Barlassina, posata la pietra d'inciampo dedicata ad Achille Tagliabue
Presenti tra gli altri il sindaco Piermario Galli e il figlio Bartolomeo
Barlassina, posata la pietra d'inciampo dedicata ad Achille Tagliabue. Presenti tra gli altri il sindaco Piermario Galli e il figlio Bartolomeo.
Una pietra dedicata ad Achille Tagliabue
Per la prima volta Barlassina ha una sua pietra d'inciampo. Oggi pomeriggio, con un piccolo corteo partito dal Municipio, è stata deposta la pietra d'inciampo in memoria di Achille Tagliabue, cittadino barlassinese scomparso in Germania nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La pietra è stata deposta dal sindaco Piermario Galli, da Roberta Miotto del Comitato Pietre d'Inciampo Monza e Brianza e dal figlio di Achille, Bartolomeo, che l'uomo non ha mai conosciuto. Classe 1913, intagliatore, partecipò alla Guerra d'Etiopia e poi alla campagna d'Albania nel 1939. Nel 1943 tornò in licenza per sposarsi con Giuseppina Re nel febbraio 1943. Rimasto a Barlassina per poco più di un mese tornò poi in guerra e il 14 settembre 1943 venne catturato sul fronte croato, a Fiume. Deportato in Germania nel campo di concentramento Mittelbau-Dora, morì proprio qui per malattia e malnutrizione il 4 febbraio 1944.
Galli
E proprio nel novembre 1943 nacque il figlio: "Non ho mai conosciuto mio padre - ha spiegato - Mi hanno raccontato di un uomo sempre sorridente". Grande l'emozione che si è respirata nel corso dell'evento. "Un momento di grande significato e commozione - ha sottolineato il sindaco, che ha sottolineato tre parole fondamentali - Memoria, eredità e riconciliazione. Abbiamo il dovere della memoria, non dobbiamo scordare che la pace scaturita è costata la vita a tanti giovani come Achille. Eredità perché Achille lascia un'eredità che parla di senso del dovere e che ci chiama ad essere costruttori di pace. Riconciliazione perché oggi c'è il rischio di riaprire ferite, ma la riconciliazione ci permette di tenere viva speranza e fiducia".
Grande lavoro di ricerca
Grande lavoro di ricerca è stato fatto nel corso di questi mesi, grazie ad un lavoro certosino di Paola Visconti e con aiuti dagli archivi tedeschi. Commossa Roberta Miotto: "Essere qui è un onore. Tanti sono stati i ragazzi giovani che hanno combattuto per la nostra libertà. Ci piace dire che abbiamo riportato a casa 77 persone con la posa di queste pietre d'inciampo. Ora speriamo per maggio di organizzare un evento con le scuole".