Accade a Lissone

Giovane mamma licenziata: "Decisione inaccettabile"

La vicenda ha coinvolto una lavoratrice, madre di un bambino, che ha perso il suo lavoro agli storici stabilimenti Oeb-Brugola

Giovane mamma licenziata: "Decisione inaccettabile"
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Una giovane mamma licenziata da una delle aziende storiche di Lissone. Del caso si stanno occupando i sindacalisti della Cisl Monza-Brianza.

Licenziata giovane mamma

Il 2 agosto 2021 la storica Oeb-Brugola ha inviato a una dipendente e ad altri 3 lavoratori (il numero massimo di lavoratori che possono essere licenziati senza doversi confrontare con il sindacato) una lettera di licenziamento per preteso giustificato motivo oggettivo.

Questo è accaduto a Cristina C., madre lavoratrice unica affidataria di un minore, ex dipendente dell'impresa di via Solferino a Lissone. La donna al termine del congedo di maternità, non è più stata fatta rientrare in azienda. Da fine maggio 2020, infatti, è stata sospesa in cassa integrazione Covid e senza alcuna motivazione tecnica, organizzativa o produttiva, non ha mai ruotato con i colleghi del reparto.

Ha fatto sapere con una nota Eliana Dell'Acqua della Fim Cisl Monza Brianza che sta seguendo la vicenda della 33enne.

Una vicenda che lascia l'amaro in bocca

La lavoratrice, ovviamente, ora deve rimboccarsi le maniche anche per mantenere il figlio a carico.

Altri lavoratori nella sua condizione accettano la proposta aziendale d’uscita a fronte del riconoscimento di un incentivo. Cristina, non accetta ha bisogno e vuole lavorare. Fino alla maternità, Cristina era considerata dall’azienda un’ottima lavoratrice, tanto da farle la proposta di diventare responsabile del reparto.

Continua la sindacalista che già in passato si era occupata della situazione dei lavoratori delle storiche officine lissonesi.

È stata licenziata dopo 14 mesi di cassa integrazione a zero ore, con la motivazione della chiusura del reparto presso il quale era addetta. Altri lavoratori del suo reparto sono stati ricollocati in altre aree dell’azienda. Solo per Cristina non ci sono posizioni lavorative alternative nonostante lei non abbia limitazioni alle sue capacità lavorative.

Il sindacato per la donna ha chiesto lumi circa il mancato ricollocamento della sua assistita.

"Una decisione inaccettabile"

Una situazione che, certamente, non è semplice da sopportare considerato il particolare periodo di crisi economica che le stesse imprese stanno vivendo a causa dell'emergenza sanitaria.

Come Fim Cisl Monza-Brianza Lecco insieme al nostro ufficio tecnico legale, stiamo assistendo Cristina nell’impugnazione del suo licenziamento, che viene spacciato per licenziamento economico, quando l’unica colpa di Cristina è quella di essere giovane, magari di voler provare ancora ad avere un figlio, visto il non felice esito della maternità incriminata. Come sindacalista, ma prima di tutto come donna e cittadina, non posso che dare tutto il sostegno possibile a Cristina. E’ inaccettabile che nel 2021, in un Paese a crescita zero, una donna che decide di essere madre venga punita, quando andrebbe considerata un valore aggiunto per la società.

Conclude Dell'Acqua, confermando l'intenzione di lavorare per far riavere alla donna il suo posto di lavoro.

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