cude (il Contrassegno unificato europeo per i disabili): «Già in 37 hanno fatto richiesta, sono davvero soddisfatta di questo iniziale risultato, se si considera che oltre a Milano siamo i primi in Lombardia ad averlo attivato».

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